HERBERT, Edward Lord H. of Cherbury
Soldato, statista, poeta e filosofo inglese, fratello maggiore del poeta religioso George H., nato a Eyton (Shropshire) il 3 marzo 1583, morto a Londra il 20 agosto 1648. A 12 anni studente al University College di Oxford, a 16 anni sposato alla cugina Mary H. Dopo un periodo di residenza a Londra si ritirò a Montgomery Castle e negli anni dal 1608 al 1616 viaggiò all'estero, visitando la Francia, i Paesi Bassi, la Germania e l'Italia. Ebbe larga conoscenza di lingue e fu abile cavaliere e schermidore e un duellista incorreggibile. Nel 1614 entrò volontario nell'esercito del Principe d'Orange e si offrì di decidere l'esito della guerra mediante un combattimento singolare con un ufficiale spagnolo, ma l'offerta non fu accettata. Nel 1616, di ritorno a Londra, strinse amicizia con uomini di cultura e di dottrina, come J. Selden, J. Donne e Ben Jonson, e tentò di conquistarsi un posto a corte. Nel 1619, per l'influsso del duca di Buckingham, fu nominato ambasciatore a Parigi, dove negoziò il matrimonio di Carlo con Enrichetta Maria. Nel 1624 fu rimosso dall'ufficio, ma più tardi venne nominato pari. Durante le guerre civili egli non fu che un opportunista, ma nel 1644 fece atto di sottomissione al Parlamento.
Nell'Autobiografia (pubblicata per la prima volta da H. Walpole nel 1764, ed. a cura di S. Lee, Londra 1886) che, sebbene guastata dalla sua puerile vanità, è un libro piacevole e una vivace pittura di costumi contemporanei, egli si presenta come un don Giovanni, a cui il bell'aspetto e la pericolosa abilità di duellista guadagnavano il rispetto degli uomini e l'ammirazione delle donne, facendo così alquanto torto alla propria serietà intellettuale; perché come studioso egli fu serio e diede importanti contributi alla storia del pensiero filosofico e religioso. Il suo De Veritate (1624), tradotto in francese nel 1639, è il primo trattato puramente metafisico dell'Inghilterra moderna e fu considerato con rispetto da Gassendi, da Grozio e, più tardi, dal Locke. Anche il suo De religione Gentilium (1665) fu uno dei primi tentativi nel campo degli studî di religioni comparate e così notevole ne fu l'influsso, che venne chiamato "la carta dei deisti". H. tentò altresì la storia nella sua Vita di Enrico VIII pubblicata nel 1649, nella quale cercò di giustificare il re. Le sue poesie, raccolte dal figlio nel 1666 ed. a cura di Ch. Collins, Londra 1881) lo mostrano discepolo di Donne; ma sebbene spesso strane e oscure, non mancano qua e là d'una grazia che richiama il Herrick.
Bibl.: C. de Rémusat, Lord H. de C., Parigi 1874.