EDICOLA (lat. aedicula)
Diminutivo di aedes, che nel suo significato di casa o di tempio, cioè casa del dio (così come in greco ναΐσκος o ναΐδιος da ναός), vale ad attribuire al suo diminutivo, nell'uso latino, un contenuto ora profano ora sacro. La medesima parola, trasferita nella nostra lingua, ha perduto in parte l'originario senso diminutivo, tanto che se ne è coniato un diminutivo nuovo (edicoletta), mantenendo il duplice significato, religioso e profano. Dal punto di vista antiquario il nome spetta essenzialmente a un santuario di piccole dimensioni, sacello o cappella, a un organismo architettonico insomma, in cui si riscontrino le caratteristiche frontali di un tempio classico: un timpano retto da colonne o pilastri. Lo stesso nome viene talora conferito anche a certi piccoli modelli di templi in terracotta, i quali fanno parte di stipi votive, nonché a riproduzioni di oggetti simili in pitture di carattere religioso. Il nome si confà specialmente a quei modelli, più o meno minuscoli, di santuarî, dove insieme agli elementi essenziali dell'architettura esterna dell'edificio, è presentata inquadrata, e come incastonata in essi, l'immagine della divinità. Tale ad esempio l'edicola dei Penati davanti a cui Enea celebra un sacrificio, in uno dei frammenti superstiti dell'Ara Pacis. Un'immagine qualsiagi racchiusa dentro una cornice architettonica, come di frequente si riscontra su vasi dipinti, gemme, monete e rilievi, conferisce alla cornice il senso di edicola. Si comprende quindi come ogni tempio, di qualsiasi grandezza e forma, dovesse presentare nell'interno una propria edicola, eventualmente munita di valve o sportelli, in quella parte centrale della cella, presso la parete di fondo, in cui era collocata la statua del dio.
Conseguentemente l'edicola costituisce un elemento importante dell'interno degli edifici sacri, e quindi anche un termine tecnico di architettura. Aedicula è il vocabolo latino corrispondente a "nicchia": qualunque vano cioè, a pianta semicircolare o rettangolare o quadrata, inserito nella struttura interna o esterna di un edificio: come si vede tuttora nel Pantheon (interno e vestibolo), nel Capitolium o tempio di Vulcano a Ostia, nel tempio piccolo di Eliopoli (Baalbek), e come si può facilmente presumere che fosse in tutti gli edifici sacri d'una certa mole e importanza, oltre che in ninfei, terme e fabbriche pubbliche in genere di maggiore apparenza. Edicole sacre, come costruzioni indipendenti o sacelli, si trovavano in Roma in gran numero ai crocicchi (compita) delle vie cittadine, per il culto dei Lari (Lares Compitales). L'edicola è un elemento importante del culto pubblico e privato. Il culto familiare dei Lari o Penati esigeva che un angolo della casa fosse occupato dall'edicola dei Lari, detta Larario (v.). Le immagini dei Lari entro l'edicola potevano essere scolpite, a tutto tondo o a rilievo, o dipinte. Molti esempî se ne hanno nelle case di Pompei e di Ostia.
Tutti gli elementi proprî dell'architettura religiosa classica si trovano per tempo assimilati nell'architettura sepolcrale, in Italia non meno che in Grecia; in modo che l'architettura sepolcrale classica e con più evidenza quella romana, può sembrare una duplicazione, in forma ridotta, dell'architettura religiosa. Comunissima quindi l'edicola anche tra i monumenti sepolcrali. Rifiuta tuttavia l'ordinario senso diminutivo quella in forma di tempio, rappresentata in un rilievo del Museo Lateranense (dal monumento degli Aterî sulla Via Labicana). Specialmente comune però è l'uso di piccole nicchie nelle quali trova appena posto l'immagine del morto scolpita in figura intera, per quanto di proporzioni ridotte, più spesso il mezzo busto o soltanto la testa a pieno tondo o a rilievo: inquadratura che richiama alla mente le aediculae entro cui si ponevano le imagines maiorum, cioè le maschere degli antenati in cera conservate in armadî, lungo le pareti dell'atrio della casa. Hanno tutto l'aspetto di edicole per imagines maiorum le nicchie a colonnine scanalate, rette da alte mensole, ai lati dell'ingresso della casa del Fauno in Pompei. Sopra iscrizioni sepolcrali romane ricevono il nome di aediculae le stesse minuscole nicchie dei colombarî, destinate alle olle per le ceneri: denominazione tanto più giustificata quando la nicchia contiene un piccolo busto-ritratto.
In architettura la parola edicola è passata a significare genericamente ogni composizione architettonica destinata a contenere e incorniciare oggetti di speciale importanza religiosa, come reliquie, immagini, ecc., o artistica, come statue, dipinti, ecc. Tali composizioni, benché di piccola mole, rispecchiano il carattere della loro epoca e ne costituiscono talora una delle espressioni più caratteristiche, come le edicole distribuite all'interno e all'esterno degli edifici medievali, e speciahente gotici, di cui sono un elemento correntemente e sistematicamente usato.
Del Rinascimento e dei periodi successivi sono pure interessanti le edicole contenenti immagini sacre, sparse sulle facciate e specialmente sugli spigoli delle case e dei palazzi, a cui recano una nota pittoresca con la vivace decorazione e la lucerna votiva. Ricordiamo fra le più famose quella della Madonna detta di Monferrato, in Via dei Coronari a Roma, attribuita ad A. da Sangallo il Giovane.
V. tavv. LXXIX e LXXX.
Bibl.: E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire, s. v.; Habel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v.; E. De Ruggiero, in Diz. Epigr., s. v. Aedes. Per l'edicola nel mondo romano consultare i manuali in genere d'architettura classica (es. J. Durm, Baukunst d. Etrusker u. der Römer, Stoccarda 1905); per l'edicola in Pompei, A. Mau, Pompeji in Leben u. Kunst (Lipsia 1908), p. 275 segg. e passim. Monumenti sepolcrali romani in forma di edicola, sono riprodotti specialmente in W. Altmann, Röm. Grabaltäre, Berlino 1905.