Dmytryk, Edward
Regista cinematografico canadese, naturalizzato statunitense nel 1939, nato a Grand Forks il 4 settembre 1908 e morto a Encino (California) il 1° luglio 1999. Specializzato in film di propaganda bellica durante gli anni Quaranta, in seguito riuscì ad affermarsi come abile professionista a Hollywood, riuscendo a mettere a punto uno stile di densa tenuta realistica, evidente soprattutto in vicende dai risvolti sociali o nel racconto di violenti dissidi psicologici. Tra il 1945 e il 1947 raccolse un grande successo con Back to Bataan (1945; Gli eroi del Pacifico) e Crossfire (1947; Odio implacabile) che vinse la Palma d'oro al Festival di Cannes. Il contenuto 'progressista' di quest'ultimo indusse però la HUAC (House Un-American Activities Committee) a indagare su di lui, costringendolo all'esilio in Gran Bretagna. Solo negli anni Cinquanta, dopo aver accantonato la sua esperienza d'impegno politico, D. poté tornare a lavorare negli Stati Uniti, dove firmò altri successi come The Caine mutiny (1954; L'ammutinamento del Caine) e The young lions (1958; I giovani leoni). Lasciato giovanissimo il Canada insieme alla famiglia di origine ucraina, D. si trasferì in California e cominciò a lavorare come fattorino alla Paramount. Nel 1930, durante la crisi economica, la major decise di ottimizzare l'utilizzo del personale, coinvolgendo anche gli impiegati nei processi di produzione dei film. D. fu assegnato al reparto moviole e per circa dieci anni collaborò al montaggio dei principali titoli della casa di produzione. Nel frattempo aveva esordito dietro la macchina da presa dirigendo anonimi b-movies, finché non venne scelto come regista del film di propaganda bellica Behind the rising sun (1943; Tragico Oriente), storia di un giovane aviatore giapponese morto in battaglia e del padre che si suicida dopo aver preso coscienza dell'assurdità della causa nazionalista nipponica. Retorico e didascalico, il film si segnalò comunque per il notevole impatto visivo e per la sapienza della messa in scena, e D. si dimostrò regista abile e attento al lavoro degli attori. Mentre il conflitto mondiale volgeva al termine si presentò la sua grande occasione: firmò infatti Back to Bataan, interpretato da John Wayne e Anthony Quinn e destinato a divenire un classico del cinema bellico, seguito poco dopo da un eccellente noir, immerso in un'atmosfera da incubo, Murder, my sweet (1945; L'ombra del passato), tratto da un romanzo di R. Chandler e prima apparizione sullo schermo del personaggio del detective privato Philip Marlowe (qui interpretato da Dick Powell). Nel 1946 D. affrontò il dramma dei reduci con tesa partecipazione in Till the end of time (Anime ferite). Con l'inizio della guerra fredda si diffuse negli Stati Uniti la psicosi della minaccia comunista; in un contesto così difficile D. scelse di realizzare Crossfire, un film controcorrente basato su una coraggiosa sceneggiatura di Adrian Scott e John Paxton, la cui uscita suscitò grande scalpore. Interpretato da Robert Ryan, Robert Young e Robert Mitchum, Crossfire è una storia di ordinario razzismo e antisemitismo in ambiente militare. La HUAC, presieduta dal senatore Joseph McCarthy, inscrisse D. nella 'lista nera', che prevedeva l'immediata messa al bando di chi lavorava nell'ambiente cinematografico. D. fu costretto a trasferirsi in Gran Bretagna, dove completò la lavorazione di un film nato dalla collaborazione con il produttore Rod E. Geiger, distributore delle opere neorealiste nei Paesi anglofoni, Give us this day (1949; Cristo fra i muratori), tratto dal romanzo Christ in concrete di P. Di Donato, storia di un misero immigrato italiano a New York. Al pari di altri colleghi perseguitati dalla 'caccia alle streghe' (per es. Jules Dassin), D. riuscì a coniugare il 'mestiere' acquisito grazie al suo lavoro a Hollywood con il realismo dello stile europeo. Give us this day è un'opera esemplare in tal senso in quanto risente di un impianto ideologico di tipo marxista immerso nell'atmosfera tipica del dramma sociale 'all'americana'. Ancora in Gran Bretagna D. realizzò un thriller teso e permeato da un pathos ossessivo: The hidden room, noto anche con il titolo Obsession (1949; Vendico il tuo peccato). Lo scarso successo di Give us this day e la crisi personale provocata dall'esilio portarono D. a prendere gravi decisioni. Inaspettatamente, il regista nel 1950 tornò negli Stati Uniti e l'anno seguente davanti alla HUAC denunciò amici e collaboratori filocomunisti. In cambio poté nuovamente lavorare a pieno titolo a Hollywood, anzi, la sua carriera ebbe una sterzata decisiva ed egli divenne ben presto uno dei più richiesti registi statunitensi. Tuttavia mutò la natura del suo cinema, non più socialmente impegnato e non più terreno di confronto tra esigenza spettacolare del grande pubblico e realismo. D. si appassionò invece ai drammi individuali (ma anche familiari) accentuando la sua capacità di costruire atmosfere cupe e di raccontare contorte psicologie, come in The sniper (1952; Nessuno mi salverà), storia del senso di colpa che attanaglia un serial killer, risolta con grande vigore espressivo. Vanno nella direzione di un intensificarsi delle tensioni drammatiche alcuni suoi successi come Broken lance (1954; La lancia che uccide), The Caine mutiny, The young lions e soprattutto Warlock (1959; Ultima notte a Warlock), forse il capolavoro di questa sua seconda giovinezza cinematografica, oltre al tormentato melodramma Walk on the wild side (1962; Anime sporche). L'opera di D. appare di difficile valutazione, anche prescindendo dalle implicazioni legate alla sua vita e alle sue scelte personali. Evidente è la crescita dell'abilità professionale a partire dagli anni Cinquanta parallelamente al venire meno dell'impegno civile, attestato anche dalla scelta delle tematiche affrontate. Negli anni Sessanta e Settanta D. concluse la sua carriera girando western, come Alvarez Kelly (1966), o drammi sociali, come The human factor (1975; Il giustiziere), in cui risulta meno intensa la sua sensibilità realistica. Nel 1978 venne pubblicata la sua autobiografia: It's a bell of a life, but not a bad living.
L. Alloway, Violent America. The movies, 1946-1964, New York 1971; D. Cochran, America noir. Underground writers and filmmakers of the postwar era, Washington 2000.