MEYER, Eduard
Storico tedesco, nato ad Amburgo il 25 gennaio 1855. Dottore in filologia nel 1875, precettore dei figli del console generale britannico a Costantinopoli negli anni seguenti, libero docente di storia antica a Lipsia nel 1879, professore straordinario ivi nel 1884 e poi nel 1885 professore ordinario a Breslavia. Nel 1889 il M. venne chiamato a Halle e nel 1902 a Berlino, dove insegnò quasi ininterrottamente (salvo nel 1909 in cui fece un corso di lezioni in America) fino al 1925. Fu rettore dell'università di Berlino nell'immediato dopoguerra. Morì a Berlino il 31 agosto 1930.
Dopo due saggi rivolti a regioni per lo più trascurate dagli storici del mondo antico, la Troade (Geschichte von Troas, Lipsia 1877) e il Ponto (Geschichte des Königreichs Pontos, Lipsia 1879), il M. si dedicò all'attuazione di un vastissimo piano: una storia dell'antichità, di cui il primo volume uscì nel 1884 (Geschichte des Altertums). Conoscitore perfetto del mondo classico, sia greco, sia romano, padrone della lingua e della cultura di alcune tra le maggiori civiltà orientali (in specie l'ebraica e l'egiziana), capace di lavorare in profondità, per una straordinaria dote di assimilazione e chiarificazione, anche nei campi in cui non poteva muoversi con assoluta indipendenza, egli aveva le qualità necessarie per esporre, nel loro divenire storico, le civiltà del bacino del Mediterraneo (Mesopotamia compresa), seguirne gl'intrecci e le reciproche influenze sino alla loro fusione nella civiltà ellenistico-romana. Nell'attuare questo disegno, non nuovo, ma non mai tentato con preparazione paragonabile, il M. portava una rara finezza d'intuito nello scindere la realtà dalla leggenda e quindi riconoscere le peculiarità di ogni momento storico, oltre a una larghezza d'interessi, che andava dai problemi politici ai religiosi, dai letterarî agli economici. Sempre vigile era anche in lui la coscienza dei problemi teorici inerenti alla storiografia, e un suo saggio Zur Theorie und Methodik der Geschichte (Halle 1902, poi in Kleine Schriften), se non dice nulla di specialmente originale, è però notevole come rivendicazione della storia quale conoscenza del particolare e del fatto storico come un quid assolutamente nuovo in sé stesso, che liberava il M. dal sociologismo e dal determinismo allora dominanti: questo saggio ebbe infatti vasta eco. Ma il M. non riuscì a portare a termine la sua impresa. Quando nel 1902 era giunto col quinto volume della sua storia al 362 a. C., le nuove importanti scoperte che intanto si erano succedute in tutti i campi da lui esaminati, lo costringevano a rifarsi indietro. Il M. restava un po' vittima della sua scrupolosità esemplare, per cui il lavoro di sintesi era accompagnato e talvolta preceduto da minute analisi, sempre ricche di nuovi risultati, come fanno fede alcune storie speciali (Geschichte des alten Ågyptens, Lipsia 1887; Entstehung des Judentums, Halle 1896; Die Israeliten und ihre Nachbarstämme, Halle 1906) e gl'innumerevoli articoli di cui alcuni, spesso della dimensione di un piccolo libro, raccolti in due volumi di Forschungen zur alten Geschichte (Halle 1892; 1899) e in altri due di Kleine Schriften (Halle 1910-1924), ma i più sparsi in riviste e in atti accademici, specie nel Philologus e nei Sitzungsberichte e nelle Abhandlungen dell'Accademia di Berlino. Perciò il M. rifaceva in successive edizioni parecchie volte i primi volumi della sua storia, a cui aggiungeva anche un volume introduttivo di carattere antropologico-etnologico sugli uomini primitivi. E alcune delle più importanti scoperte gli davano occasione a interi libri, come la scoperta dei monumenti hittiti, dei papiri aramaici di Elefantina, delle Elleniche Ossirinchie, che egli riteneva, per errore, di Teopompo (Reich und Cultur der Chetiter, Berlino 1914; Der Papyrulfund von Elephantine, Berlino 1912; Theopomps Hellenika, Halle 1909). Più ancora lo allontanavano dalla maggiore intrapresa altri argomenti, che avevano, come si capisce facilmente, il vantaggio di sostituire al contenuto per necessità troppo generico di una "storia dell'antichità" problemi ben precisi, in cui erano implicati direttamente i maggiori valori della vita antica e moderna. Soprattutto la guerra e il dopoguerra vissuti dal M. con appassionato animo di Tedesco, ma anche con la consapevolezza di partecipare a una crisi di tutte le basi della civiltà europea lo costrinsero a meditare su questi problemi: ne vennero così il mirabile volume sulla monarchia di Cesare e il principato di Pompeo (Caesars Monarchie und des Principat des Pompeius, Stoccarda e Berlino 1918), inteso a chiarire la genesi dell'impero romano e i tre volumi sulle origini del cristianesimo (Ursprung und Anfänge des Christentums, Stoccarda e Berlino 1921 e segg.), in cui, mentre l'analisi interna dei Vangeli è assai discutibile anche per la trascuranza eccessiva dell'esegesi altrui, lo studio di tutta la storia circostante è impareggiabile. Si devono anche aggiungere due volumetti più propriamente di guerra, uno sull'Inghilterra (England, seine staatliche und politische Entwicklung und der Krieg gegen Deutschland, Stoccarda e Berlino) e un altro di argomenti varî (Weltgeschichte und Weltkrieg, Stoccarda e Berlino 1916). Fra le altre opere può interessare un volumetto sui mormoni (Ursprung und Geschichte der Mormonen, Halle 1912), frutto del viaggio in America.
Il concetto di storia dell'antichità, figlio del concetto di storia universale, da cui il M. mosse, rivela oggi troppo chiaramente le sue debolezze, perché si debba ancora insistere nel criticarlo. E al M., per effetto della sua straordinaria dote di capire tutti e tutto, mancava poi quella profondità di pensiero propria di chi è dominato da pochi problemi essenziali; in lui è già quindi visibile la decadenza del pensiero tedesco in confronto alla storiografia del primo Romanticismo. Ma nessuno storico della sua generazione ha tanto contribuito alla comprensione del mondo antico; e resta ad ogni modo esemplare la sua dedizione assoluta, quasi ombrosa, alla scienza.
Alle indicazioni date nel testo basterà aggiungere che la Geschichte des Altertums è costituita nella sua ultima forma in questo modo: I, 1, 3ª ediz., Stoccarda e Berlino 1900 (Introduzione. Elementi di etnologia); I, 11, 4ª ediz., 1921 (I più antichi popoli fino al sec. XVI a. C.); II, 1, 2ª ed., 1928 (Egitto, Ittiti, Greci dal XVI sec. al XII a. C.); II, 11, 2ª ed., 1931 (L'Oriente dall'XI alla metà dell'VIII sec. a. C.); III, 1ª ed., 1901 (la Persia e la Grecia durante il periodo delle guerre persiane, con una storia completa della Persia e dei popoli a lei sottomessi); IV, 1ª ed., 1901 (La Persia e la Grecia dal 446 al 404 a. C.); V, 1ª ed., 1902 (La Persia e la Grecia dal 404 al 362 a. C.). Per la lacuna esistente tra II, 11 nella 2ª ed. e III nella 1ª ed. (sec. VIII-VI per la storia orientale; sec. XIVI per la storia greca) continua a servire la parte corrispondente della 1ª ed. del vol. II (1893). Si ricordi anche l'aggiunta al vol. I pubblicata nel 1925 col titolo: Die ältere Chronologie Babyloniens, Assyriens und Ågyptens.