DE BETTA, Edoardo
Nacque a Castel Malgolo nella pieve di Sanzeno in Vai di Non (Trento) il 6 giugno 1822, da Maurizio e dalla nobildonna Anna Maria de Stefanelli di Trenterhoffe Hochenmair di Fondo. Entrò nel liceo di S. Alessandro a Milano che lasciò nel 1839. Malgrado il suo intenso desiderio di dedicarsì alle scienze naturali, si piegò alla volontà patema e seguì gli studi di giurisprudenza nell'università di Pavia, ove si laureò nel 1844. Ritornato a Milano, fu abilitato nel 1845 alla pratica legale presso il tribunale civile e nel 1846 presso quello penale.
Nel 1848 una sua cugina, Teresa De Betta, morta a Verona, lasciò il D. erede di una grossa fortuna e, per amministrare i suoi beni, egli abbandonò la professione, prese in cura le sue proprietà terriere e contemporaneamente si dedicò alla ricerca naturalistica. Nel 1849 sposò Maria de Inaina di Campostellato (figlia del consigliere Virgilio e della contessa Carlotta Martini di Calliano) e si trasferì a Verona.
In questo periodo il D. divise il suo tempo tra la città di Verona e la Vai di Non, continuando gli studi naturalistici e ignorando politica ed affari pubblici. Si occupò soprattutto di zoologia, entrando in contatto con studiosi italiani e stranieri; raccolse e catalogò vasto materiale. Nel 1852pubblicò le sue prime memorie sulla Helix Pollinii Da Campo. Osservazioni (Verona 1852).
A Verona fu eletto nel 1854consigliere comunale, carica che resse fino al 1863. In seguito, quando il Consiglio, comunale fu sciolto e l'amministrazione comunale passò nelle mani di un commissario, egli ricoprì, a vari intervalli, la carica di assessore. Nell'anno 1865 fu eletto podestà di Verona. Nell'ottobre del 1866ricevette dal comando austriaco, tranute la Francia, l'autorità su Verona col compito di trasmetterla nelle mani di Vittorio Emanuele II. In quest'occasione fu nominato cittadino onorario di Torino, ebbe la croce di ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e poco dopo le insegne di ufficiale e commendatore della Corona d'Italia. L'esperienza di vita pubblica fatta in quegli anni indusse il D. a pubblicare una storia amministrativa e politica locale, Il municipio di Verona (Roma 1867). Sotto il 90verno italiano fu deputato e vicepresidente del Consiglio provinciale di Verona e presidente dei R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti.
La vita sociale e gli impegni pubblici, non limitarono il lavoro scientifico del De Betta. Tra il 1852 e il 1887 pubblicò una cinquantina di lavori di zoologia, erpetologia, malacologia, ittiologia, ornitologia, geozoologia, teratologia ed archeologia protostorica. Era andato intanto costituendo un museo privato che conteneva una delle più ricche collezioni italiane di Rettili ed Anfibi. La raccolta dei suoi materiali e la biblioteca si trovano oggi al Museo civico di storia naturale di Verona.
Nel 1870 pubblicò a Venezia un trattato di malacologia (Malacologia veneta. Catalogo sinottico ed analitico dei molluschi terrestri e fluviali viventi nelle provincie venete), di cui aveva precedentemente pubblicato la prima parte, col titolo Malaoologia terrestre e fluviale della Valle di Non. I Molluschi terrestri (Verona 1852), in cui adottava la classificazione binomiale linneana per descrivere ben 214 specie, appartenenti a trentaquattro generi di Molluschi distribuiti tra le falde meridionali delle regioni alpine ed i lidi marini; fino al 1851 le specie conosciute, tra terrestri e fluviali erano soltanto diciannove. Nel 1874 pubblicava, per i tipi di Vallardi a Milano, Rettili ed Anfibi d'Italia, uno studio metodico e critico in cui, fra l'altro, sulla base di approfondite osservazioni, il D. eliminava talune specie, definendole varietà distinte per melanismo, sesso, età, stagione o località.
Per quanto riguarda l'ittiologia il D. si preoccupò soprattutto della parte pratica, cioè del ripopolamento dei corsi d'acqua e dei laghi, convinto che condurre a termine questa operazione significasse benessere e ricchezza per le popolazioni. Come ornitologo il D. fece osservazioni di carattere etologico su Pastor roseus e su qualche genere di Passeriformi, senza peraltro fornire conclusioni di carattere rilevante (Le cavallette e lo storno roseo, in Atti d. R. Ist. veneto di se., lett. e arti, s. 5, II (1875), pp. 720-25).
Negli anni Ottanta si dedicò alla filatelia raccogliendo 10.000 francobolli; sull'argomento pubblicò nel 1884 una monografia. Morì il 4 nov. 1896 nella sua villa di Sogara di Marcellise (Verona).
Ricordiamo alcuni lavori principali del D., oltre a quelli citati: Erpetologia delle Provincie venete e del Tirolo meridionale, Verona 1857 (opera premiata con medaglia d'oro dall'Accademia di agricoltura di Verona); Ittiologia veronese ad uso popolare e per servire alla introduzione della piscicultura nella provincia, Verona 1862 (anch'essa premiata con medaglia d'oro); Fauna d'Italia. Rettili ed Anfibi, Milano 1874; La collezione dei francobolli postali in relazione alla storia, Venezia 1884.
Bibl.: G. Canestrini, Della vita scientifica di E. D., con ritratto ed elenco delle sue opere, in Atti d. R. Ist. ven. di sc., lettere ed arti, s. 7, IX (1897-1898), pp. 1383-98; Id., La teoria dell'evoluzione, Torino s. d., pp. 19, 70; Q. Perini, E. D.: biografia, in Memorie d. Acc. degli Agiati, IV (1905), pp. 41-6; F. Largaiolli, Bibliografia del Trentino, Trento 1903, pp. 104 ss.; F. Ambrosi, Scrittori e artisti trentini, in Mem. d. Acc. degli Agiati, II (1903), p. 708; A. Goiran, Elogio di. E. D., in Atti della Accademia di agric., sc., lett. e arti di Verona, s. 4, V (1924), pp. 65-96.