EGISTO (Αἴγισϑος, Aegisthus)
Nato dall'incestuosa unione di Tieste con la propria figlia Pelopia (almeno secondo la tradizione più diffusa che fa capo a Sofocle, Fr., 227 N), E. venne immediatamente abbandonato dalla madre e raccolto da pastori che lo nutrirono sui monti d'Arcadia con latte di capra (da ciò il nome - αἴξ = capra). In seguito E. venne riconosciuto, e dopo l'uccisione di Atreo (v.) regnò a Micene insieme col padre. Durante l'assenza di Agamennone causata dalla guerra di Troia, E. divenne l'amante di Clitennestra (v.) e s'insediò nella reggia del cugino. Tornato Agamennone, E. in un banchetto l'uccise solo o - secondo alcune versioni - con l'aiuto di Clitennestra. Sette anni più tardi E. venne ucciso dal figlio di Agamennone, Oreste (v.).
L'episodio dell'uccisione di Agamennone non è stato frequentemente rappresentato. Nessuna delle testimonianze figurative pervenuteci si attiene alla versione omerica che vede nel solo E. l'uccisore di Agamennone; infatti sempre è presente Clitennestra che, in posizione predominante, partecipa attivamente all'assassinio del marito vibrando il colpo mortale con armi diverse, mentre per lo più E. appare in una posizione marginale. Il più antico tra i documenti sia letterari che figurativi che presenta questa versione del mito è un pìnax fittile da Gortina, della fine VII-inizio VI sec. a. C. Con schema analogo è svolta la rappresentazione su una lamina bronzea da Olimpia, del secondo venticinquennio del VI secolo. Il ritorno di questo identico schema compositivo è stato visto dal Kunze su un'altra lamina bronzea all'incirca contemporanea da Egina, nonostante l'interpretazione e il disegno presentato dal Furtwängler, che vede al posto di Clitennestra una figura efebica. Sempre aiutato dall'amante, E. uccide Agamennone su una "tazza omerica" proveniente da Tebe, ora a Berlino. Ancor più tardi, su tre urne di provenienza volterrana, E., armato di spada, trattiene il manto sulla testa di Agamennone seduto sul letto del banchetto, mentre a destra Clitennestra alza minacciosa uno sgabello. Su una quarta urna etrusca la composizione appare semplificata e capovolta: Clitennestra sta alla sinistra del marito, mentre manca la figura di Egisto.
Numerose sono invece le raffigurazioni della morte di E. (= Egistofonia). Gli schemi appaiono, già nei monumenti più antichi, diversi, eco di differenti tradizioni già presenti nel VI sec., che si riflettono poi nella posteriore tradizione letteraria. Riguardo, ad esempio, al luogo in cui si compie l'uccisione di E., l'incertezza si nota già in Eschilo (Choeph., 571 ss.); Euripide (Elettra, 774 ss.), che in genere segue sempre le tradizioni più antiche, colloca la morte di E. non già nella reggia, ma in campagna, e molto più tardi il cretese Diktis (ed. Maister, 1872, vi, 3) fa morire E. in un agguato tesogli da Oreste. Analoga incertezza si può notare nelle scene figurative: su un pìthos beota ora a Boston, della fine del VII sec. (se è esatta l'interpretazione proposta dubitativamente dalla Zancani Montuoro) E. appare seduto in trono. Da questa si differenzia la scena che appare sul cratere protoattico a Berlino, all'incirca contemporaneo, dove le figure stanti sono poste su uno sfondo neutro: in accordo con la versione omerica, E. è presentato come vile (Od., iii, 308 lo chiama ἄναλκις, δολόμητις), non già per il colore bianco delle carni, come nota la Zancani Montuoro (si veda in contrapposto la figura di Odisseo sulla grande anfora protoattica recentemente scoperta ad Eleusi), ma per il gesto di accarezzare il mento di Oreste, gesto che tornerà spesso in seguito. E. appare seduto in trono su una lamina bronzea ad Olimpia della prima metà del VI sec., se è esatta l'interpretazione proposta dal Kunze; ma in un monumento all'incirca contemporaneo, cioè su una metopa del thesauròs dell'Heraion alle foci del Sele, E., reso con nota realistica nudo, raggiunto da Oreste, si aggrappa a una colonna della fronte del palazzo (?). Nelle raffigurazioni vascolari dal V sec. in poi, E. appare seduto in trono, mentre Oreste lo colpisce (e per lo più è presente Clitennestra (v.) in difesa dell'amante), oppure E. è rappresentato fuggente, mentre cade sotto i colpi di Oreste: così su uno sköphos a Bologna; su una coppa da Vulci del ceramista Kachrylion, già nella Collezione Basseggio a Roma, ora perduta; su un vaso recentemente ricostruito dal Beazley al Louvre, ancora inedito ma di cui anticipa la notizia la Zancani Montuoro; sull'anfora campana n. 3167 a Berlino, del Pittore di Issione (?); su una hydrìa già della Collezione Jenkiss; e infine su uno sköphos etrusco a Boston (dove E. cade davanti alla porta della reggia). La scena, invece, che appare sulla brocchetta a Liverpool n. 10704 deve essere interpretata come l'uccisione del vecchio Priamo dinanzi all'altare. Su un cratere di produzione etrusca, a figure rosse sovraddipinte, del 460 circa (cratere Casuccini di Chiusi, ora al Museo Archeologico di Siena) E. appare a terra, sotto i colpi di Oreste, assistito da Elettra.
Con diverso schema appare rappresentata l'uccisione di E. su monumenti tardi: su alcune urne etrusche, per lo più di provenienza chiusina, appare contemporaneamente raffigurata e la morte di E. (generalmente a sinistra) e la morte di Clitennestra. Si potrebbe interpretare o come un allontanamento dalla tradizione (e in questo caso sarebbe l'amico Paride che uccide E. - Brunn -) o forse, più probabilmente, come un'azione continuata (data l'identità delle due figure giovanili che impugnano la spada). La stessa duplice scena di morte appare sul sarcofago Circi già a Roma, ora a Leningrado, dove probabilmente si sono fusi i due diversi schemi dell'uccisione di Agamennone e di E.: infatti E. appare in trono, mentre a sinistra è Oreste e alla destra una figura femminile che tiene al di sopra del capo, a braccia tese, un oggetto indefinito (nello schema di Clitennestra con sgabello precedentemente notato su urne volterrane).
Infine l'uccisione di E. appare già compiuta su un sarcofago della Collezione Giustiniani a Roma, e su un sarcofago affine lateranense. E., nudo, caduto sotto i colpi della spada di Oreste, assistito da Clitennestra, alla presenza di Elettra, appare con schema insolito nel ben noto rilievo di Ariccia a Copenaghen, di autenticità dubbia.
Monumenti considerati. - Pìnax da Gortina: D. Levi, in Annuario Atene, xxxiii-xxxiv, n. s. xvii-xviii, 1955-6 (1957), p. 275 e f. 56, p. 260. Bronzo da Olimpia: E. Kunze, Olympische Forschungen, Berlino, ii, 1950, p. 167 ss., t. 18, (iv d). Bronzo da Egina: A. Furtwängler, Aegina, Monaco 1926, p. 392, t. 113, 6 e 114, 10. Tazza omerica: C. Robert, in Jahrbuch, xxxiv, 1919, p. 72 ss., t. vi. Urne etrusche: E. Brunn-H. Körte, I rilievi delle urne etrusche, i, Roma 1870, t. lxxiv (1, 2); lxxv (3); lxxxv (4). Pìthos beota: R. Hampe, Frühgr. Sagenbilder in Böotien, Atene 1936, t. 38. Cratere protoattico: A. Greifenhagen, in Pantheon, 1939, p. 202; C. V. A., Berlin (Antiquarium), i (K. Gebauer), p. 19, t. 18 e 20; I. D. Beazley, Development, t. 3, p. 8, nota 28. Bronzo da Olimpia: E. Kunze, op. cit., p. 168, t. 6 (i, c). Heraion del Sele: P.Zancani Montuoro-U. Zanotti Bianco, Heraion alla foce del Sele, ii, Roma 1954, p. 275 55., t. xlv, lxxvii ss. Sköhos a Bologna: P. Zancani Montuoro, op. cit., p. 283, f. 62. Coppa da Vulci: J. C. Hoppin, Red-fig., Cambridge, i, 1919, p. 175. Vaso del Louvre: P. Zancani Montuoro, op. cit., p. 286. Anfora 3167 a Berlino: Journ. Hell. Studies, 1943, p. 94, n. I. Hydrìa Jenkiss: Burlington Cat., 1903, t. 8. Sköphos a Boston: J. D. Beazley, op. cit., t. 37 (2), p. 166, nota 7. Brocchetta 10704 a Liverpool: Ant. Class., iv, 1935, t. 33, 2; E. Kunze, op. cit., p. 169, nota 2. Cratere Casuccini a Siena: C. Laviosa, in Boll. d'Arte, 1958, p. 293 ss. Urne etrusche: E. Brunn-H. Körte, op. cit., i, t. lxxviii (7); S. Reinach, Rép. Rel., iii, 16 (1). Sarcofago Circi: S. Reinach, op. cit., iii, 493 (1). Sarcofago Giustiniani: S. Reinach, op. cit., iii, 259. Sarcofago lateranense: S. Reinach, op, cit., iii, 279. Rilievo da Ariccia: F. Poulsen, Kat. Ant. Skulpt. Ny Carlsberg Glypt., 1951, p. 47 ss., n. 30.
Bibl.: Escher, in Pauly-Wissowa, I, 1894, c. 972-74, s. v. Aigisthos; P. Zancani Montuoro - U. Zanotti Bianco, Heraion alla foce del Sele, II, Roma 1954.