STERPA, Egidio
– Nacque a Vejano (Viterbo) il 22 settembre 1926.
Si laureò in giurisprudenza. Da giovanissimo si arruolò volontario nelle milizie della Repubblica sociale italiana (RSI), dove ricoprì il ruolo di ufficiale. Dopo la fine della guerra si iscrisse al Movimento sociale italiano. Nel 1948 fu tra i fondatori e redattori della rivista giovanile del movimento La Sfida (che venne pubblicata tra il 1948 e il 1950), insieme a due coetanei e reduci, come lui, della RSI: Enzo Erra e Pino Rauti. La rivista introduceva per la prima volta nell’estrema destra italiana i temi dello spiritualismo tradizionalista, legati soprattutto alla riflessione di Julius Evola.
Nel dicembre del 1950 Rauti ed Erra – che dopo la chiusura della Sfida avevano fondato una nuova rivista, Imperium – vennero arrestati, insieme allo stesso Evola, con l’accusa di fare parte dei nuovi Fasci di azione rivoluzionaria (FAR), organizzazione terroristica di estrema destra autrice di attentati dinamitardi alle sedi di partiti e istituzioni pubbliche. Il 24 maggio, insieme ad altri, venne arrestato anche Sterpa con la stessa accusa. Nel novembre del 1951 si tenne il processo, in cui tutti e quattro vennero assolti.
Nello stesso anno 1951 cominciò la carriera di giornalista professionista con il quotidiano Il Tempo di Roma, diretto da Renato Angiolillo, e nel 1951 era divenuto redattore capo del giornale.
Nelle elezioni politiche del 1953 fu candidato alla Camera dei deputati per il Movimento sociale italiano nella circoscrizione del Lazio, ma non venne eletto. Nel 1958 passò al Giornale d’Italia, dove fu nominato redattore capo, ma nello stesso anno venne assunto al Corriere della sera. Dal 1961 al 1966 fu direttore del Corriere lombardo, edizione locale pomeridiana del quotidiano di via Solferino. Quindi ritornò al Corriere come inviato, rimanendovi fino al 1972, quando lasciò il giornale per dissenso verso la linea della proprietà di Giulia Maria Crespi e del nuovo direttore Piero Ottone, per lui troppo sbilanciata a sinistra, e ritornò al Tempo, in cui aveva esordito, ancora sotto la direzione di Angiolillo (che sarebbe morto l’anno successivo).
Nel 1974, quando anche Indro Montanelli entrò in conflitto con la linea del Corriere e diede le dimissioni per fondare Il Giornale nuovo, Sterpa lo seguì, insieme ad altri redattori, nella nuova impresa. Con il quotidiano di Montanelli continuò a collaborare anche dopo la sua elezione al Parlamento (1979), fino al 2008. Quindi, fino alla morte, scrisse sul quotidiano Libero, sotto la direzione di Vittorio Feltri, di Giancarlo Paragone (ad interim) e di Maurizio Belpietro.
Nei primi anni Settanta, anche sulla spinta dello schieramento politico-culturale venutosi a formare al Giornale, si avvicinò al Partito liberale italiano (PLI), del quale all’epoca era segretario Agostino Bignardi. Il partito era in quella fase propugnatore di una linea neocentrista contraria alle ultime maggioranze di centrosinistra e ancor più contraria alla prospettiva del compromesso storico tra Democrazia cristiana (DC) e Partito comunista italiano (PCI), e Sterpa si ritrovava in questa linea.
La convergenza con i liberali proseguì negli anni delle maggioranze di ‘non sfiducia’ o di ‘solidarietà nazionale’, sotto la segreteria di Valerio Zanone, durante la quale il partito (reduce da un risultato pessimo alle elezioni del 1976, dove aveva conseguito appena l’1,3% dei voti) si astenne nei confronti dei governi Andreotti, ma lavorò per soluzioni politiche alternative, orientandosi verso un sempre maggiore coordinamento tra le forze laico-liberali e il Partito socialista italiano (PSI), del quale era diventato segretario Bettino Craxi. Alla fine di quella fase, in occasione delle elezioni politiche del 1979, il Partito liberale offrì a Sterpa la candidatura alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Milano-Pavia, dove venne eletto ottenendo il maggior numero di preferenze (20.503). Nella carica di deputato del PLI sarebbe stato poi riconfermato nelle elezioni del 1983, del 1987 e del 1992.
Iscrittosi al partito, Sterpa aderì alla corrente di destra Autonomia liberale, che faceva capo all’ex segretario Bignardi, e si trovò in polemica con la linea di Zanone, osteggiando sia l’alleanza con i comunisti sia quella con i socialisti. Tuttavia, alla fine della stagione della solidarietà nazionale, quando si formò la maggioranza di pentapartito le correnti del PLI furono sostanzialmente unite nel sostenere la nuova formula politica, accomunate dalla contrapposizione al PCI. Le posizioni di Sterpa furono sempre imperniate su una ferma avversione al comunismo e a politiche di tipo collettivista, statalista o assistenzialista, e su un’adesione alla linea del liberalismo economico di mercato di stampo thatcheriano.
Nel 1985, dopo la lunga segreteria di Zanone, venne eletto segretario Alfredo Biondi, e Sterpa si schierò a suo favore. L’anno successivo però si alleò con il nuovo leader della sinistra del partito, Renato Altissimo, che al congresso di Genova fu eletto segretario al posto di Biondi. In quella occasione venne nominato vicesegretario, carica che avrebbe ricoperto fino al 1992.
Fu ministro per i rapporti con il Parlamento dal luglio del 1989 all’aprile del 1991 nel governo Andreotti VI, e dall’aprile del 1991 al giugno del 1992 nel governo Andreotti VII, esecutivi sostenuti da una maggioranza di pentapartito e poi di quadripartito (DC, PSI, Partito socialista democratico italiano, PSDI, PLI).
Nella crisi del quadro politico italiano e dei partiti cominciata con le inchieste giudiziarie di Mani pulite e con la crisi finanziaria del 1992 – in cui molti partiti, incluso il PLI, si disgregarono o vennero bruscamente ridimensionati – aderì alla nuova formazione Unione di centro, fondata nel 1993 dall’ultimo segretario del partito Raffaele Costa, che intendeva raccogliere l’eredità liberale in una prospettiva neo-moderata.
Nella nuova fase politica apertasi con l’adozione del sistema elettorale prevalentemente maggioritario dopo il referendum del 18 aprile 1993, caratterizzata da un ridisegno del quadro politico del Paese in senso bipolare su un’asse destra/sinistra, l’Unione di centro aderì alla coalizione di centrodestra assemblata da Silvio Berlusconi, in cui Sterpa fu candidato e nuovamente eletto alla Camera dei deputati; insieme a Costa e Biondi entrò nel gruppo parlamentare del partito berlusconiano di Forza Italia, al quale si iscrisse. Nel 1996 venne nuovamente candidato ed eletto al Senato per Forza Italia.
Nella sua riflessione e azione politica Sterpa mantenne costanti le linee culturali di fondo che lo ispiravano: liberismo e antistatalismo in economia, concezione individualista dei diritti civili e adesione all’idea unitaria dello Stato di origine risorgimentale, in continuità con la tradizione della Destra storica. In base a quest’ultimo principio fu sempre contrario al regionalismo, e tanto più a riforme in senso federalista dell’ordinamento statuale.
Fu coinvolto nelle inchieste giudiziarie legate al finanziamento illecito dei partiti nate dall’indagine Mani pulite, e in particolare nel processo Enimont, in cui venne accusato di aver percepito finanziamenti in nero per il PLI all’epoca in cui ne era vicesegretario. Per questo motivo venne condannato in via definitiva nel 1998 a sei mesi di reclusione con la condizionale.
Soprattutto in seguito a questa vicenda, a partire dal 2001 non si ricandidò, e abbandonò la politica attiva per dedicarsi a tempo pieno all’attività giornalistica e alla pubblicistica su temi concernenti da un lato il pensiero e la filosofia politica, dall’altro le memorie autobiografiche.
Morì a Milano il 1° luglio 2010.
Opere. Un italiano allo specchio. Diario di anni difficili, Milano 1965; Il mio giornalismo, Milano 2001; Cara Milano, Milano 2003; Qualcosa di liberale, Milano 2005; Storia della libertà, Soveria Mannelli 2008.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio della Camera dei deputati, Fondo dell’Istituto per la storia del movimento liberale, 1885-1995; Portale storico della Camera dei deputati, https://storia.camera.it/deputato/egidio-sterpa-19260922#nav.
P. Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento sociale italiano, Bologna 1989, pp. 41 s.; Il Partito liberale nell’Italia repubblicana. Guida alle fonti archivistiche per la storia del Pli. Atti dei Congressi e consigli nazionali, statuti del Pli, 1922-1992, a cura di G. Orsina, Soveria Mannelli 2004, passim; G. Parlato, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948, Bologna 2006, p. 298; N. Rao, La fiamma e la celtica, Milano 2014, p. 23; M. Bertoncini, S. E., in Dizionario del liberalismo italiano, II, Soveria Mannelli 2015, pp. 1057 s.