CAIANIELLO, Eduardo Renato
– Nacque a Napoli 25 giugno 1921, da Giuseppe e Lidia Sammartino.
Dopo aver frequentato il liceo classico «Jacopo Sannazaro» nella città natale, si iscrisse nel 1938 al corso di laurea in fisica presso l’Università degli studi di Napoli (poi «Federico II»). Richiamato alle armi nel 1942, prestò servizio come sottufficiale nel genio, addetto a rimozione e posizionamento mine. Dopo un periodo di addestramento a Pavia, venne inviato sul fronte africano. Sopravvissuto alla battaglia di El Alamein, l’anno successivo, ferito, fu fatto rientrare a Napoli e insignito di una croce di guerra. Ripresi gli studi interrotti di fisica teorica, si laureò sotto la supervisione di Antonio Carrelli il 14 dicembre 1944, discutendo la tesi «Una verifica sperimentale della teoria di Debye sulla dispersione anomala nei liquidi dipolari». Nel 1946 si unì in matrimonio con Carla Persico, dalla quale ebbe quattro figlie (Dora, Eva, Orietta e Silvia).
Assistente presso la cattedra di meccanica razionale tenuta da Carlo Tolotti fino al 1948, venne quindi prescelto, unico meridionale, da una commissione istituita dal Massachussetts Institute of Technology (MIT) per l’assegnazione di sette borse per uno stage di studio negli Stati Uniti. Invitato presso l'Università di Rochester da Robert Marshak – il grande fisico americano che aveva partecipato, con Enrico Fermi, Niels Bohr, Robert Oppenheimer e altri al «Manhattan Project» – sotto la sua supervisione, conseguì nel 1950 il PhD in fisica con una tesi dal titolo «Investigation of the Decay and Absorption of Mesons. Part I: Beta-decay and the possible electron-decay of the pi-meson. Part II: On the spin of the mu-meson». Nominato assistant professor presso il dipartimento di matematica della stessa Università per l’anno accademico 1950-51, vi tenne due corsi su «Metodi matematici in fisica». Nell’anno accademico 1951-52 fu a Torino come assistente di Gleb Wataghin, dove conobbe Tullio Regge, ancora studente, che prese anch’egli il PhD a Rochester con Marshak nel 1957 e con cui mantenne un intenso dialogo fino alla sua morte. Successivamente, in seguito a contatti con Edoardo Amaldi, si spostò all’Università di Roma, dove rimase dal 1952 al 1955 come assistente presso la cattedra di fisica teorica, allora tenuta da Carlo Ferretti. In questo periodo, tra il 1952 e il 1953, lavorò alcuni mesi a Copenaghen con Bohr, grazie a una borsa di studio.
Nel periodo romano affiorò anche il suo interesse verso il nuovo campo della cibernetica, se pure i primi contatti risalissero probabilmente al periodo americano, proprio negli anni in cui si diffondeva l’entusiasmo per il libro di Norbert Wiener (Cybernetics, 1948). Proprio a Wiener era dedicato il seminario organizzato da Fermi nel 1954, occasione alla quale risale anche il primo contatto di Caianiello con Valentino Braitenberg. Secondo Bruno Preziosi (Il periodo eroico 1956-58, in Structure: from Physics to General Systems. Festschrift…, 1992, pp. XVII-XXXI) dopo questo seminario, Caianiello e Braitenberg «presero assieme la circolare esterna e, durante il tragitto, Eduardo manifestò il suo vivo interesse ad imparare qualcosa sul funzionamento del cervello». Gli interessi in questo settore si rafforzarono sempre in questo periodo; in particolare, nel 1955, mentre era a Copenaghen, la lettura del libro di Gray Walter, The living brain (New York 1953) lo convinse che si poteva affrontare il problema del funzionamento del cervello con la metodologia della fisica.
Fatto ritorno nel 1955 negli Stati Uniti, come Higgins visiting professor all’Università di Princeton, nello stesso anno vinse il concorso a cattedra in Italia, classificandosi primo nella terna dei vincitori, seguito da Marcello Cini e Fausto Fumi. I lavori della commissione – formata da Bruno Ferretti, Nicolò Dallaporta e Giampiero Puppi – si conclusero nell’autunno del 1955, mentre Caianiello si trovava negli Stati Uniti. Venne quindi chiamato dalla facoltà di scienze dell’Università di Napoli a ricoprire la cattedra di fisica teorica, sostenuto soprattutto dai matematici Carlo Miranda e, in particolare, Renato Caccioppoli, con cui intratteneva un rapporto di profonda stima e amicizia. Tuttavia, per rispettare gli impegni presi a Princeton, ottenne di rinviare il ritorno a Napoli all’inizio dell’anno accademico 1956-57.
Una lettera del 4 luglio 1951 di Marshak a Gilberto Bernardini (cfr. F. Guerra, Quantum Field theory and Renormalization theory in the early scientific activity of E.R. C., in Imagination and rigor…, 2006, pp. 93-108) trovata negli archivi Amaldi, permette di mettere a fuoco sia la personalità di Caianiello sia il ruolo cruciale che l’esperienza compiuta negli Stati Uniti ebbe sulla sua attività successiva. Marshak esprimeva la propria ammirazione per come Caianiello fosse passato «da una conoscenza pari a zero di meccanica quantistica e fisica moderna» ad acquisire «nello spazio di due anni» sufficienti competenze da «ottenere un PhD in fisica teorica moderna», e concludeva commentando come la sua decisione di tornare fosse «too bad for Columbia and wonderful for Italy».
Il commento di Marshak assume un significato pregnante se si considera che Caianiello fu chiamato a Napoli sulla cattedra che era stata ricoperta, sia pure per pochi mesi, da Ettore Majorana, e che era rimasta – con la breve eccezione di due anni accademici – scoperta dal 1938 al 1955. L’assenza di continuità sia didattica sia scientifica con l’insegnamento, sia pur brevissimo, di Majorana, aiuta a capire quanto precaria fosse la situazione della fisica napoletana al suo ritorno, e dunque viepiù ad apprezzare le enormi difficoltà che incontrò nel costruire un gruppo di ricerca, anche alla luce dei risultati in breve ottenuti.
I primi due anni che seguirono il ritorno di Caianello a Napoli (1956-58) sono stati definiti da Bruno Preziosi «il periodo eroico». La sua azione innovatrice si svolse in un periodo molto difficile per la città di Napoli, ma, al tempo stesso, estremamente creativo e ricco di progetti. Non tutto andò secondo le altissime aspettative di allora e, successivamente, molte delle potenzialità irrealizzate furono viste come occasioni perdute. Caianiello fu tra gli artefici di questo nuovo clima, e si adoperò per creare le condizioni di un rinnovamento radicale sia sul piano scientifico sia su quello istituzionale (v. P. Greco - L. Mazzarella - G. Barone, Alfonso Maria Liquori: il risveglio scientifico negli anni '60 a Napoli, Napoli 2013). Al suo arrivo, la fisica napoletana era concentrata intorno ad Antonio Carrelli, professore di fisica sperimentale – direttore dell’Istituto fisico, situato in Via Tari al centro della città – e da tre assistenti. Sulle loro spalle ricadeva tutta l’attività didattica e poteva accadere che uno studente si laureasse in fisica senza avere seguito un corso di meccanica quantistica. Carrelli assegnò a Caianiello tre stanze all’ultimo piano dell’edificio usate in precedenza come magazzino. Caianiello si adoperò a ricercare fondi, col duplice obiettivo di dare respiro internazionale alla ricerca napoletana, attraverso un fitto programma di conferenze e seminari tenuti da studiosi e personalità di punta, e, al tempo stesso, di dotare il neonato Istituto di fisica teorica di strutture adeguate. Egli seppe sfruttare appieno la decisione del Governo americano di finanziare la ricerca europea; alla fine del 1956, dopo un incontro a Francoforte col responsabile (militare) incaricato dei finanziamenti, ottenne uno dei grant di più alto importo, 10.000 dollari, che venne poi confermato fino al 1963. Su questa base riuscì, nel modo rocambolesco descritto da Preziosi (Il periodo eroico 1956-58…, cit), a farsi assegnare dall’Ente Mostra il padiglione 19, allora in disuso, della Mostra d’Oltremare di Napoli. Nel mese di novembre 1957 Caianiello e i suoi collaboratori si trasferirono nella nuova sede utilizzando la piccola parte agibile del padiglione, la cui ristrutturazione fu completata solo nel 1959. Ma già nel corso del 1958, la neonata scuola di perfezionamento in fisica teorica e nucleare fu inaugurata il 1° aprile, da Werner Heisenberg, con una affollatissima lezione, in una sede ancora precaria. L'Istituto divenne presto un luogo di incontri e scambi di idee a livello internazionale. Un ruolo epocale ebbero, nell’internazionalizzazione e nell’ampliamento di orizzonti della ricerca napoletana, alcune fra le scuole organizzate da Caianiello negli anni Sessanta del secolo scorso, il cui pregio, oltre che nella partecipazione di scienziati di fama mondiale, era nel mettere in evidenza collegamenti interdisciplinari insoliti per l’epoca e mostratisi cruciali successivamente. Basti ricordare quella sulla teoria degli automi del 1964 (Automata Theory, a cura di E.R. Caianiello, New York-London 1964) e quella sulle reti neurali (Neural Networks…, a cura di Id., Berlin 1967) entrambe tenutesi a Ravello.
Anche il clima di dialogo scientifico era – soprattutto nei primi anni – del tutto originale. Come ricorda Aldo De Luca (E. C. e la nascita a Napoli di una ricerca interdisciplinare, in Memoria e progetto…, 2010, pp. 33-36), «I ricercatori ogni settimana si riunivano da Eduardo, dove venivano messi sul tappeto i vari problemi dei quali ci si occupava, e ognuno contribuiva alla discussione sulla base delle proprie competenze ed esperienze. L’atmosfera era bellissima ed estremamente stimolante; ricordo gli incontri che avvenivano quasi tutti i mercoledì alla Villa Virgiliana, una villa di Cuma prossima all’Antro della Sibilla, dove si andava verso le tre del pomeriggio: non c’era nessuno, solo una lavagna e una stufa perché d’inverno faceva molto freddo; verso le 5 si sentiva suonare un gong e trovavamo su un tavolo del salotto il tè servito da un fantomatico cameriere. Il dibattito era libero e aperto, su problemi che andavano da modelli neurologici a problemi di matematica molto sottili e impegnativi».
Altro aspetto da ricordare è quello relativo al rapporto con i giovani e anche, nei primi anni di insegnamento, con chi aveva solo pochi anni meno di lui. Tre esempi – presi al di fuori dei suoi gruppi di ricerca a Napoli e Salerno – sono offerti rispettavamente da Tullio Regge (Il mio amico E. C., in La Stampa, 10 novembre 1993), da Paul Cull (C. and Neural Nets, in Imagination and rigor…, cit., pp. 47-62) e Maurizio Gasperini (Ricordando E. C. Riflessioni sull'opera e sull'eredità scientifica del fisico napoletano, in Ulisse biblioteca (1° dicembre 2006), http://ulisse.sissa.it/biblioteca/saggio/2006/Ubib061201s001), alle cui testimonianze scritte si rinvia per una descrizione degli atteggiamenti di apertura e guida mostrate.
Fu probabilmente nel periodo torinese, a partire da un articolo congiunto con Sergio Fubini (E.R. Caianiello - S. Fubini, On the algorithm of Dirac spurs, in Il Nuovo Cimento, 1953, vol. 9, pp. 1218–1226), che gli interessi scientifici di Caianiello si andarono spostando dalla fisica delle particelle elementari – oggetto principale del periodo del PhD e di quello immediatamente successivo – verso la teoria dei campi (cfr. F. Guerra, Quantum Field Theory and Renormalization Theory in the early scientific activity of E.R. C. …, cit.; S. Fubini Homage to a friend, in Festschrift…, 1989, pp. 1-5).
A partire dal 1953 Caianiello pubblicò un nutrito numero di lavori (una trentina in poco più di dieci anni) nei quali venne esposta e sviluppata la sua visione della teoria quantistica dei campi e della rinormalizzazione (v. M. Marinaro, The Renormalization Group from Bogoliubov to Wilson, in Imagination and rigor…, cit., pp. 109-118; nonché i lavori iniziali di due serie di contributi: E.R. Caianiello, On quantum field theory, I, Explicit solution of Dyson’s equations in electrodynamics without use of Feynman graphs, in Il Nuovo Cimento, 1953, vol. 10, pp. 1634-1652; Id., Regularization and renormalization, Il, ibid., 1959, vol. 13, pp. 637-661). Questa visione era basata non solo su nuove intuizioni di tipo fisico ma anche su nuove idee matematiche (Id., Combinatorics and renormalization in quantum field theory, Reading, MA, 1973).
Il suo interesse per la cibernetica si focalizzò sulla possibilità di costruire modelli del cervello adeguati allo studio dei processi mentali, sulla scia del libro di W. Ross Ashby, Design for a brain (London 1952): contributo fondamentale di Caianiello in questo campo è Outline of a theory of thought-processes and thinking machines (in Journal of theoretical biology, I [1961], 2, pp. 204-235, che non solo è alla base di tutti i suoi lavori successivi sulle reti neurali, ma – metodologicamente – contiene già tutti gli elementi significativi del suo modo di affrontare i problemi della cibernetica. Questo lavoro, oltre a contenere risultati matematici originali, è anche un vero e proprio manifesto programmatico che continua a essere significativo ancora oggi, dopo quasi sessant’anni (R. Cordeschi - T. Numerico, 2013: http://www.treccani.it/enciclopedia/la-cibernetica (Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Scienze)/). La parte più innovativa del lavoro, rispetto a risultati precedenti (cfr., in partic., W. McCulloch - W. Pitts, 1943), risiede nel fatto che il modello matematico della rete è costruito a partire da intuizioni di tipo fisico (piuttosto che precipuamente logico) sul suo funzionamento. Tale approccio permette, tra l’altro, di separare due aspetti, ossia di studiare la dinamica della rete, la sua evoluzione, in modo disgiunto dall'apprendimento. Si sa, infatti, che esiste una differenza di velocità tra i due processi: i tempi con i quali una rete neurale reagisce agli impulsi che vengono dall’esterno (modificando gli stati dei neuroni) sono molto più rapidi di quelli con i quali essa apprende dalle interazioni passate con il mondo esterno, fino a cambiare i parametri stessi che caratterizzano la rete (apprendimento). L’ipotesi «adiabatica» di Caianiello si basa sulla possibilità di studiare separatamente la dinamica di una rete e il modo con cui essa apprende dall’esperienza passata. Questo approccio, fisico piuttosto che logico, non era dunque solo un’estensione e un arricchimento del modello di McCulloch e Pitts ma portava a un modo diverso di affrontare il problema (si v., ad esempio, L. Borland - H. Haken, Synergetic computer networks for associative action, in Structure…, cit., pp. 10-20).
A partire dagli anni Sessanta del Novecento emerse e si consolidò anche la sua attività di «costruttore di strutture di ricerca». Alla creazione dell’Istituto di fisica teorica e della scuola di perfezionamento si aggiunsero, negli anni, varie altre istituzioni scientifiche. Il Laboratorio (poi Istituto) di cibernetica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), come struttura autonoma esterna all’Università, nel 1968. All’inizio degli anni Settanta del secolo scorso fondò la facoltà di scienze dell’Università degli studi di Salerno, dove si trasferì nel 1973 e, infine, nel 1981, a Vietri sul Mare, l’International Institute for Advanced Scientific Studies (IIASS), che divenne uno fra i punti di riferimento della ricerca sulle reti neurali. Caianiello ebbe infatti un ruolo centrale anche nella nascita nel 1989 della Società italiana di reti neuroniche (SIREN) della quale fu presidente dalla sua fondazione sino alla sua morte nel 1993.
Altri aspetti della personalità di Caianiello sono più difficili da classificare, anche se riflettono, forse in modo più profondo, la sua apertura mentale e culturale nel senso più ampio, e che caratterizzavano anche la cibernetica e la teoria dei sistemi nell’America degli anni Cinquanta in cui si svolse una parte decisiva della sua formazione intellettuale. Alla ricerca di elementi di similitudine, strutturale e dinamica, tra sistemi diversissimi per natura e componenti, si associava la coscienza e la curiosità profonda della diversità, che Caianiello estese in modo particolare alle civiltà, ai modi di pensare e alle lingue più distanti. Dal profondo interesse per l’Oriente, stimolato dal viaggio in India e Cina come membro di una delegazione scientifica già nel 1964, i suoi successivi costanti rapporti con il Giappone, l’India, la Cina, l’ex Unione sovietica precorrono di decenni quell’atteggiamento “glocal” che doveva divenire successivamente un pattern abituale a tutto il mondo scientifico.
Protagonista del “Risveglio scientifico” napoletano degli anni Sessanta del secolo scorso, come già ricordato, Caianiello ha portato avanti una visione molto nitida, e allo stesso tempo originale, anche del rapporto tra scienza e società. Non solo era profondamente convinto del rapporto inscindibile tra ricerca scientifica (di base) e sviluppo tecnologico (con ricadute sul mondo produttivo), che egli riteneva la chiave di volta per la rinascita dell’Italia in generale e del Meridione in particolare; ciò che caratterizzava il suo approccio era una visione “umanista”, ossia la convinzione che il movimento congiunto di scienza e tecnologia non avrebbe potuto dare frutti se non coadiuvato e alimentato da un più ampio progetto culturale innovativo.
Particolarmente significativo in questo senso fu il suo rapporto con Soichiro Honda, come descritto – con attenta partecipazione e finezza di tocco – dalla moglie Carla Persico Caianiello (C. Persico Caianiello, “Eduardo”, in Imagination and rigor…, cit., pp. 183-186), cui si rinvia sia per maggiori dettagli sul suo contributo decisivo alle attività della Fondazione Honda, sia per l'interesse per le culture orientali, così profondo da far scrivere a Fubini che «in Giappone è considerato un grande esperto di problemi riguardanti i rapporti tra culture differenti» (S. Fubini, in Homage to a friend, in Festschrift…, 1989, cit. pp. 1-5).
L’atteggiamento in senso lato “umanista” di Caianiello può aiutare a mettere a fuoco i caratteri di quella “epistemologia implicita” che gli consentì di declinare e mantenere vivi interessi di ricerca apparentemente disparati, dalla fisica alla cibernetica, della quale divenne non solo uno fra i principali esponenti in Italia, ma una delle figure di riferimento a livello mondiale. Ci si riferisce, fondamentalmente, al suo vedere e considerare in modo unitario tutti i fenomeni della Natura, inclusi quelli sociali. Compito del fisico era quello di analizzarli sia isolando aspetti significativi, sia trovando connessioni e collegamenti inattesi; la matematica era uno strumento indispensabile perché permetteva di analizzare quanto studiato col dettaglio necessario, ma era e rimaneva solo uno strumento. Se lo strumento era disponibile lo si usava, se non lo era, lo si costruiva, ma sempre solo miratamente per il problema che si stava studiando.
Un simile atteggiamento fa capire, da un lato, il suo scarso interesse per la logica in sé (cfr. V. Braitenberg, Remarks on the Semantics of “Information”, in Imagination and rigor…, cit. pp. 31-38.) e, dall’altro lato, il suo atteggiamento – se pur a prima vista difficile da decifrare – verso la matematica. Matematico raffinato e originale lui stesso (si veda il già ricordato Combinatorics and renormalization in quantum field theory del 1973), usava distogliere i suoi collaboratori e allievi dal perseguire gli sviluppi puramente matematici di nuovi risultati (molto nota la sua raccomandazione di “non scappare per la tangente matematica”). Il suo interesse centrale erano i problemi che nascevano dalla fisica, intesa tuttavia in senso molto ampio e generale, fino a dove tali problemi risultavano affrontabili con la sua metodologia. Questo punto di vista permette di comprendere meglio un’altra sua affermazione, più volte ripetuta, di occuparsi di fisica con la mano destra e di cibernetica con la mano sinistra. La distinzione tra destra e sinistra è forse più pregnante di quanto si possa pensare quanto al rapporto tra le due discipline, se si pensa ai ruoli diversi svolti dai due emisferi del cervello (uno più razionale, l’altro più intuitivo). Nella sua prospettiva che, come teneva a rivendicare, era da “fisico teorico”, la cibernetica non poteva che “seguire” la razionale ricchezza di metodo della fisica teorica, necessitando la sua parte intuitiva di una regimentazione che solo questa poteva darle. Da questa epistemologia implicita discende una visione della interdisciplinarità che, come sottolineato da Montagnini (L. Montagnini, L’interdisciplinarità per Norbert Wiener ed E.R. C., in Memoria e progetto…, cit., pp. 47-68), lo differenzia dallo stesso Wiener. Per Caianiello, infatti, la cibernetica, non era (solo) lo studio della comunicazione e del controllo (cfr. N. Wiener, Cybernetics, cit.), bensì il terzo e più alto livello di una gerarchia composta dalle scienze della natura (inanimata), degli esseri viventi (biologia) e, in cima, le scienze dell’intelligenza, di cui la cibernetica era il prototipo, da studiare – come fenomeno naturale – con i metodi tipici della fisica; ossia studiare “le leggi del pensiero” (come potremmo dire usando una terminologia mutuata da Boole) scrivendo le equazioni che regolano il loro funzionamento con le procedure usuali in fisica. Per inciso, nei colloqui informali, a queste equazioni si faceva riferimento come alle “equazioni del pazzo”.
Una conseguenza di questa visione era che se la cibernetica era una nuova provincia della fisica, la parte sperimentale poteva ben essere affidata a un (o vari) neuro-qualcosa (neurofisiologi, neuroanatomisti, e via enumerando) ma l’interpretazione dei dati sperimentali, dei dati forniti dalla Natura, non poteva che essere compito del (fisico) teorico, così come molti spunti per le ricerche da effettuare dovevano provenire da quel pezzo di teoria (le reti neuroniche) che era già stata proposta e sviluppata.
Questo fu il programma che Caianiello realizzò nell’Istituto di fisica teorica che, di sperimentale, inizialmente aveva solo attività legate alle neuroscienze: impostazione che trasferì poi nell’Istituto di cibernetica del CNR. Va inoltre segnalato che Caianiello poté usufruire dell’apertura della comunità dei fisici italiani verso questi nuovi settori di ricerca, soprattutto attraverso l’azione del comitato fisica del CNR, che si fece sentire non solo a Napoli, ma anche a Genova e Pisa. Si può dunque considerare una specificità dell’esperienza italiana il fatto che – a differenza di quasi tutti gli altri Paesi – l'introduzione e lo sviluppo delle scienze dell’informazione sia avvenuto in misura preponderante sotto l'egida dei fisici. E lo stesso avvenne, di conseguenza, per i primi corsi di laurea in informatica. A Salerno, sotto l'impulso di Caianiello, nacque il secondo corso di laurea in informatica in Italia, dopo quello di Pisa, gemmazione anch’esso di un istituto CNR afferente al comitato fisica. Questa situazione, completamente diversa da quella di altri Paesi, si "normalizzò" solo decenni dopo.
Di particolare interesse risulta l’attualità di alcune fra le ultime idee di Caianiello rispetto allo sviluppo di importanti capitoli della fisica di oggi. Ci si riferisce, in particolare, alla sua idea dell’esistenza di un’accelerazione massima proposta già a partire dal 1981 (E.R. Caianiello, Is there a maximal acceleration?, in Il Nuovo Cimento, 1981, vol. 32, pp. 65-70) e sviluppata negli anni successivi in vari lavori – suoi, e di suoi colleghi e collaboratori – che hanno mostrato sia “modi” diversi di ricavare questo risultato, sia le implicazioni che questo “principio” ha in settori diversi (cosmologia, superconduttività, massa del bosone di Higgs, ecc.). Si vedano, ad esempio, i lavori di G. Papini (C.’s maximal acceleration. Recent developments, in Imagination and rigor…, cit., pp. 119-132) e G. Scarpetta (Cosmological implications of C.’s quantum geometry, ibid., pp. 147-156) e i loro riferimenti bibliografici. A riprova della persistente attualità della sua intuizione, a trentasette anni dalla prima formulazione, e a quasi venticinque anni dalla sua morte, si rimanda a quanto scritto da fisici non suoi allievi (C. Rovelli - F. Vidotto, 2014).
Le attività di ricerca di Caianiello in cibernetica e in fisica teorica erano strettamente collegate, e non solo per la metodologia usata. Egli aveva individuato una via originale per annettere alla fisica le attività mentali e quindi tutto ciò che riguardava le attività di elaborazione dell’informazione considerate da un punto di vista teorico e al loro massimo livello di generalità. Come scriveva John Archibald Wheeler in una lettera dell’estate del 1979: «[…] in nessuno dei miei quattro viaggi in Europa nei mesi passati vi è stato un momento più eccitante di quando mi hai detto che avevi in mente di dedicarti alla ‘meccanica quantistica senza la meccanica quantistica’ […]. Spero che andrai avanti. Penso che dovremmo aspettarci, alla fine, di poter dedurre la geometria dello spazio dalla teoria quantistica invece di dedurre la teoria quantistica dalla geometria dello spazio; e la teoria quantistica da qualcosa che ha a che fare col marchingegno mediante il quale viene acquisita l’informazione. è esattamente su quest’ultimo punto che tu devi dare un contributo unico al mondo grazie al tuo retroterra meraviglioso in questo settore […]».
L'unità di fondo, non occasionale, ma concettuale, tra le sue ricerche nei diversi settori può considerarsi l’aspetto più originale e significativo della sua eredità scientifica. Non si trattava, per Caianiello, di trasferire in nuovi settori tecniche e risultati originariamente individuati e concepiti e sviluppati in campi diversi, sulla base di una similarità di fondo identificata a un certo livello di astrazione, come spesso si verifica, e anche molto fruttuosamente. La sua teoria delle reti neurali, le “equazioni del pazzo”, sono un risultato assolutamente nuovo e originale e non una mera applicazione o utilizzazione di tecniche e risultati precedenti nella teoria quantistica dei campi, così come è originale il suo aver visto e inquadrato la cibernetica come capitolo della fisica. Questa estrema “somiglianza nella pluralità e diversità” delle ricerche da lui condotte, inoltre, non è qualcosa di statico, imposto da uno schema prefissato apriori. La somiglianza e l’unitarietà si sono andate man mano costruendo con l’avanzare dei risultati ottenuti. C’erano tutte le premesse affinché questo procedere parallelo (e unitario a livello concettuale e metodologico) potesse anche divenire una unificazione formale, teorica (di alcuni pezzi almeno) di queste discipline, come risultati e considerazioni recentissime fanno pensare.
Una risposta all’invito di Wheeler nella lettera del 1979 (e probabilmente ad altri, ripetuti nel corso del decennio successivo) si trova in E.R. Caianiello, A geometrical view of quantum and information theories, in Festschrift…, 1989, cit., pp. 183-207). Dopo aver richiamato il fatto che «[…] il numero non decrescente di incontri sul "significato della meccanica quantistica" dimostra che le cose forse non sono così semplici come le presentiamo nei libri di testo», continuava scrivendo che: «non essendo stato in grado di resistere al calmo e deciso invito di John Wheeler (e chi mai potrebbe farlo?) di esaminare la questione dal punto di vista della cibernetica (o “teoria generale dei sistemi”, se qualcuno preferisce questo sinonimo), mi sono messo diligentemente al lavoro, cercando di de-condizionare la mia mente da alcuni dei “pregiudizi culturali” che pervadono ogni cosa. […] il mio scopo era, e naturalmente continua ad essere, molto semplice: cercare di escogitare un modello che preservando la caratteristiche essenziali della meccanica quantistica (in primo luogo, ovviamente, il suo miracoloso “libro di ricette”) potesse apparire non del tutto alieno a un teorico dei sistemi o dell’informazione» (ibid., pp. 183 s.).
Dal 22 al 24 ottobre 1991 si tenne, tra Amalfi e Napoli, una conferenza internazionale in suo onore (Structure: from physics to general systems…, 1992), e il cui titolo, come scrivono i curatori, intende riflettere il suo «unifying interdisciplinary approach to Science», che caratterizzò il suo impegno e la sua ricerca fino all'ultimo. Nella cerimonia di chiusura tenutasi a palazzo Serra di Cassano, gli furono conferite onorificenze da varie istituzioni accademiche sovietiche.
Morì a Napoli il 22 ottobre 1993.
I suoi ultimi contributi mostrano che non si era affatto affievolita la “spinta propulsiva” della sua visione scientifica e molte delle sue ultime idee erano in corso di ulteriori arricchimenti. Forse, in futuro, si potrà pervenire a una completa unificazione delle attività “della sua mano destra e della sua mano sinistra”, anche se a opera di altri. A dieci anni dalla sua morte si è tenuto un incontro il cui scopo dichiarato era stabilire cosa fosse ancora valido della sua eredità scientifica (Imagination and rigor, cit., 2006); ancora oggi, nonostante l’ulteriore tempo trascorso, alcune delle sue idee precorritrici continuano a giocare un ruolo centrale in molti campi di indagine. Sicuramente Caianiello sarebbe soddisfatto di questi sviluppi recenti se, per caso, gliene dovesse giungere notizia in quel limbo atemporale in cui Bruno Arpaia lo fa dialogare con Wiener (cfr. B. Arpaia, L’arte del timoniere, in Memoria e progetto…, cit., pp. 351-358).
Tra i molti riconoscimenti ottenuti ci si limita a ricordare il premio dell’Associazione per il progresso economico (1980, per il suo libro Introduzione a…La cibernetica (Firenze 1980, in collab. con E. Di Giulio), e il premio Somaini per la fisica (1982) della Fondazione Alessandro Volta di Como. Socio della New York Academy of sciences, socio senior dell’Institute of electrical and electronics engineers (IEEE), medaglia d’oro di vari Istituti dell’Accademia delle scienze russa, fu inoltre socio onorario della Fondazione Honda, dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Napoli e dell’Accademia Pontaniana di Napoli.
Un elenco completo delle pubblicazioni, non solo scientifiche, di C. si trova nel fascicolo monografico a lui dedicato: Tribute to E.R. C. A Biography and a collection of dedicated articles (Mathematica Japonica, 1995, vol. 41, f. 1) e nella nota biografica di M. Marinaro - G. Scarpetta, E.R. C. (1921–1993), per la Società nazionale di scienze, lettere e arti (Napoli 1995). Si veda, inoltre, curato dalla figlia Eva e da Enzo Di Giulio, il volume comprendente una scelta di articoli pubblicati nel quotidiano Il Mattino e altri interventi di tipo non strettamente scientifico: E.R. C. Divagazioni sulla scienza e sul mondo: raccolta di scritti dal 1977 al 1993, a cura di E. Caianiello - E. Di Giulio (Napoli 1996).
Attualmente è in corso di costruzione un sito web dedicato alla sua opera.
W. McCulloch - W. Pitts, A Logical Calculus of Ideas Immanent in Nervous Activity, in Bulletin of mathematical biophysics, V (1943), pp. 115-133; N. Wiener, Cybernetics, Cambridge (MA) 1948; W. Grey Walter, The living brain, New York 1953; Festschrift in honour of E.R. C., a cura di A. Giovannini et al., Singapore-London-Hong Kong 1989;
Structure: from Physics to General Systems. Festschrift volume in honour of E.R. C. on his seventieth birthday, a cura di M. Marinaro - G. Scarpetta, Singapore-London-Hong Kong 1992; L.M. Ricciardi, E.R. C. (1921–1993), in Mathematica Japonica, XXXIX (1994), n. 1, pp. I–XVI; M. Gasperini (Ricordando E. C. Riflessioni sull'opera e sull'eredità scientifica del fisico napoletano, in Ulisse biblioteca (1° dicembre 2006), http://ulisse.sissa.it/biblioteca/saggio/2006/Ubib061201s001); Tribute to E.R. C. A Biography and a Collection of Dedicated Articles (1995), cit.; Imagination and rigor. Essays on E. C.'s Scientific Heritage, a cura di S. Termini, Milano-Heidelberg 2006; Memoria e progetto. Un modello per il Mezzogiorno che serva a tutto il Paese, a cura di P. Greco - S. Termini, Monte San Pietro 2010; R. Cordeschi - T. Numerico (2013): http://www.treccani.it/enciclopedia/la-cibernetica (Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Scienze)/; P. Greco - L. Mazzarella - G. Barone, Alfonso Maria Liquori: il risveglio scientifico negli anni '60 a Napoli, Napoli 2013; C. Rovelli - F. Vidotto, Covariant loop quantum gravity, Cambridge 2014.