EGIDIO da Milano (al secolo Giovanni Savini)
Nacque a Milano, parrocchia di S. Ambrogio, il 29 ag. 1836, da Carlo Savini e da Carolina Zerbi, di famiglia benestante e di civile condizione (al battesimo gli furono imposti i nomi Carlo, Ambrogio, Giovanni Maria). La vicinanza della casa paterna al monastero dei minori cappuccini presso la basilica di S. Vittore creò con quei padri una familiarità che lo condurrà, a diciotto anni, il 29 ag. 1854 (non senza aver dovuto superare molte difficoltà per l'opposizione della famiglia) ad entrare in quel convento, dove gli fu maestro il p. Ignazio da Rovetta.
Completato il curriculum di studi, nei quali risultò atto più all'organizzazione e alla pratica che alle attività speculative, pronunziò i voti nel convento della Ss. Annunciata in Val Camonica e venne ordinato sacerdote a Crema. Aveva avuto per compagno di noviziato il p. Valdemiro Bonari da Bergamo, futuro storico dell'Ordine, che esercitò su di lui una certa influenza. Diede inizio alla sua attività non tanto con l'insegnamento, per il quale non aveva attitudine, quanto attraverso innumerevoli "labores variarum expeditionum sacri ministerii" non meglio specificati.
Lo straordinario zelo e amore per l'Ordine cappuccino che lo distingueva lo veniva intanto spingendo verso lo studio di tutto ciò che potesse illustrare maggiormente l'Ordine stesso, il che inevitabilmente conduceva verso le ricerche e gli archivi. Fu cosi che, attraverso una fitta rete di corrispondenze, anche all'estero, e numerosi Viaggi, per tutta l'Italia e in Francia, cominciò a raccogliere ingenti quantità di materiale: visitò qualsiasi biblioteca o archivio che presentasse la probabilità di fornigli elementi utili alle sue ricerche, riuscendo a crearsi un cospicuo fondo di manoscritti originali o di copie tratte di sua mano, ed una buona raccolta di opere francescane e specialmente cappuccine, di immagini, di reliquie, sia antiche che moderne. Non va inoltre dimenticata la sua indefessa opera di proselitismo presso i confratelli affinché facessero altrettanto, con risultati spesso significativi: fu grazie a lui (era generosissimo delle sue scoperte e del frutto delle sue ricerche, e non amava molto scrivere) che videro la luce i quattro volumi di Annali cappuccini del padre Pellegrino da Forli e le Memorie dei conventi e cappuccini bergamaschi del padre Valdemiro da Bergamo, che gli sono dedicate. Dal momento che egli non si senti mai uno scrittore. ma un organizzatore e uno stimolatore, è abbastanza naturale che prima o poi gli si presentasse l'idea di fondare un giornale francescano, e che ciò diventasse la meta principale della sua attività; le difficoltà e gli ostacoli che incontrò, però, nella realizzazione di questo progetto furono enormi, sia all'esterno dell'Ordine (gli anni Settanta furono molto difficili per le Congregazioni religiose: perfino il suo convento di S. Vittore veniva trasformato in carcere), sia all'interno, dove trovò oppositori accaniti, anche autorevoli, convinti che tale innovazione fosse contraria alla tradizione, allo spirito e alle consuetudini francescani. Di grande aiuto gli fu la circostanza che una rivista simile a quella che egli aveva in mente si pubblicava a Parigi già da otto anni con crescente successo, gli Annales franciscaines, cui E. aveva personalmente collaborato con una serie di articoli dal titolo Lettere sul Terz'Ordine, proprio in alcuni numeri del 1869 (marzo, pp. 250-254; aprile, pp. 294 ss.; agosto, pp. 429 s.; ottobre, pp. 42 s.), nonché l'aver appoggiato il suo progetto al Terz'Ordine, di cui Pio IX vedeva con favore l'espansione, e che avrebbe avuto il compito dell'opera capillare di diffusione della rivista. Alla fine i superiori diedero il loro consenso, anche se solo a titolo di prova. Cosi, il 15 genn. 1870, gli Annali francescani videro la luce presso l'editore S. Maiocchi, con una prima tiratura di ottocento copie, che vennero esaurite con facilità, tanto che il numero degli abbonati superò ben presto le più rosee speranze, dando vita duratura alla pubblicazione e trasformandola in un successo anche economico, grazie al grande impegno del Terz'Ordine, dei quale divenne in qualche modo l'organo. E. ne fu direttore per le prime tre annate, dal 1870 al 1873, scegliendo a condirettore il già citato padre Valdemiro da Bergamo.
La sua attività come autore fu minima (sono pochissimi gli articoli suoi, e quasi sempre introduttivi), ma egli fu buon organizzatore ed abile nella scelta dei collaboratori, tra i quali i padri Bonaventura da Sorrento, poi vescovo, Arcangelo da Taormina, Timoteo da Brescia e Desiderio da Lecco. L'impianto del periodico ricalcava abbastanza fedelmente quello del confratello francese, da cui mutuava spesso articoli, e, se presentava talvolta toni agiografici e polemici di una certa ingenuità, come fu costume in quegli anni in simile tipo di letteratura, tuttavia negli scritti di carattere storico e nelle cronologie erudite non mancava di rigore, se si esclude la trascuratezza nell'indicazione dell'ubicazione delle fonti, che sarà poi difetto costante di tutto il lavoro del padre Egidio. Comunque, già il 19 marzo 1870 il ministro generale padre Niccolò da S. Giovanni sciolse le riserve, riconoscendo il successo dell'iniziativa editoriale, mentre il papa con lettera 8 ag. 1874 la lodava, giungendo, a mezzo del breve 3 nov. 1875 al ministro provinciale dei cappuccini di Lombardia padre Giovanni Battista da Bergamo, a render pubblico il suo compiacimento, da trasmettersi ad E. (cui conferi una medaglia d'argento), ai suoi collaboratori e al Terz'Ordine francescano.
Nel 1875, sull'onda di questi successi, e forse anche per allontanare un fondatore un po' scomodo e non a tutti gradito, E. fu chiamato a Roma, dove dapprima fu per diversi anni collaboratore del padre Pellegrino da Forli, definitore generale, che andava scrivendo uno spicilegium dell'Ordine dal titolo Annali dei minori cappuccini, finché nel capitolo del 1884 fu nominato archivista generale dell'Ordine. In queste funzioni, anche se non pervenne ad un radicale riordino dei materiali, gli si devono però alcuni miglioramenti e notevoli innovazioni di metodo.
In quello stesso periodo prese ad occuparsi con grande impegno della revisione, pubblittazione e diffusione della monumentale opera del cardinale cappuccino Gugliemo Massaia, Imiei trentacinque anni di missione nell'Alta Etiopia (12 voll., Milano 1885-95). Aveva sempre avuto salute malferma, tanto che era stato dispensato da alcuni dei maggiori rigori della regola: il pesante ed incessante lavoro in ambienti spesso malsani lo logorò ulteriormente. Già nel 1878 aveva ottenuto di ritirarsi per un periodo di riposo nel convento di Salò, sul Garda; nell'estate del 1891, dopo alcuni lievi attacchi apoplettici, fu rinviato a Milano, dove nel convento di Monforte poteva esser meglio curato. Rientrato a Roma per riprendere il lavoro nella casa generalizia di via S. Nicolò, ebbe una grave ricaduta: volle essere trasportato al convento di S. Fedele ai Santi Quattro, dove spirò serenamente il 10 febbr. 1892.
Scritti: Brevi meditazioni sui misteri della Santa Infanzia di N. S. Gesù Cristo…, Milano 1870; L'apostolo della carità ossia ilp. F. Paolo Ballintano da Salò cappuccino (in Eco di s. Francesco d'Assisi, V [1877], pp. 677-693); Epigrafilaudatorie in onore del p. Girolamo Fiorentini cappuccino lucchese del secolo XVII. …, Foligno 1888. A Roma, presso l'Archivio generale dei frati minori cappuccini nel convento di S. Lorenzo da Brindisi, sono conservati alcuni suoi manoscritti: AC. 50, Fonti storiche da lui raccolte; AC. 110-111, Relazione sullo stato di tutti i conventi dei frati cappuccini d'Italia, del padre F. Bernardi da Firenze, da E. trascritto e completato; AD. 38, Articoli intorno al santuario di Casalpusterlengo; AD. 79, Rubrica di frammenti ed appunti storici intorno a conventi e frati dell'Ordine, AD. 100, Documenti intorno alla vita del padre Carlo da Abbiategrasso.
Fonti e Bibl.: Il Biblioffio, III (1884), p. 54b; Miscell. francesc., III (1888), pp. 28-32; Analecta Ordinis minorum capuccinorum, VIII (1892), 3, pp. 94 ss.; Annali franc., XXIII (1892), p. 158; L (1919), pp. 588-593; Valderniro Bonari da Bergamo, I conventi e i cappuccini dell'antico Ducato di Milano, Crema 1893, p. 104; Id., Icappuccini della provincia milanese dalla sua fondazione - 1535 - fino a noi, II, Crema 1898, pp. 575 s.; Necrologio dei religiosi Professi cappuccini della provincia di S. Carlo in Lombardia dal 18 luglio 1842 al 1ºmaggio 1937, Milano 1937, p. 15; Biblioteca dei frati minori cappuccini di Lombardia (1535-1900), a cura di p. Ilarino da Milano, Firenze 1937, p. 98; Melchior a Pobladura, Historia generalis Ordinis fratrum minorum capuccinorum, Romae 1951, pp. 333, 337; Lexicon capuccinum, Romae 1951, col. 13; Necrologio dei frati minori cappuccini della provincia di S. Carlo in Lombardia, a cura dei pp. S. Lorenzi e A. Brusotti, Milano 1982 (senza numerazione di pagine, al 10 febbraio).