Quinet, Edgar
Storico francese (Bourg 1803 Versailles 1875). Uomo di salda fede repubblicana e democratica, il Q. aveva una sensibilità appassionata e romantica, formata leggendo M.me de Staël e Chateaubriand, e un senso religioso della storia, che aveva appreso traducendo e studiando Herder. Sin dagli anni di collegio a Lione aveva imparato l'italiano e letto nell'originale, attorno al 1919, come racconta lui stesso (Histoire de mes idées, Parigi 1858, 245), fra altri autori italiani, D.; del quale sentì poi certamente parlare spesso nei circoli parigini che frequentò nei primi anni della monarchia di luglio, dopo i soggiorni in Germania e Grecia: nel salotto di M.me Récamier, dove allacciò amicizia con Ampère, Fauriel e Lamennais, e nel circolo della contessa Cristina di Belgioioso, dove conobbe numerosi esuli politici italiani. Nel 1832, due anni dopo l'amicó fraterno Michelet, poté realizzare il sogno a lungo accarezzato di un viaggio in Italia.
Ne nacquero gli articoli per la " Revue des deux mondes ", poi raccolti nel 1839 nel libro Allemagne et Italie: philosophie et poésie: le descrizioni animate del paesaggio italiano vi si alternano ai ricordi delle grandi opere letterarie (fra cui, naturalmente, la Commedia) e alle meditazioni sulla triste decadenza politica e morale della nazione. Sono questi stessi i temi ispiratori delle lezioni sulla storia e letteratura d'Italia tenute al Collège de France, in un momento di passioni vivissime, fra reazioni clamorose e l'accoglienza entusiastica di studenti e ascoltatori (lo sentirono, fra gli altri, Cavour, Heine e Mérimée), negli anni 1845 e 1846. Le lezioni vennero poi fuse nel libro Les révolutions d'Italie, la cui prima parte fu pubblicata avanti la rivoluzione del 1848 e l'ultima nel 1852, durante gli anni amari dell'esilio.
La figura di D. occupa, nelle Révolutions, una posizione centrale (libro I, cap. VII): la storia italiana, tragicamente segnata, secondo la potente e immaginosa ricostruzione del Q., da un dissidio fra ideale e reale, poesia e verità, conosce un solo momento di conciliazione: " momento rapido e unico, in cui la poesia è convinzione, fede, carità, forza consacrata a salvare un popolo " (Le rivoluzioni d'Italia, Bari 1970, 95): il momento della poesia dantesca. Le pagine del Q. non contengono molte idee originali su D. (va segnalato, comunque, il parallelo fra D. e Goethe, che compare qui forse per la prima volta); esse sono tuttavia scritte in uno stile acceso ed entusiasmante, con una passione etico-politica e un atteggiamento profetico, che spiegano il grande fascino esercitato dall'opera su tanti lettori.
È interessante osservare che il Q., mentre diede in queste pagine una rappresentazione anche poeticamente viva della figura dantesca, non si rifece mai al modello della Commedia nei suoi ambiziosi (e falliti) tentativi di creare una poesia epico-politica (Ahasvérus, Napoléon, Prométhée). Le Révolutions esercitarono un influsso notevole nell'Ottocento. Gli studiosi non hanno ancora ben precisato i debiti reciproci fra Q. e il mazziniano e amico di Cattaneo Giuseppe Ferrari, professore per alcuni anni all'università di Strasburgo e autore di una Histoire des révolutions d'Italie (Parigi 1859), nella quale non mancano le analogie, anche nelle pagine su D., con l'opera del Quinet. Alle sue pagine furono certamente, anche se diversamente, sensibili sia il Carducci sia il De Sanctis. Una traduzione italiana della prima parte, opera di Francesco Cordero, uscì già nel 1849 a Torino. Una traduzione completa, del pugliese Niccolò Montenegro (che si celava sotto l'anonima indicazione " un garibaldino "), uscì nel 1862 (1871²).
Bibl. - V. alla voce FRANCIA (particolarmente i contributi di Counson, Noli, Maugain, Vallone, W.P. Friederich, Pézard, Beyer). E inoltre: C. Pellegrini, E.Q. e l'Italia, Pisa 1919; P. Hazard, Michelet, Q., Mickiewicz, in Le Collège de France (1530-1930), Parigi 1932, 263-276; H. Tronchon, L'Italie dans les carnets d'E.Q., in Mélanges... offerts à H. Hauvette, ibid. 1934, 713-724; C. Muscetta, Profilo di E.Q., premesso a Le rivoluzioni d'Italia, Bari 1935 (nuova ediz. con aggiunta una prefazione di D. Mack Smith, ibid. 1970); G. Santonastaso, E.Q. e la religione della libertà, ibid. 1968. Per i rapporti Q. - Carducci e Q. - De Sanctis, cfr. G. Maugain, G. Carducci et la France, Parigi 1914; F. Neri, Il De Sanctis e la critica francese, in Storia e poesia, Torino 1936, 179-187; G. Petronio, De Sanctis e Q., in " Romana " III (1939) 321-345; S. Landucci, Cultura e ideologia in F. De Sanctis, Milano 1964, 322-329.