GARBIN, Edoardo
Nacque a Padova il 12 marzo 1865. Iniziò lo studio del canto con A. Silva e V. Orefice; dotato di una splendida voce tenorile, esordì nel settembre 1891 al teatro Comunale di Vicenza nel ruolo di don Alvaro in La forza del destino di G. Verdi, per poi sostenere quello di Turiddu al teatro Dal Verme di Milano in Cavalleria rusticana di P. Mascagni. Il favore riscosso in queste interpretazioni fu tale da aprirgli le porte dei maggior teatri lirici italiani. Nel 1892 fu chiamato a interpretare il ruolo del duca di Mantova nel Rigoletto di Verdi al teatro S. Carlo di Napoli e il 5 ottobre dello stesso anno prese parte, nel ruolo di Guevara, alla prima rappresentazione assoluta del Cristoforo Colombo di A. Franchetti al teatro Carlo Felice di Genova, sotto la direzione di A. Toscanini, succeduto a L. Mancinelli dopo le prime rappresentazioni. Dopo una recita di Cavalleria rusticana al Politeama di Genova accanto ad A. Pini Corsi, nel 1893 esordì al teatro alla Scala di Milano nel ruolo di Fenton nella prima assoluta del Falstaff di Verdi, sotto la direzione di E. Mascheroni, avendo come compagna nel ruolo di Nannetta la moglie Adelina Stehle. Fu questa una tappa importante della sua carriera che lo pose tra i più autorevoli interpreti del suo tempo. In quello stesso anno interpretò ancora Fenton al Carlo Felice di Genova, al teatro Costanzi e al teatro Argentina di Roma.
Nel 1894 al teatro Regio di Torino cantò nel Cristoforo Colombo e l'anno successivo nello stesso teatro fu Edgardo nella Lucia di Lammermoor di G. Donizetti. Richiesto dai maggiori teatri italiani, nel 1895 fu nuovamente al teatro Argentina di Roma insieme con la moglie nella Bohème di Puccini e nel Mefistofele di A. Boito, tornando nello stesso teatro nel 1898, ove riscosse grande successo in Ero e Leandro di L. Mancinelli. Nella stagione estiva 1899-1900 fu nuovamente al Politeama di Genova ove, accanto a Emma Carelli, cantò in Fedora di U. Giordano e fu poi il primo interprete di Zazà di R. Leoncavallo, diretto da A. Pomè. Richiesto spesso per interpretare opere nuove, creò numerosi ruoli e contribuì al successo di Adriana Lecouvreur di F. Cilea, rappresentata con esito trionfale al teatro Lirico di Milano il 16 nov. 1902 alla presenza dell'autore.
Negli anni successivi affrontò ruoli di grande impegno vocale e drammatico: nella stagione 1907-08 al teatro Carlo Felice di Genova fu Mario Cavaradossi nella Tosca di Puccini e nel 1908 al Politeama genovese fu don Josè nella Carmen di G. Bizet. Nel 1909, prese parte al Regio di Torino alla prima assoluta di Hellera di I. Montemezzi, sotto la direzione di T. Serafin, che lo guidò l'anno successivo in La festa del grano di G. Fino. Apprezzato interprete verdiano, il G. affrontò con sicurezza anche il repertorio pucciniano: nel 1911 fu Des Grieux in Manon Lescaut al Regio di Torino, ma la sua voce rivelò segni di logorio e il successo fu contrastato anche per divergenze interpretative sorte con il direttore V. Gui. La sua ultima apparizione ebbe luogo il 12 febbr. 1914 al Regio di Torino in Madama Butterfly di Puccini accanto a M. Farneti.
Oltre che nei maggiori teatri italiani, fra i quali il Lirico di Milano, il Pagliano e la Pergola di Firenze, il Politeama di Palermo e il Regio di Parma, il G. si impose anche in numerosi teatri stranieri, tra i quali la Hofoper di Vienna, la Königliche Oper di Berlino, il Real di Madrid, l'Opera di Varsavia, il Lirico di Barcellona, il S. Carlo di Lisbona, il Gordoskoy Teatr di Odessa, il Coliseo di Buenos Aires, l'Opéra-Comique di Parigi e il Covent Garden di Londra.
Il G. morì a Brescia il 12 apr. 1943.
Di lui ci rimangono alcune incisioni di arie tratte dall'Aida di Verdi, da Zazà e da I pagliacci di Leoncavallo, dall'Adriana Lecouvreur di Cilea, dalla Manon Lescaut, dalla Bohème e dalla Tosca di Puccini, dal Mefistofele di Boito, dalla Favorita di Donizetti e dal Faust di Gounod, tutte incise su dischi Grammophone, Typewrite e Phonotipia.
R. Celletti lo definisce "tipico tenore verista, ma con riferimenti alla tecnica d'emissione ottocentesca e, pertanto, cauto nell'espansione delle note centrali, meticoloso nel saldare i registri, padrone della "messa in maschera"". Il G. respinse lo stile interpretativo del periodo precedente, considerando superate molte delle licenze virtuosistiche inserite da alcuni cantanti della generazione di transizione dal romanticismo alla giovane scuola. Buon attore drammatico, fu dotato di una voce di colore chiaro, ma intensa e timbrata, duttile e squillante negli acuti, con qualche incertezza nel registro medio.
Fonti e Bibl.: C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte(1778-1963), Milano 1964, ad indicem; R. Celletti, Le grandi voci, Roma 1964, coll. 315-318 (con discografia); Storia del teatro Regio di Torino, II, Il teatro della città dal 1788 al 1936, Torino 1976, ad indicem; Storia dell'opera, III, 2, Torino 1977, pp. 310, 381, 386; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera(1880-1960), Roma 1978, ad indicem; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, III, Firenze 1978, pp. 1214, 1250, 1252 s.; F. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, Genova 1980, ad indicem; Enc. dello spettacolo, V, col. 902; Enc. della musicaRizzoli Ricordi, III, p. 86; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 115; The New Grove Dict. of opera, p. 345.