PORCIA, Egidio
PORCIA (Porzia, Portia), Egidio (in religione Leandro). – Nacque nel castello di Porcia, in Friuli, il 24 dicembre 1673 dai conti Fulvio e Laura di Maniago. Nipote per parte materna del cardinale oratoriano Leandro Colloredo, fu avviato alla vita religiosa tra i benedettini cassinesi del monastero di S. Giustina in Padova, dove entrò nel 1693 assumendo il nome dello zio (un altro nipote del quale, Fabio, oratoriano, fu arcivescovo di Lucca) e diventando, dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1696 e il dottorato in teologia nel 1697, lettore di teologia dogmatica.
Grazie alla protezione di Colloredo e al proprio insegnamento volto a purificare la teologia benedettina dagli eccessi della tradizione scolastica, Porcia fu presto chiamato a Roma a insegnare nel monastero di S. Calisto. Nominato consultore delle congregazioni cardinalizie delle Indulgenze, della Visita apostolica e dell’Indice, venne eletto priore dell’abbazia di S. Paolo fuori le mura e successivamente, nel 1722, abate. Come tale, nel 1725 prese parte al Sinodo lateranense.
L’abbazia, allora in aperta campagna e poco frequentata, soffriva di scarsa manutenzione e degrado. In vista dell’imminente giubileo del 1725 Porcia ottenne da Benedetto XIII 10.000 scudi d’oro della Fabbrica di S. Pietro e molto legname che impiegò, tra il 1724 e il 1725, per restaurare il tetto e le mura laterali della basilica, ripulire le colonne, terminare la cappella del Crocifisso (la cui costruzione era stata iniziata al tempo di Innocenzo X e ripresa, senza essere conclusa, sotto Clemente XI) edificandone il pavimento, le finestre e l’altare, quest’ultimo opera di Alessandro Specchi. Allo stesso architetto era stato affidato anche l’incarico di erigere il nuovo portico della basilica, che tuttavia crollò appena ultimato, il 1° maggio 1724, e venne sostituito da un altro costruito in fretta da Giacomo Antonio Canevari. Furono inoltre avviati restauri agli affreschi e ai mosaici della basilica, completati però durante i pontificati di Clemente XII e di Benedetto XIV.
Innocenzo XIII lo scelse come teologo e lo nominò consultore del S. Uffizio. Nel gennaio 1726 Benedetto XIII lo inserì nella commissione incaricata di esaminare le tesi del cardinale arcivescovo di Parigi Louis-Antoine de Noailles circa l’applicazione in Francia della Costituzione Unigenitus, contro il giansenismo. Lo stesso papa il 30 aprile 1728 lo elevò al cardinalato dopo averlo nominato, il 12 aprile, vescovo di Bergamo. Assorbito dalle occupazioni nella Curia romana Porcia non prese mai possesso della sua diocesi, governata da un vicario, il canonico Giampaolo Giupponi, e il 18 novembre 1730 rinunciò al vescovato.
Clemente XII (al cui conclave fu per due volte assente per una malattia ai reni che lo affliggerà fino alla morte) lo inserì nella Congregazione de nonnullis, incaricata di investigare sugli abusi operati dal cardinale Niccolò Coscia durante il precedente pontificato e in quella costituita per dirimere le controversie con i governi, particolarmente con il Regno di Spagna.
Il 19 settembre 1737 lo nominò visitatore apostolico dell’Ospedale e del Banco di S. Spirito, che si trovavano in grave crisi finanziaria.
I due istituti erano sull’orlo del fallimento per i debiti dell’Ospedale, i prestiti e i fidi concessi con troppa larghezza dal Banco, che non riusciva più a garantire la copertura delle proprie cedole, e un’amministrazione approssimativa. Facendo proprio il piano preparato dal commendatore di S. Spirito Pietro De Carolis (che prevedeva la vendita di proprietà dell’Ospedale, il reperimento di nuove entrate e l’erezione di luoghi di monte a suo favore, la separazione amministrativa dal Banco, il divieto di concedere nuovi prestiti e il graduale ritiro delle cedole circolanti) e in forza degli ampi poteri a lui concessi per controllare la contabilità, rimuovere e sostituire i colpevoli di infrazioni, ricorrere in giudizio civile e penale contro i debitori del Banco e recuperare eventuali valori a esso spettanti anche se nascosti in luoghi sacri, in deroga alle immunità, Porcia impose da subito il divieto di pagare somme, anche se chieste da personalità di rango elevato, superiori a quelle effettivamente depositate e il 6 aprile 1738 ottenne dal papa la destinazione di parte dei proventi del lotto a beneficio del Banco e dell’Ospedale insieme con severe misure per il recupero dei crediti. Ciò gli procurò l’ostilità di quasi tutta la nobiltà romana e anche di parte del collegio cardinalizio, che avevano ricevuto dal Banco le somme maggiori, tanto da indurlo a presentare le dimissioni il 17 luglio. Ma il papa non le accolse; in soli due anni il disavanzo si ridusse di quasi 100.000 scudi e una buona parte delle cedole furono ritirate dal mercato, riportando la situazione sotto controllo, anche se l’opera di risanamento terminerà solo nella seconda metà del secolo. Intervenne con rigore anche nella gestione degli esposti nell’Ospedale, attirandosi critiche per voler troppo indagare sulla loro legittimità, ma permettendo alle ‘proiette’ – fino ad allora rigidamente recluse nel Conservatorio delle zitelle in attesa del matrimonio, della monacazione o della carriera di ‘mastra’ – una libera uscita al mattino in città.
Camerlengo del S. Collegio dal 1736 al 1737, nel gennaio 1740 fu nominato prefetto della congregazione dell’Indice. Nello stesso anno partecipò al lungo conclave (19 febbraio-17 agosto) seguito alla morte di Clemente XII, durante il quale mancò per un solo voto l’elezione.
Dopo due mesi di disaccordi tra le varie correnti contrapposte, tra le quali quelle dei porporati di vecchia e di recente nomina, capeggiate da Annibale Albani e Neri Corsini, quest’ultimo, all’inizio di aprile, propose il nome di Porcia al solo scopo di attirare a sé i cardinali di Benedetto XIII. Inaspettatamente, grazie alla sua fama di serietà e a interventi da lui fatti contro l’inerzia degli elettori, in uno scrutinio raggiunse trenta voti, uno in meno della maggioranza prevista per l’elezione. La Pasqua, con il rallentamento delle operazioni di voto, diede ad Albani e a Corsini il tempo di bloccarla facendo girare nella Cappella Sistina il 29 aprile un foglio satirico contro di lui. Venutone in possesso, Porcia pretese l’avvio di una formale inchiesta, che non ottenne, e non tanto la «rabbia papale», come la definì Charles de Brosses, quanto il riacutizzarsi del mal di reni lo obbligò ad abbandonare il conclave l’11 maggio, nella speranza di poter andare a curarsi alle terme di Nocera Umbra. Invece non poté più muoversi dalla sua residenza, presso S. Caterina dei funari.
Morì a Roma prima della conclusione del conclave, il 10 giugno 1740, per un attacco del suo male. È sepolto nella chiesa di cui fu titolare, S. Calisto.
Fonti e Bibl.: L. Cardella, Memorie storiche de’ Cardinali della Santa Romana Chiesa, VIII, Roma 1794, pp. 235 s.; Ch. de Brosses, Roma del Settecento, a cura di G. Brigante Colonna, Roma 1946, p. 261; F. Valesio, Diario di Roma, a cura di G. Scano - G. Graglia, V-VI, Milano 1979, ad indicem.
G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LIV, Venezia 1852, pp. 280 s.; E. Del Torso, Cenno storico sui conti e principi di Porcia e di Brugnera, Udine 1933, p. 21; L. von Pastor, Storia dei papi, XV, Roma 1933, ad ind.; XVI, 1, pp. 5, 12 s.; P. Paschini, s.v., in Enciclopedia cattolica, IX, Città del Vaticano 1953, col. 1768; V.E. Giuntella, Roma nel Settecento, Bologna 1971, p. 15; C. Schiavoni, Gli infanti ‘esposti’ del Santo Spirito in Saxia di Roma tra ’500 e ’800, in Enfance abandonnée et societé en Europe, XIVe-XXe siècle. Actes du colloque international… 1987, Rome 1991, p. 1041; S. Miranda, The Cardinals of the holy Roman Church, (23) 2, Porzia, O.S.B. Cas., Leandro di (1673-1740), 1998-2015, http://www2. fiu.edu/~mirandas/bios1728.htm (21 settembre 2015); L. De Matteo, Banco di Santo Spirito (1605-1992). Introduzione storico-economica. Il Banco di Santo Spirito dalle origini al 1960, Roma 2001, pp. 40-42; M. Docci, San Paolo fuori le mura. Dalle origini alla basilica ‘delle origini’, Roma 2006, p. 204.