BENEÈ, Edvard
Uomo politico cèco, nato a Kožlany (Boemia) il 28 maggio 1884: fu allievo del Masaryk nell'università di Praga, quindi andò a proseguire i suoi studî a Parigi. Nel 1909 ottenne la cattedra di economia all'Accademia commerciale di Praga, poi un incarico nella facoltà di filosofia di quella università. Il B., che come studente all'estero si era procurato qualche guadagno mandando corrispondenze al giornale socialista Právo Lidu, reduce in patria si ascrisse invece al partito progressista capitanato dal Masaryk, che allo scoppio della guerra egli si adoprò a far fuggire in Svizzera. Si strinse allora in rapporti rischiosissimi con le organizzazioni segrete di Boemia, le quali parteggiando per la Russia favorivano la diserzione delle reclute cèche, sicché, troppo compromesso per poter rimanere in territorio austriaco, nel settembre 1915 raggiunse in Svizzera il Masaryk, trasferendosi poi a Parigi, dove, partecipando alle riunioni del consiglio nazionale cecoslovacco, entrò ben presto in relazione con gli Stati maggiori di Francia, Russia e Italia, e fu uno dei maggiori artefici della costituzione dei corpi di volontarî cèchi e della convenzione stipulata nel marzo 1918 a Roma dall'Orlando col consiglio nazionale cecoslovacco. Al momento della catastrofe dell'Impero austro-ungarico, i deputati cèchi al Reichstag, respinte le proposte rivolte loro all'ultima ora dall'imperatore Carlo, si accordavano a Ginevra, in nome del Consiglio nazionale di Praga, col B., che pochi giorni innanzi (14 ottobre 1918) aveva trasformato il Consiglio nazionale di Praga in governo provvisorio. Al B., che aveva assunto la carica di ministro degli esteri di tale governo, fu affidata nella riunione di Ginevra la rappresentanza degl'interessi della sua nazione nelle imminenti trattative di pace. In queste fu indotto a rinunciare a talune rettifiche di frontiera verso la Germania e a non rivendicare per il nuovo stato i Vendi di Lusazia; mantenne invece tutte le esigenze non solo etniche, ma anche economiche e strategiche verso l'Austria tedesca e l'Ungheria, ottenendo anzi l'annessione del territorio abitato dai Ruteni a sud dei Carpazî. Tutte queste rivendicazioni furono validamente sostenute con le forze tratte dai legionarî reclutati in Italia e in Francia. Dal 1918 il B. ha conservato, nelle più svariate combinazioni ministeriali, il portafoglio degli esteri, promovendo il raggruppamento politico noto col nome di Piccola intesa, che fu di un'efficacia decisiva per impedire i tentativi di restaurazione degli Asburgo sul trono di Ungheria.
Sebbene fin dal 1919 il B. avesse avviato trattative col papa, le tendenze hussite e anche materialistiche di gran parte dei dirigenti della nuova repubblica cecoslovacca resero difficilissimo al ministro degli esteri, tutt'altro che immune dagli stessi pieconcetti, il mantenimento delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Più agevole fu per il B. l'armonizzare la politica estera del nuovo stato cecoslovacco con la Società delle nazioni. Il B. sedette per parecchi anni nel consiglio ginevrino ed ebbe gran parte nelle discussioni concernenti progetti di disarmo.
Bibl.: V. Kybal, Les origines diplomatiques de l'état tchécoslovaque, Praga 1929; E. Benes, Cinq années de politique extérieure, Praga 1924; id., Souvenirs de guerre et de révolution, Parigi 1928.