CIECHI, educazione dei
L'egemonia della vista, nell'attività pratica e percettiva, ha fatto ritenere la cecità una delle più irreparabili sventure; e ogni manifestazione di capacità dei ciechi desta sorpresa, suscitando l'ipotesi di eccezionali compensi. In verità i compensi, che in ogni caso sono scarsi, si conseguono solo con l'educazione, la quale perciò è di gran lunga più necessaria per i ciechi. Notava già l'Armitage nella sua opera L'educazione e il collocamento dei ciechi, che il loro successo nella vita varia grandemente a seconda delle scuole da cui escono; e ciò spiega la fioritura di giudizî contraddittorî, che si odono e si leggono intorno ai ciechi, spesso anche da fonti autorevoli, sulla base di esperienze non abbastanza generali.
Nelle età più antiche non si ebbe cura dei ciechi. Invece, Omero simboleggia, per così dire, la civiltà greca; Cicerone parla, nel libro V delle Tusculane, di Diodoto filosofo e geometra cieco; Cornelio Aufidio, privo della vista dalla tenera età, coltivò le lettere e scrisse una storia della Grecia; Eusebio l'Asiatico, divenuto cieco a cinque anni, ebbe fama di erudizione e di sapienza; Didimo di Alessandria, rimasto cieco a cinque anni, tenne nel secolo IV la cattedra di matematica nella sua città e scrisse un trattato sul Santo Spirito che San Gerolamo tradusse. Nel Medioevo, la pietà religiosa, fiorente accanto al furore di parte, consacrò i ciechi alla carità e alla preghiera. Si conservano gli statuti della Fraglia di S. Maria dei ciechi in Padova, fondata nel 1377, per stimolare la carità pubblica e mantenere la pietà fra gl'iscritti, per i quali il mendicare era una professione decorosa, rimeritando i benefattori con la preghiera. Anche presso i musulmani i ciechi si adibiscono alla recitazione del Corano. Col Rinascimento si hanno di nuovo notizie di ciechi letterati; fu anche celebre uno scultore cieco, Giovanni Gonnelli da Gambassi; seguono notizie di ciechi scienziati: Nicola Saunderson, nato cieco nel 1682, fu professore di matematica all'università di Cambridge, dove spiegava le opere di Newton e dirigeva le osservazioni astronomiche. I numerosi casi di ciechi educati attirarono anche l'attenzione di pensatori, come il Locke e il Diderot, e prepararono favorevolmente l'opinione pubblica.
La prima scuola per i ciechi si ebbe alla fine del sec. XVIII in Parigi, per opera del filantropo Valentino Haüy. Il primo istituto in Italia fu quello dei Santi Giuseppe e Lucia, fondato a Napoli nel 1818; seguì l'Istituto Configliachi a Padova nel 1838; nel 1840 quello di Milano, che per la munificenza cittadina divenne il più cospicuo d'Italia; successivamente le principali città d'Italia ebbero ciascuna il proprio istituto di ciechi.
Il cieco Louis Braille (v.) col suo sistema di scrittura, che sostituisce combinazioni di pochi punti, non più di sei, all'alfabeto comune in rilievo, che male si percepisce al tatto, introdusse un rinnovamento radicale, non solo per il valore didattico, ma perché la divergenza suscitata ira gli educatori veggenti e i ciechi, trasse questi a far valere la propria esperienza e collaborazione diretta. La tendenza dominante infatti era di limitare alle materie prevalentemente orali, alla musica e ai lavori primitivi l'educazione dei privi della vista, invece di educarli a inserirsi nella vita e nel lavoro comune. Varî altri sistemi di scrittura in rilievo furono esperimentati, e portano i nomi dei rispettivi ideatori: Haüy, Howe, Wilch, Littledale, Alston, Lucas, Frere, Moon, Llorens, Smith, Wait, ecc., ma furono tutti abbandonati come meno pratici, e il Braille è divenuto universale. Oltre alle cognizioni esprimibili attraverso la scrittura e le notazioni musicali, i ciechi apprendono anche in modo concreto materie come la geografia, la geometria, le scienze naturali, mediante carte geografiche e disegni in rilievo, plastici, modelli e strumenti adattati, sostituendo con elementi sensibili al tatto gli elementi visivi. Con questi mezzi è anche loro possibile l'apprezzamento della bellezza plastica, e la rappresentazione schematica delle forme mediante il disegno. L'udito è poi largamente esercitato all'orientamento e alle valutazioni spaziali.
Nel 1900 si costituì in Ginevra il primo nucleo di ciechi cultori di studî superiori (Association étudiants aveugles); l'istruzione, affidata da prima ad opere pie, è via via sanzionata dalle leggi e gli stati vanno assumendo l'onere d'integrare la beneficenza privata; si accentua la partecipazione diretta dei ciechi nelle istituzioni che li riguardano, specialmente dopo la rieducazione dei ciechi di guerra; al criterio tradizionale di laboratorî e scuole speciali va sostituendosi quello di collocare i ciechi gradatamente nelle scuole, nei laboratorî e negli uffici comuni, dopo un periodo, il più breve possibile, di normalizzazione; e si hanno esperienze favorevoli oramai in numerosi campi.
Nel 1920 si costituì l'Unione italiana dei ciechi, con la partecipazione dei ciechi di guerra; quasi contemporaneamente si costituì la Federazione delle Istituzioni pro-ciechi, che in pieno accordo con l'Unione presentò al governo nazionale un programma organico e ottenne la promulgazione dei regi decreti 30 e 31 dicembre 1923, n. 8428 e 3126 (v. oltre) per l'istruzione obbligatoria dei ciechi, e il r. decr. 15 novembre 1925, n. 2483 che dispone l'istituzione in Roma della R. Scuola di metodo degli educatori dei ciechi. Essa funziona già dal 1925.
Merita menzione la Stamperia nazionale Braille in Firenze, che dal 1924 al 1930 ha stampato 300 opere, con un numero complessivo di circa 50.000 volumi. Essa pubblica due periodici quindicinali: il Corriere dei ciechi e Gennariello (giornale per i ragazzi ciechi). Recentemeute si è costituita a Genova la Biblioteca nazionale Braille Regina Margherita, con l'intento d'integrare e coordinare le piccole biblioteche preesistenti, fornite di circa 60.000 volumi manoscritti.
Il numero dei ciechi italiani dati dal censimento del 1911 è di 28.357, ma essendovi compresi i vecchi (12.820 sono censiti di oltre 65 anni) e i colpiti da altre infermità, esso non ha valore ai fini educativi. Sta facendo una statistica l'Unione italiana dei ciechi. Le istituzioni per i ciechi in Italia sono attualmente 30, e tendono a specializzarsi, suddividendosi in quattro tipi: scuole elementari, scuole professionali, convitti per studenti, case di lavoro e di ricovero. Il numero degli alunni era nel 1923 di 814; nel 1930 è salito intorno a 1400; si presume restino ancora privi di educazione circa 350 fanciulli dai tre ai quattordici anni, e circa 1500 adulti dai quattordici ai quarantacinque, per cui gl'istituti stanno disponendo la capacità necessaria.
Fra le istituzioni estere odierne più importanti ricordiamo: il National Institute for the Blind e il St. Dunstan's College in Inghilterra; la Société d'assistance aux aveugles e l'Institution Nationale des jeunes aveugles in Francia; il Reichsdeutscher Blinden-Verband e il Verband der deutschen Blinden-Anstalten in Germania; l'American Foundation for the Blind e il Perkins Institute negli Stati Uniti. L'Istituto per i ciechi di Vienna contende la priorità a quello di Parigi e ha un museo che è forse il più importante per la storia dell'educazione dei ciechi. Altre associazioni, scuole, biblioteche sono oramai in tutti gli stati civili.
(V. Tavv. XLV e XLVI).
Provvedimenti amministrativi. - Il problema delle provvidenze amministrative a favore dei ciechi si divide in due parti ben distinte. Occorre provvedere, cioè, all'assistenza e beneficenza nei riguardi dei ciechi poveri, e occorre poi provvedere all'istruzione dei ciechi stessi, siano essi poveri o abbienti: e ciò tanto più in quanto occorrono per i ciechi scuole e maestri speciali. Esamineremo separatamente i due argomenti; avvertiamo solo che il problema si presenta, in termini analoghi, per i sordomuti, tanto più che alcune norme di legge sono comuni agli uni e agli altri.
Istruzione ed educazione. - Lo stato italiano non ha ritenuto proprio esclusivo compito provvedere al riguardo, giacché, sia per l'assistenza sia per l'istruzione, esistevano ed esistono tuttora molti istituti pii o fondazioni, che provvedono all'uopo; peraltro con r. d. 31 dicembre 1923, n. 3126, ha adottato opportune misure, e cioè:
a) l'obbligo scolastico è esteso ai ciechi e ai sordomuti, a meno che altra anomalia fisica li renda inetti ad apprendere. L'istruzione, anche per i ciechi, non è una facoltà, è un obbligo; in caso d'inadempienza, i responsabili sono passibili d'ammenda. Se al cieco o sordomuto sia impartita istruzione privata o paterna, l'allievo deve poi sostenere un esame presso un pubblico istituto;
b) lo stato verserà contributi o sovvenzioni agl'istituti pro ciechi e sordomuti: all'uopo è stanziata nel bilancio del Ministero dell'educazione la somma di due milioni annui.
Le suddette norme del decreto del 1923 sono state successivamente inserite nel testo unico dell'istruzione elementare (decr. 5 febbraio 1928, nn. 577-1195, articoli 175-180).
Attualmente esistono istituti che impartiscono istruzione ai ciechi nelle città di Bologna, Cagliari, Firenze, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Emilia, Torino e Trieste. I detti istituti sono alla dipendenza del Ministero dell'educazione: in quanto che, per l'art. 1 della riforma alla legge sulle opere pie (decr. 30 dicembre 1923, n. 2841) gl'istituti dei ciechi che abbiano in prevalenza scopo di educazione e d'istruzione sono passati alla dipendenza del ministero medesimo.
È poi da menzionare la scuola di metodo per insegnanti e maestri istitutori di ciechi, fondata in Roma col r. decr. 15 novembre 1925, n. 2483.
Assistenza e beneficenza. - Può essere di due specie: assistenza e beneficenza facoltativa, che si effettua in quanto private fondazioni o private persone si accollino un'attività del genere, e abbiano mezzi per provvedervi: e assistenza o beneficenza legale, cioè istituita e comandata per legge dello stato, e perciò resa obbligatoria per taluni enti (comuni, provincie, stato medesimo).
Per quanto concerne la beneficenza facoltativa, mancano notizie aggiornate. Nel 1900 risultavano nel regno 23 istituti od opere per i ciechi con un patrimonio lordo di 16 milioni circa; oggi però tale patrimonio sarà ben maggiore.
Per quanto concerne la beneficenza legale od obbligatoria, si devono menzionare varie disposizioni legislative.
Vi sono anzitutto le norme relative agl'inabili al lavoro (articoli 80-82 legge pubblica sicurezza del 1889; decr. 19 novembre 1889, n. 6535; si consultino pure gli articoli 155 e 156 nuovo testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, 6 novembre 1926, n. 1848, e circa tali norme, v. accattonaggio). Il Ministero dell'interno può ordinare il ricovero degl'inabili al lavoro, anticipando la spesa, salvo diritto di rimborso verso comuni, opere pie, ecc.; ora non è dubbio che anche i ciechi possano essere ritenuti, nei congrui casi, inabili al lavoro, e cioè coloro che "per infermità cronica o per insanabili difetti fisici e intellettuali non possano procacciarsi il modo di sussistenza", come dice l'art. 2 del succitato decr. 19 novembre 1889. A tali norme è da aggiungerne una più recente, e cioè l'art. 80 del decr. legge 30 dicembre 1923, n. 2838, che modifica la legge comunale e provinciale. Questa norma, opportunamente dettata dal governo fascista, ha stabilito che le amministrazioni provinciali debbono obbligatoriamente provvedere, fra l'altro, all'assistenza dei tubercolotici, dei ciechi e dei sordomuti, in quanto non vi provvedano consorzî o altre istituzioni autonome.
Si trattava di stabilire quando dovessero provvedere lo stato o gli altri enti in base alla legislazione sugl'inabili al lavoro di cui abbiamo già fatto cenno. L'apparente antinomia è stata dalla consuetudine amministrativa così risolta: allorché si tratti di ciechi capaci di poter apprendere un lavoro proficuo e poscia sostentarsi, provvederà (si tratti sia di bambini sia di adulti) la provincia, in base alla suddetta legge del 1923; se invece il soggetto non sia rivalorizzabile, esso sarà considerato inabile al lavoro e ne potrà essere disposto il ricovero nel modo anzidetto.
Si deve infine ricordare l'art. 8 della legge 17 luglio 1890, n. 6972, che dispone: "La Congregazione di carità promuove i provvedimenti amministrativi e giudiziarî di assistenza e di tutela degli orfani e minorenni abbandonati, dei ciechi e dei sordomuti poveri, assumendone provvisoriamente la cura nei casi di urgenza". Ogni congregazione deve perciò tenere un registro delle persone suddette (circolare 25 agosto 1892 del Ministero degli interni).
Ciò dal punto di vista amministrativo. Per quanto concerne la posizione giuridica generale dei ciechi, aggiungiamo che i ciechi nati sono inabilitati di diritto, salvo abilitazione del tribunale (art. 340 cod. civile). Per quanto concerne i testamenti, v. l'art. 785 di detto codice.
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Le principali riviste che trattano problemi relativi ai ciechi sono: Argo, bimestrale dell'U. I. C., Firenze; L'amico dei ciechi, Firenze; Beacon, National Institute for the Blind, Londra; Die Blindenwelt, Berlino; Le messager suisse des aveugles, Losanna; Valentian Haüy, Ass. Valentin Haüy, Parigi; Outlook for Blind, New York.