CATTANEI, Egidio
Nacque a Mantova verso la fine del secolo XV da Raffaele. Seguendo la tradizione della famiglia entrò al servizio dei Gonzaga dai quali fu utilizzato per importanti missioni diplomatiche.
Nell'estate del 1530 fu inviato dal duca Federico II a Casale per una delicata missione presso Anna d'Alençon marchesa del Monferrato. Il 6 giugno la morte del figlio di lei, il marchese Bonifacio IV, aveva riaperto la possibilità della successione per la sorella Maria Paleologo, sposa nel 1517 di Federico Gonzaga e poi ripudiata nel 1528 (il matrimonio fu annullato perché mai consumato per la giovane età della sposa). In conseguenza della morte di Bonifacio, il Gonzaga intendeva ridare validità al suo vecchio matrimonio e sciogliere invece il nuovo, contratto con Giuliad'Aragona il 6 apr. 1530. A tal fine era necessario assicurarsi anzitutto il consenso della marchesa Anna, alla quale, mandò il C. con la promessa di rompere ogni rapporto con l'amante Isabella Boschetto, a suo dire causa principale della rottura del matrimonio con Maria. Insistendo sulla buona volontà del duca, il C. ottenne dalla marchesa Anna il desiderato assenso alla sola condizione che il papa dichiarasse prima canonicamente valido il matrimonio stipulato nel 1517. Rientrò a Mantova l'8 settembre e già pochi giorni dopo si rimise in viaggio alla volta di Casale, latore di un'affettuosa lettera del Gonzaga per la marchesa Anna. Il 15 settembre però la morte colse all'improvviso la giovane Maria. Prima che il duca si riavesse dallo sbigottimento per l'insospettabile notizia, il C. era di nuovo a Mantova con l'incarico, non meno imprevedibile, di presentargli per conto della marchesa Anna l'offerta della mano della sua seconda figlia Margherita. Federico Gonzaga non pose tempo in mezzo e il 19 dello stesso mese lo rimandò a Casale con una lettera di condoglianze per la marchesa, della quale l'abile diplomatico mantovano era riuscito a conquistarsi tutte le simpatie. Il C. aveva ampi poteri per trattare il nuovo matrimonio, come precisò il duca alla marchesa: "Se degni trattare la cosa con Messer Egidio prestando a lui quella fede et credenza che la faria a me medesimo se presente le parlassi, perché io me confido pienamente in lui". La marchesa Anna, pentita di aver azzardato il primo passo, si limitò a chiedere che il duca modificasse i termini della sua lettera in modo da lasciare credere a una sua originaria richiesta della mano di Margherita. Esaudita facilmente questa richiesta, il C. restò a Casale per condurre sollecitamente in porto il negoziato, visto che la mano della giovane erede del marchesato suscitava i comprensibili appetiti di numerosi pretendenti. La sola difficoltà era costituita dall'annullamento del matrimonio con Giulia d'Aragona richiesto al pontefice Clemente VII che però non si mostrò alieno dal concederlo e lasciò sperare in una pronta soluzione del caso. Il 27 settembre il Gonzaga rilasciò procura al C. e al segretario ducale Cappino per concordare con la marchesa Anna i capitoli nuziali, sottoscritti a Mantova il 5 ottobre e ratificati subito dopo a Casale. Tanta fretta era più che giustificata dal pericolo effettivamente assai grave che uno dei tanti pretendenti alla mano di Margherita riuscisse a soppiantare il duca di Mantova, sebbene il C. a Casale vigilasse attentamente e facesse del suo meglio per sventare le manovre dei vari diplomatici convenuti in quella corte per strappare alla marchesa Anna la promessa della mano della figlia.
Ora restava da ottenere il consenso di Carlo V che aveva patrocinato il matrimonio con Giulia d'Aragona ed era fortemente irritato con il duca per il suo ignobile comportamento. La situazione si faceva difficile non solo per l'atteggiamento riluttante dell'imperatore: fra i pretendenti alla mano di Margherita si era fatto avanti il secondogenito del re di Francia per conto del quale erano giunti a Casale tre ambasciatori. Il C., che non sottovalutava affatto il peso della richiesta francese, si preoccupò di ottenere dalla marchesa nel novembre del 1530 una formale dichiarazione della stessa Margherita che promise di pensare solo alla possibilità di un matrimonio con il giovane duca di Mantova. Le resistenze imperiali furono vinte nell'estate del 1531, solo dopo l'emanazione della sentenza della Sacra Rota che annullava il matrimoniocon Giulia d'Aragona. Ora nessuna difficoltà si frapponeva più alla realizzazione del matrimonio. Solo la marchesa Anna sospettava che l'antica rivale della prima figliola, la Boschetto, rimasta a Mantova a dispetto delle promesse del duca, potesse continuare ad esercitare su di lui la stessa influenza di una volta. Il C. non si stancava di insistere sulla ferma intenzione del Gonzaga di interrompere ogni rapporto con la sua amante, ma senza riuscire mai a tranquillizzarla del tutto. In effetti il duca Federico non era uomo da tenere fede a simili promesse. Alla marchesa che diffidava e chiedeva la garanzia del matrimonio della Boschetto, già vedova, il C. assicurava che ella intendeva ritirarsi in convento. Un proposito che la bella amante di Federico Gonzaga non attuò mai, se pure l'avesse mai espresso.
Certo è che le promesse e i raggiri del C. ottennero il risultato di superare le resistenze della marchesa, cosicché il 3 ottobre del 1531 il matrimonio con Margherita Paleologo poté essere celebrato a Casale.
Per entrare in possesso dell'agognata eredità ora non restava al Gonzaga che attendere la morte dello zio di Margherita, il marchese Giovan Giorgio Paleologo, della cui imminenza (era già gravemente ammalato), lo zelante C., rimasto sempre a Casale come agente ducale, lo teneva quotidianamente informato. In attesa di questo evento che avrebbe finalmente concluso tutto il suo gioco diplomatico, al C. incombeva anche il compito non facile di sventare gli intrighi dei potentati vicini niente affatto disposti a permettere che il marchesato del Monferrato finisse nelle mani dei Gonzaga. In questa opera di tenace opposizione ai disegni mantovani tenevano il primo luogo il duca di Savoia e il marchese di Saluzzo. Al C. riuscì sempre però, con la tenace collaborazione della marchesa Anna, di neutralizzare i tentativi degli oppositori, diretti in primo luogo ad assicurare una sposa al marchese e una discendenza che scartasse la successione dei Gonzaga. Il C. riuscì a bloccare varie proposte di matrimonio, e alla fine, quando risultò chiaro che a un matrimonio occorreva assolutamente arrivare, fu patrocinata da parte mantovana la candidatura di quella stessa Giulia d'Aragona, già ripudiata dal duca Federico e ancora protetta dall'imperatore Carlo V. Il matrimonio ebbe luogo di lì a poco con l'approvazione della corte di Mantova che dava per scontata la sterilità dell'Aragona, ma di questa carta non fu necessario avvalersi, dato che otto giorni dopo il matrimonio il marchese morì. La presenza del C. non era più necessaria a Casale.
Ormai poté rientrare a Mantova, dove continuò a servire i Gonzaga in altri settori dell'amministrazione del ducato. Nel 1539 viene ricordato come commissario di Borgoforte e nel 1542 come rettore del Monte di pietà di Mantova. Dopo di che di lui non si hanno più notizie e non si conosce la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Fondo D'Arco, n. 216: C. D'Arco, Delle famiglie mantovane, III, p. 113; S. Davari, Federico Gonzaga e la fam. Paleologa del Monferrato (1515-1533), in Giorn. ligustico di arch., storia e lett., XVII (1890), p. 436; XVIII (1891), pp. 40-67, 81-109; L. Mazzoldi, Da Ludovico secondo marchese a Francesco secondo duca, in Mantova, La storia, II, Mantova 1961, pp. 361 s.