MÖRIKE, Eduard
Poeta, nato a Ludwigsburg l'8 settembre 1804, morto a Stoccarda il 4 giugno 1875. Fra il romanticismo che stava per morire e il nuovo realismo che stava nascendo, si educò al gusto della poesia attraverso una lunga e assidua esperienza classica, come si vede nelle squisite traduzioni raccolte in Klassische Blumenlese (1840), e Theokritos, Bion und Moschos (1855). Vissuto sempre all'infuori di tutte le lotte politiche e sociali, rifletté dentro di sé l'inquieto spirito del tempo, ma risolvendolo in tenere e sorridenti immagini di grazia.
Gli anni d'infanzia di M. trascorsero felici, a Ludwigsburg, tra la quieta vita familiare e la scuola, dove ebbe per compagni F. Th. Vischer e D. Fr. Strauss. Nel 1817 il padre medico morì e la famiglia si trasferì a Stoccarda: M. fu inviato alla scuola classica di Urach, donde nel 1822 passò al collegio e all'università di Tubinga, destinato agli studî di teologia. Qui, tra la vita monotona dello "Stift" e il fare festaiolo degli studenti da cui si sentiva alieno, egli crea insieme con altri compagni un rifugio, una terra di sogno, l'isola di "Orplid" abbandonata dagli dei: intorno alle splendide rovine, all'alta rocca, alla dea Weyla, la fantasia di M. intesse fiabe e leggende, in un irresistibile bisogno di fuggire dalla vita. A questo periodo risalgono gl'inizî di una romantica e tormentata esperienza passionale di M.: l'amore per "Peregrina", Maria Meyer, misteriosa fanciulla, già appartenente a un cenacolo mistico della signora von Krüdener, bellissima e isterica, trovata svenuta sulla strada e accolta da una famiglia amica di M. Durante l'assenza di M. ancora sempre studente a Tubinga, la fanciulla scomparve, senza motivo, e riprese la sua vita errabonda: quando ritornò, M. rifiutò di vederla, sconvolto al punto da fare temere per la sua salute mentale. Diretta eco di queste interne agitazioni sono molte pagine del romanzo Maler Nolten e le cinque liriche del ciclo Peregrina, che nella prima redazione (1824) sono spesso sfogo passionale piuttosto che poesia, ma che, in una elaborazione posteriore, dovevano prendere posto fra la sua più squisita ed espressiva opera lirica.
Nell'autunno del 1826, assolti gli studî di teologia, M. lascia Tubinga; l'ufficio di vicario lo porta in diverse sedi e nel 1829 a Plattenhard, dove conosce Luise Rau. Questo nuovo amore, da cui viene alla poesia sua una nuova gioia di esprimersi, un dolce bisogno di sorbire la felicità con paziente delizia, s'infrange, dopo molti dubbî, contro piccoli malintesi e disagi. A Ochsenwang, il "selvaggio paradiso che neanche la sua Musa stessa avrebbe saputo scegliere meglio", matura la prima grande opera di M. e nell'agosto del 1832 esce il Maler Nolten, opera ancora giovanile, ma che per molti riguardi già è conclusiva della sua arte e che reca anche 30 deliziose poesie dedicate a Peregrina e a Luise Rau.
Un pesante senso di oscura fatalità avvicina questo romanzo educativo più che al suo naturale modello, il Guglielmo Meister, all'oscura e profonda poeticità delle Affinità elettive: e infatti intorno alla fatale affinità elettiva tra Theobald Nolten e la zingara Elsbeth, che poi si rivela consanguineità, s'intesse tutta la tragica vicenda. Da quest'atmosfera romantica di forze fatali, che egli sente vere e presenti, M. cerca d'elevarsi ad alte idealità goethiane e a uno stile di classica armonia, ricco d'immagini musicali e poetiche. Il romanzo è slegato e si smarrisce a tratti in romantiche misteriosità di maniera. Ma le figure principali si staccano dallo sfondo con grande plasticità, la semplice e buona vita campestre acquista rilievo nel sensibile contrasto con la vita di città, e i tipi e gli ambienti più diversi, ritratti con viva naturalezza, rivelano un acuto senso della realtà.
Nell'aprile del 1834 M. è nominato parroco di Cleversulzbach. Nella quiete della casa parrocchiale tra le cure della madre e della sorella Claretta, il periodo dello Sturm und Drang si viene a poco a poco esaurendo per cedere al più penoso tormento di una sempre rinnovantesi irritazione che gli sarà triste compagna per tutta la vita. Una sola possibilità di calma egli intravede: chiudersi in sé medesimo, raccogliersi nell'interna pace di un geloso isolamento.
Così, tra i piccoli lavori di artigianato e i rapporti di amicizia con J. Kerner, Uhland e H. Kurz, continua l'attività letteraria. A brevi intervalli si seguono: la novella Der Schatz nel Jahrbuch Schwäb. Dichter u. Novellisten (1836), i Gedichte (1838), la raccolta Iris (1839), con la novella Lucie Germeroth e il dramma Der letzte König von Orplid, un'edizione di liriche dell'infelice W. Waiblinger (1842) che gli fu amico e compagno a Tubinga.
A Mergentheim, dove M. si ritira con la sorella dopo aver lasciato la parrocchia di Cleversulzbach, si fidanza con Margarete von Speeth, per la quale compone in esametri i sette canti dell'Idylie vom Bodensee (1846), che è una successione di momenti lirici, legati da un filo molto tenue, con una unità essenzialmente lirica di paesaggio che si anima.
Nel 1850 il Mörike ottiene la carica di professore di letteratura al collegio cateriniano di Stoccarda e passa a matrimonio. La nascita di due bambine gli allieta questi anni e riaccende la sua ispirazione. Il Natale del 1852 portò lo Stuttgarter Hutzelmännchen con la Storia della bella Lau, fiaba d'incomparabile grazia e del più bell'umorismo svevo, che trovò in M. v. Schwind, il suo delicato e immaginoso illustratore. Nella terza edizione dei Gedichte (1856), apparve la notissima lirica Der alte Turmhahn, che riporta il poeta alla quiete di Cleversulzbach, con un'ispirazione malinconica e serena, sensitiva e sorridente, che sbocca in una poetica fusione di realtà e di fiaba.
Nella novella Mozart auf der Reise nach Prag (1866), l'ultima e la più stilisticamente elaborata delle sue composizioni in prosa, M. rievoca un mondo dove tutto è di una delicatezza squisita e fragile, un mondo di porcellane settecentesche quasi, il quale a un tratto si muova e prenda a vivere. Tuttavia M. già si sente vecchio e stanco, piccole discordie domestiche gli amareggiano la vita e la sua anima si culla volentieri in presentimenti di morte. Lasciato l'insegnamento (1866), si stabilisce dopo alcune peregrinazioni nuovamente a Stoccarda. Non gli mancarono negli ultimi anni né pubbliche onoranze, né amicizie affettuose, come quella di Th. Storm, di M. v. Schwind, di L. Richter, né omaggi di ammirazione specialmente da parte dei poeti di Monaco; ma i sempre più acuti dissensi con la moglie, lo spezzarsi della famiglia, la solitudine lo fecero a poco a poco cadere in una sempre più pesante e chiusa, insanabile malinconia.
La poesia di M., musicata da Brahms, Franz, Schumann e con miracolosa aderenza da Hugo Wolf, non ha grandi impeti lirici che trascinino ed esaltino; non amplia e non allontana gli orizzonti della realtà che ci è consueta, nasce da un'ispirazione raccolta e intima, e s'appaga in sé, nella limpidezza e perfezione del suo canto. La qualità che più immediatamente colpisce in essa è la capacità di assumere tutti gli aspetti della vita, ma che i più indeterminati e immensi entro un'immagine d'intimità semplice e di umile bellezza. Questa compiacenza con cui M. indugia in un mondo di forme gentili e semplici, non è quella del poeta idillico, la cui ingenuità gli manca, bensì l'espressione di tutta una complessa sensibilità, piena d'interni contrasti, che tormentano il suo intimo e dai quali egli si rifugia in una suprema solitudine interiore. Romantico nei temi che canta: la notte, la primavera, il crepuscolo e la foresta; romantico nel suo sogno di Orplid e soprattutto nell'indeterminata nostalgia, M. è però saldamente legato alla realtà; ha bisogno di visioni concrete, d'immagini limpide, di forme nitide, classicamente composte, che conferiscono alla sua poesia un'armonia serena. Negli anni maturi, tra la sorridente grazia dei Lieder e uno squisito senso umoristico, gli diventa lontano il proprio antico mondo poetico, alla realtà interiore si sostituisce una visione delicatamente caricaturale della realtà esteriore, il sorriso ironico si associa alla lirica, al mito subentra la fiaba, i paesaggi stessi dànno un delizioso senso d'incantesimo. L'arte fu per lui grande liberatrice e la sua esistenza esteriormente povera e insignificante ne fu in realtà poeticamente trasfigurata.
Opere: Sämtliche Werke, a cura di R. Krauss (Lipsia 1905, voll. 6); di K. Fischer (Monam 1906, voll. 6); di H. Maync (Lipsia 1909, voll. 3).
Epistolarî: Ausgewählte Briefe, a cura di K. Fischer e R. Krauss (Berlino 1903-1904, volumi 2), e a cura di W. Vesper (Berlino 1912); Briefwechsel mit Schwind, a cura di H. W. Rath (Stoccarda 1920); Brief wechsel mit Storm a cura dello stesso (Stoccarda 1919), e con Luise Rau, a cura dello stesso (Ludwigsburg 1921); Biefwechsel mit H. Kurz, a cura di H. Kindermann (Stoccarda 1919).
Trad. ital.: Mozart in viaggio per Praga, a cura di T. Gnoli, 2ª ediz., Milano 1930.
Bibl.: H.W. Rath, M. als Kinderfreund, Ludwigsburg 1926; biografie di K. Fischer, Berlino 1901; H. Maync, 3ª ed., Stoccarda 1927; E. v. Sallwürk, Lipsia 1926; R. Bachert, M.s Maler Nolten, Lipsia 1918; W. Heinsius, M. u. d. Romantik, in Deutsche Vierteljahrsschr. f. Literaturgeschichte u. Geisteswiss., III; I. Märtens, Die Mythologie bei M., Marburgo 1921; H. Walder, M.s Weltanschauung, Zurigo 1922; H. Hieber, M.s Gedankenwelt, Stoccarda 1923; D. F. Heilmann, M.s Lyrik u. d. Volkslied, Berlino 1913; E. Maddalena, Mörike, in La Cultura, 1921; A. Turazza, M. e l'antichità classica, Roma 1923; G. Gabetti, La poesia di M. e Lenau, Roma 1926; A. Schaeffer, Dichter u. Dichtung, Lipsia 1922; A. Kinzel, Der Vers in M.s Idylle vom Bodensee, Vienna 1910; A. Fischli, Klangmittel im Versinnern aufgezeigt an der Lyrik M.s, Berna 1920; B. Seuffert, M.s Nolten u. Mozart, Graz 1924.