PERRONCITO, Edoardo Bellarmino
PERRONCITO, Edoardo Bellarmino. – Nacque a Viale d’Asti il 1° marzo 1847 in un’umile famiglia formata dal padre, Luigi, calzolaio, la madre, Lucia Pastrone, sarta, e altri quattro fratelli e una sorella.
Vinse un posto gratuito alla Regia Scuola superiore di medicina veterinaria dell’Università di Torino. Nel 1867 conseguì la laurea e, dopo un breve intermezzo come veterinario municipale a Torino, divenne assistente di Sebastiano Rivolta nell’Istituto di anatomia patologica e patologia generale. Quando nel 1873 Rivolta si trasferì a Pisa, Perroncito fu nominato professore straordinario di patologia generale e anatomia patologica veterinaria, e l’anno seguente divenne ordinario.
Sotto la guida di Giambattista Ercolani mosse i primi passi nella parassitologia e, nel 1889, ottenne la prima cattedra di questa disciplina istituita presso la facoltà di medicina. Il suo interesse si estese all’igiene, urbana e rurale, e a questioni di profilassi, zootecnia e tecniche agricole. Il successo contro la malattia dei minatori della galleria del San Gottardo (1879-80) gli diede fama internazionale. Collocato a riposo nel 1923, fu presidente dell’Accademia di medicina di Torino, della Reale Società e Accademia veterinaria italiana, presidente onorario della Société zoologique de France e, dal 1898 al 1902, direttore della Scuola superiore di medicina veterinaria di Torino. Organizzò e presiedette congressi nazionali e internazionali, ricevendo numerosi premi (tra cui il Montyon dell’Académie des sciences e la Legion d’onore) e lauree honoris causa.
La sua prima moglie, Erminia Aletti, era sorella di Lina, moglie di Camillo Golgi, entrambe nipoti del patologo Giulio Bizzozero. In seconde nozze sposò una donna egiziana, Mirte, della quale pure rimase vedovo. La vita familiare gli riservò la perdita, nel 1929, dell’amatissimo figlio Aldo, che nel 1922 era diventato ordinario di patologia generale a Pavia sulla cattedra del suo maestro Golgi. Perroncito ricoprì cariche politiche e fu presidente della Società Dante Alighieri; nel corso della prima guerra mondiale si prodigò in opere umanitarie.
Morì a Milano il 4 novembre 1936 e venne sepolto a Pavia accanto alla tomba del figlio.
Con la sua opera si strinsero i rapporti tra medicina umana, veterinaria e agricoltura (Ghisleni, 1936, p. 5). Pubblicò numerosi lavori su echinococchi, cisticerchi, tubercolosi, panicatura nell’uomo e negli animali, trichina, ciclo evolutivo della tenia, micosi e coccidiosi, actinomiceti, cachessia ittero-verminosa, carbonchio e rabbia, patologie parassitarie e infettive di animali domestici e da cortile, tossicità delle carni macellate senza il rispetto dei presidi igienico-sanitari. Si batté a favore della costruzione di impianti frigoriferi per il trasporto e la conservazione della carne.
Le ricerche condotte sulle cercarie nelle zone palustri del Canavese (1873) misero in evidenza il loro ciclo evolutivo, svolto in parte nei condotti biliari del fegato di bovini e ovini, che in quelle acque si abbeveravano. Con la bile venivano evacuate le uova dei parassiti, da cui traevano origine infusori ciliati che, penetrando nei corpi di molluschi, subivano svariate trasformazioni e uscivano sotto forma di cercarie. Introdotte nel corpo degli animali, davano inizio a un nuovo ciclo evolutivo. I bovini si indebolivano, diventavano emaciati, itterici, cachettici. Si rivelava utile il sale agrario e da pastorizia destinato al terreno, giacché le cercarie in soluzione salina si avvizzivano e morivano.
Nel 1879-80 Bizzozero e Luigi Concato, direttore della clinica medica generale, esortarono Perroncito a studiare l’anemia degli operai reduci dal Gottardo, affine a quella dei minatori di St.-Étienne.
Tre furono le specie elmintiche accertate: anchilostoma, Anguillula intestinalis e stercoralis. Gli operai, i contadini e i fornaciari diventavano anemici in luoghi umidi; nei loro esofagi e duodeni si contavano migliaia di anchilostomi dalle proprietà ematofaghe. Con le feci eliminavano uova delle specie parassitarie, di cui diventava chiaro il ciclo di sviluppo. Il parassita era introdotto nel tratto digerente umano e con l’evacuazione i soggetti infestati ne depositavano a milioni (La malattia dei minatori, 1910, p. 135) complici l’acqua, il sudiciume, gli alimenti crudi. La ‘straordinaria infezione’ avveniva nelle gallerie dove il fango misto a sterco umano saltava in bocca ai minatori, che lavoravano senza protezione. Lo stesso accadeva ai contadini e ai fornaciai che defecavano attorno alle fornaci, nei terreni concimati con escrementi. La malattia del Gottardo era quella già nota nelle miniere della Sardegna. Oltre all’igiene, la cura consisteva in estratto etereo di felce maschio. Pertanto la questione era ‘risolta’, non solo per le migliorate condizioni igieniche, ma perché c’era la prova che si trattava di elmintiasi. Dai parassiti alle scienze agrarie il passo fu breve al fine di salvaguardare e far proliferare il bestiame, i bachi da seta e le api, di cui occorreva migliorare la produzione e combattere le malattie.
Grande sostenitore delle vaccinazioni, soprattutto di quella anticarbonchiosa, Perroncito riconobbe che, lavorando le pelli degli animali, gli operai incorrevano nella temibile pustola carbonchiosa. Louis Pasteur aveva messo a segno un’efficace profilassi contro il carbonchio grazie alla vaccinazione con bacilli attenuati dal calore, ma in Italia le sue idee incontravano resistenze. Perroncito ricevette dal governo l’incarico di introdurre in Italia la metodica di Pasteur. Fondò a Torino nel 1887 il Laboratorio Pasteur per la produzione del vaccino anticarbonchioso. Ebbe così inizio la collaborazione con lo scienziato francese, e altresì con il giornalista Giambattista Bottero in una campagna di stampa su La Gazzetta del popolo a sostegno delle vaccinazioni. Sul piano sociale furono avviate iniziative in campo sanitario e zoofilo, con regolamenti e disposizioni legislative finalizzate al miglioramento nelle tecniche di produzione.
Marco Galloni (all’opera del quale si rinvia per le informazioni sulla letteratura secondaria) ne ha messo in luce l’ingegno e le attività multiformi, tuttavia senza celare le critiche, talvolta non immotivate, di cui lo studioso fu oggetto, specialmente per taluni errori di interpretazione – causati forse dal carattere insufficiente delle metodiche a sua disposizione – che inficiarono il valore delle sue ricerche in campi così disparati.
Opere. Una bibliografia pressoché completa delle pubblicazioni di Perroncito fino al 1890 si trova in C. Parona, L’emintologia italiana. De’ suoi primi tempi all’anno 1890, Genova 1894, pp. 605-620. Inoltre, Comunicazione preventiva intorno ad un particolare parassita animale rinvenuto nel polmone di pecora; Della cachessia ictero-verminosa e mezzi per prevenirla, estratto da Annali della Reale Accademia d’agricoltura di Torino. Adunanza 6 marzo 1873, XVI, Torino 1873; L’anemia dei contadini, fornaciai e minatori in rapporto coll’attuale epidemia negli operai del Gottardo. Studi e osservazioni, profilassi e cura, Torino 1881; Il carbonchio e le vaccinazioni carbonchiose, Torino 1882; I parassiti dell’uomo e degli animali utili. Delle più comuni malattie da essi prodotte. Profilassi e cura relativa, Milano-Bologna-Napoli 1882; Sulle malattie del bestiame e più particolarmente della proteosi in Sardegna, Torino 1890; Trattato teorico-pratico sulle malattie più comuni degli animali domestici dal punto di vista agricolo, commerciale ed igienico. Metodi di cura e appendice sui migliori metodi di disinfezione dei vagoni, Torino 1886 (Torino 1902); La malattia dei minatori. Dal S. Gottardo al Sempione. Una questione risolta, Torino 1910.
Fonti e Bibl.: Le onoranze al Prof. P., in Giornale di medicina veterinaria, LXXI (1923), pp. 665-680; E. P., commemorazione letta dal socio prof. Pietro Ghisleni all’adunanza generale del 20 dicembre 1936, estratto da Atti dell’Accademia di agricoltura, LXXIX, Torino 1936; G. Bisbocci, Commemorazione del Prof. E. P., in Annali della facoltà di medicina veterinaria di Torino, XV (1965), pp. 3-9; R. Peduzzi - J.C. Piffaretti, Ancylostoma duodenale and the Saint Gothard anaemia, in British medical Journal, CCLXXXVII (1983), pp. 1942-1945; M. Galloni, E. P. (1847-1936), in Il Platano, XII (1987), pp. 51-57; Id., E. P. (1847-1936). Il veterinario che sconfisse l’anemia perniciosa dei minatori del S. Gottardo, in Praxis veterinaria, XXI (2000), pp. 34-35; R. Roncalli Amici, The history of Italian parasitology, in Veterinary parasitology, XCVIII (2001), pp. 3-30.