DI CAPUA, Eduardo
Nacque a Napoli il 12 maggio 1865 da Giacobbe ("posteggiatore", violinista, nonché autore di canzoni napoletane che godettero al tempo di una certa notorietà). Fu il padre a curare la sua formazione musicale e strumentale, svoltasi al di fuori delle regolari istituzioni scolastiche (la più prestigiosa delle quali, il conservatorio "S. Pietro a Majella", fu frequentata dal D. solo per pochi mesi); e fu sempre al seguito del padre, nel complesso di mandolinisti da questo diretto, che egli fece il suo esordio artistico nell'ambito di una serie di tournées in Italia, in Inghilterra, in Russia. Aveva già al suo attivo una cospicua serie di canzoni (inaugurata, nel 1884, da Lo campaniello de la parrocchia) e una certa notorietà (conquistata soprattutto a seguito della pubblicazione, nel 1887, di Margaretella e di Capille d'oro) quando, nel 1898, compose 'Osole mio.
Molteplici e varie sono le versioni che, complici la straordinaria notorietà della canzone e la fervida fantasia del popolo napoletano, sono state tramandate riguardo alle circostanze che ne precedettero e determinarono la nascita. Più che l'oziosa disquisizione circa tempo (aprile o agosto) e luogo (Odessa o Mosca) della composizione, può avere un qualche interesse e una certa utilità il confronto tra le tesi che più da vicino affrontano il rapporto tra ispirazione musicale e testo poetico. La tesi più popolare è quella secondo cui la composizione della melodia, ispirata al D. dalla nostalgia per la sua Napoli lontana, avrebbe preceduto quella del testo, solo in un secondo momento affidata dall'editore F. Bideri al poeta Giovanni Capurro, redattore della Tavola rotonda, la rivista edita dal Bideri; non solo: Capurro avrebbe dovuto lottare non poco per vincere le resistenze e le perplessità dell'editore su di una lirica che, non parlando d'amore, appariva estranea alla più schietta tradizione partenopea (cfr. Ilmondo della musica, pp. 1760 s.). Fonti più autorevoli e attendibili danno invece per certo che il D., alla vigilia della sua tournée in Russia, avesse già preso accordi con la casa editrice (di cui era da tempo collaboratore) e che, al momento della sua partenza, avesse con sé i versi di Capurro (cfr. Encicl. della canzone napoletana, p. 258). Il sospetto che Bideri abbia abilmente sfruttato la trasferta russa del D. per il lancio pubblicitario di una canzone in breve destinata a divenire l'inno degli italiani all'estero, sembrerebbe trovare conferma nel tono enfatico con cui il 1º sett. 1898, alla vigilia della festa di Piedigrotta, la Tavola rotonda presentava la canzone del D.: "Egli si è ricordato, da lontano, del suo sole".
"Successo senza precedenti" è forse locuzione incapace di rendere appieno le clamorose proporzioni della popolarità di cui 'Osole mio godette in tutto il mondo: il testo poetico fu tradotto in francese, inglese, tedesco, e perfino in svedese; quanto alla stupenda melodia, ne vennero realizzate versioni a ritmo di tango e di valzer, e un'infinità di trascrizioni strumentali (per pianoforte, mandolino, chitarra, orchestra, ecc.). Alla fama internazionale della canzone contribuì certo la prestigiosità delle voci che la interpretarono: prima fra tutte quella di Enrico Caruso, che fece di 'O sole mio uno dei cavalli di battaglia del suo repertorio concertistico nel corso della sua ventennale permanenza in America; ma le ragioni fondamentali di una popolarità che a distanza di decenni non accenna a diminuire vanno ricercate nella canzone stessa, nel suo oggettivo e indiscutibile valore artistico.
Anche indipendentemente dalle parole (che pure, a quel tempo, dovettero commuovere milioni di italiani dolorosamente colpiti dalla piaga dell'emigrazione), la musica di 'Osole mio riassume e sintetizza, nella sua brevità e semplicità, tutte le componenti della più autentica tradizione lirica napoletana, a partire da quella peculiare del genere: la cantabilità melodica. E cantabile, 'O sole mio, lo è senz'ombra di dubbio: l'estensione della melodia, compresa entro gli angusti limiti di un'ottava o poco più, nel registro vocale di più facile e comune accesso; l'andamento lineare del canto, che rifugge da salti troppo ampi, o da modulazioni che non siano quella - patetica - dal maggiore al minore; la naturalità (o, se si preferisce, la convenzionalità) della tessitura armonica, oscillante sempre e solo tra tonica e dominante: tutto ciò fa di 'Osole mio una melodia alla portata di tutti, delle grandi voci liriche come delle ugole più modeste.
Il D. musicò versi dei più apprezzati parolieri del tempo: P. Cinquegrana (Capille d'oro), S. DiGiacomo (Carcioffolà), F. Russo (Serenatella nera), E. Murolo (Pusilleco, Pusì); ma l'autore col quale il D. diede vita ad un vero e proprio sodalizio poetico-musicale, dal quale nacquero alcune delle sue più belle e note canzoni ('A serenata de rrose, Maria Marì, I' te vurria vasà, Torna maggio, Canzona bella), fu il fabbro V. Russo: questi non era che un verseggiatore dilettante e semianalfabeta, ma capace di vibrare simpaticamente con il D., anch'egli dotato di un geniale istinto musicale, più che di una rigorosa e sistematica preparazione professionale; né va dimenticato che la musica di due tra le sue canzoni più famose, Serenatella nera e 'Erragazze, fucomposta dal D. in collaborazione con Salvatore Gambardella, musicalmente analfabeta.
Apprezzamenti e notorietà internazionale non valsero a tenere il D. al riparo da problemi e difficoltà di ordine economico; fuinfatti costretto a dirigere un'orchestrina al teatro dei Fiorentini durante gli intervalli, accompagnando al piano la proiezione dei film muti in locali di infima categoria, e impartendo lezioni di canto.
Morì a Napoli il 3 ott. 1917.
Canzoni (edite dalle case editrici napoletane Bideri e Santojanni, e da Suvini-Zerboni, Milano): Lo campaniello de la parrocchia (1884), Gnorsì (1886), Capille d'oro (1887), Margaretella (1887), Frunnella 'e rosa (1887), Rusinella (1888), 'Achiave (1889), 'Agrotta azzurra (1889), 'Aserenata d'e nnamurate (1889), 'E bersagliere (1889), Evviva 'o Rre (1889), Nennella mia (1889), 'A ritirata d'e marenare (1890), Tiritì-tiritommolà (1890), 'Osentimento (1890), 'Aluntananza (1892), 'Opumpiere (1892), Teh!... zuca cca! (1892), Carcioffolà (1893), 'E gesummine 'e Spagna (1893), 'Ombriaco (1893), Pecché, pecché, pecché (1893), Carmela 'e San Sivero (1894), Sott'ombrello (1894), Mo va mo vene (1895), 'Amisturella (1896), Chitarra mia (1896), Muntagnola (1896), 'Osole mio (1898), 'Aserenata d'e rrose (1899), Maria, Marì (1899), I' te vurria vasà (1900), Nuttata a mare (1900), Torna maggio (1900), Filumè, Filumè! (1901), Serenatella nera (1903), Canzone bella (1904), 'Erragazze (1904), L'urdema canzona mia (1904), 'Afurastiera (1906), Pusilleco, Pusì (1906), Pene d'ammore (1907), Nun t'affaccià (1908), Rosa 'e maggio (1908), 'Azarellara (1909), Mandulinata 'e notte (1916).
Bibl.: F. Cangiullo, Il mago della canzone di Napoli, in Il Messaggero, 31 ag. 1953; Il mondo della musica, Milano 1956, pp. 1760 s., 1773; S. Di Massa, Storia della canzone napoletana, Napoli 1960, pp. 265, 318, 322, 324 s., 333; E. De Mura, Encicl. della canzone napol., I, Napoli 1969, pp. 258 ss.; V. Viviani, Storia del teatro napol., Napoli 1969, pp. 680, 706 ss., 717, 752, 758, 774; J. A. Little, Romantic Italian song style in the works of Francesco Paolo Tosti and some of his contemporaries, tesi dott., University of Illinois, Urbana, 1977, pp. 142 s.; Encicl. della musica Rizzoli Ricordi, II, p. 287; III, p. 468.