BOUTET, Eduardo
Critico drammatico italiano, noto anche con lo pseudonimo di Caramba, nacque a Napoli nel 1856. Dalla città natale venuto giovanissimo a Roma, scrisse dapprima sul Corriere di Roma, sul Don Chisciotte, sul Folchetto; e intanto fondò il periodico teatrale Il carro di Tespi (1889-91), a cui collaborarono i più noti letterati del tempo. Collaboratore e redattore di numerosi giornali e riviste, fu critico drammatico della Nuova Antologia dal 1892 al 1905 e poi daccapo dal 1913 al 1915. Il B. si fece anche editore in Roma di pubblicazioni periodiche, tutte attinenti al teatro, e scritte interamente da lui: Le cronache (1899-900), Le cronache teatrali (1900-1901), Le cronache teatrali di Caramba (1908), Il giornale di Caramba (1913). Pubblicò inoltre opuscoli critici, libri di bozzetti ispirati alla vita del palcoscenico, Il madro, Bimba attrice, Pulcinella, Sua Eccellenza San Carlino, e una sorta di romanzo didascalico, Quidam, che trattava anch'esso i problemi della scena. Nel 1901 fu nominato professore di letteratura drammatica e teoria dell'interpretazione scenica nella Scuola di recitazione annessa alla R. Accademia di Santa Cecilia in Roma.
Autodidatta, scrittore involuto e faticoso ma fervido, credente con religione nel teatro e nella sua missione, il B. fu per lunghi anni il difensore delle correnti che s'andavano manifestando nella letteratura drammatica sulla fine dell'800; ma più importante fu il suo apostolato, come giornalista, scrittore, insegnante e direttore del massimo teatro italiano di prosa, per una moderna riforma dell'interpretazione scenica. Egli fu tra i primi ad asserire la necessità di sostituire alle compagnie girovaghe, affidate alla personale genialità e vanità di attori spesso incolti e quasi sempre deformatori dei testi, teatri stabili e disciplinati da direttori colti, fedeli interpreti del poeta drammatico. Questo suo sogno egli tradusse finalmente in realtà nel 1904, fondando nel Teatro Argentina di Roma la Stabile Romana, di cui fecero parte, con la vecchia Giacinta Pezzana, il Garavaglia, il Dondini (Cesarino), la Paoli, la Pieri, il Falcini, il Fabbri, il Mascalchi, il De Antoni, ecc. L'attività svolta da questo teatro, nel periodo in cui il B. ne tenne la direzione (il primo anno da solo e il secondo col Garavaglia), fu quella della più memorabile impresa del genere tentata fino ad oggi in Italia: gli attori riportati all'ufficio d'interpreti, l'abolizione dei "ruoli", la disciplina dell'insieme, la cura della messinscena, tutto fu rivolto all'interpretazione autentica d'un repertorio eclettico, che accanto ai migliori moderni, come Maeterlinck, De Curel, d'Annunzio, Wilde, comprese Eschilo e Shakespeare, Molière e Goldoni, Calderón e Beaumarchais. I risultati ineguali dello sforzo troppo nuovo, dissidî fra il B. e il Garavaglia, infine l'abbandono della direzione da parte del B. condussero alla rapida decadenza dell'impresa; la quale tuttavia continuò a vivere, tra alti e bassi, fino al 1915. Nello stesso anno il B., morì a Roma.
Bibl.: S. d'Amico, Maschere, Milano 1921.