POE, Edgar Allan
Poeta, novelliere e critico, nato a Boston il 19 gennaio 1809, morto a Baltimora il 7 ottobre 1849. Il padre, David P., era figlio del generale David P., discendente di protestanti scozzesi emigrati in Irlanda: costui era emigrato in età giovanile in America, e s'era poi segnalato nella guerra d'indipendenza. Sia il padre del P. sia la madre, Elizabeth Arnold, erano attori, e fin dall'infanzia il P. conobbe le miserie d'una vita randagia precaria. Nel luglio del 1810 il padre scomparve; pare che abbandonasse la moglie e morisse poco dopo, tisico, nell'ottobre dello stesso anno, lasciando la moglie, pure tisica, incinta (in dicembre nacque una bimba, Rosalie). Elizabeth P. tentò ancora le scene, malgrado la declinante salute, e morì nel dicembre del 1811. Le tragiche circostanze della malattia e della morte materna dovevano fortemente impressionare la fantasia del P. Gli orfani furono raccolti da persone caritatevoli; Edgar fu adottato da John Allan, ricco commerciante scozzese, la cui giovane moglie, Frances, divenne per P. una seconda madre. Il P. ricevette la prima educazione a Richmond; nel luglio del 1815 seguì gli Allan in Scozia, e poi a Londra (principio del 1816). Nell'autunno del 1817 fu messo in collegio, a Stoke Newington, "tetro villaggio inglese": fu costì che il P. sviluppò il gusto per il gotico e i vecchi castelli medievali. Nell'estate del 1820 gli Allan tornarono a Richmond; nel 1823-24 il P. cominciò a comporre le prime poesie, omaggi d'adolescente alle compagne di scuola della sorella Rosalie, e fu profondamente colpito dalla bellezza di una donna matura, Jane Stith Stanard (commemorata poi dal P. nella poesia: "Helen, thy beauty is to me..."), che morì pazza nell'aprile del 1824. Prima di compire venti anni, il P. scrisse due versi che caratterizzano la concezione dell'amore che lo dominò per tutta la vita: "Io non son riuscito ad amare che là dove la Morte Mescolava il suo fiato con quello della Bellezza" (v. "Virginia Edition", VII, p. 164). Gli Allan frequentavano la migliore società di Richmond, e così il P. apprese quelle maniere di "gentiluomo" che impressionarono quanti lo avvicinarono in seguito. Nel febbraio del 1826 fu iscritto alla nuova università di Virginia. Nella compagnia dei camerati, cominciò a bere e a giocare, e siccome il padre adottivo lo teneva a corto di denaro, a far debiti, onde fu fatto rientrare a Richmond. Rifiutandosi l'Allan di rimandarlo all'università, dopo una drammatica scena, il P., la mattina del 19 marzo 1827 abbandonò la casa dei genitori adottivi. A Norfolk ś'imbarcò sotto falso nome per Boston (un amico raccontò che era salpato per l'estero: così nacque la leggenda, accreditata dal P. stesso, di viaggi in Russia, in Grecia, in Francia e a Londra): a Boston stampò (1827) il primo volume di versi: Tamerlane and Other Poems, by a Bostonian. Il 26 maggio 1827, sotto il nome di Edgar A. Perry, s'arruolò nell'esercito, e il 31 ottobre dello stesso anno la sua batteria ricevette l'ordine di recarsi al Fort Moultrie, presso Charleston (South Carolina). Fu poi al Fort Monroe (Virginia). Cercava intanto di riconciliarsi col padre adottivo, ma invano: tornò tuttavia a Richmond in occasione della morte di Frances Allan, troppo tardi per trovarla ancora in vita (10 marzo 1829). In questa circostanza egli venne a un compromesso col padre adottivo, che gli permise d'entrare all'accademia militare di West Point. Tuttavia, non ricevendo il denaro necessario, il P. disperato si recò a Baltimora, dove fu ospitato dalla zia paterna, Mary Clemm, la cui figlia Virginia, che allora non aveva che sette anni, doveva poi divenire sua moglie. Nel 1829 usciva a Baltimore il secondo volume di versi del P.: Al Aaraaf, Tamerlane, and Minor Poems. Dopo un breve ritorno a Richmond e nuove liti col padre adottivo, nel maggio del 1830 il P. ne partì definitivamente ed entrò all'accademia di West Point. Qui si segnalò per la sua abilità a comporre versi e per la sua passione per il nuoto; ma, la vita militare non essendo di suo gusto, presto trascurò gli studî, onde la corte marziale il 28 gennaio 1831 lo espelleva dall'accademia. Il P. andò allora ad abitare presso la zia, a Baltimora, e cercò di trovare un impiego; nell'estate del 1831, avendo il Philadelphia Saturday Courier offerto un premio di cento dollari per un racconto, P., trascurando la poesia che non gli dava di che vivere, cominciò a dedicarsi alla prosa, e a scrivere i Tales of the Folio Club (The Manuscript found in a bottle, Berenice, Morella, ecc.). È di questo periodo l'idillio con Mary Devereaux, terminato il giorno che il P. si presentò ubriaco a casa della fidanzata. Finalmente, nel luglio del 1833, il Baltimore Saturday Visitor, che aveva offerto un premio di 50 dollari per un racconto, e uno di 25 per una poesia, coronò il Manuscript found in a bottle, e se il P. non ottenne il premio per la poesia The Coliseum fu perché i giudici esitarono a dare i due premî alla stessa persona. John P. Kennedy, il direttore del giornale, lanciò P., lo soccorse dalla terribile miseria in cui si trovava, e gli procurò un posto di vicedirettore del Southern Literary Messenger di Richmond. Pur lavorando, il P. soffriva di una profonda depressione, a cui cercava di trovar conforto nel bere. Sicché venne licenziato dalla direzione del giornale e tornò a Baltimora, dove la zia, impressionata dal suo stato morale, consentì, nella speranza di fargli riprender fiducia nella vita, al matrimonio con la tredicenne figlia, Virginia: la cerimonia fu celebrata clandestinamente il 22 settembre 1835 e pubblicamente il 16 maggio 1836. Riassunto dal Southern Literary Messenger ne divenne redattore capo, per abbandonare di nuovo il giornale (a cui tuttavia la sua collaborazione aveva conferito celebrità) al principio del 1837. Fu poi a New York e Filadelfia, collaborando a varî giornali, ma cavandone solo mezzi di sussistenza precarî. A Filadelfia, al principio del 1840, appariva la sua prima raccolta di racconti: Tales of the Grotesque and Arabesque. Il 1841 fu per P., divenuto redattore capo del Graham's Magazine, anno d'intensa attività letteraria: tra l'altro scriveva The Murders in the Rue Morgue, creando la figura del detectíve Dupin, antenato di Sherlock Holmes. Frattanto la malattia della moglie (tisica anch'essa, come già sua madre) aveva per effetto una recrudescenza delle abitudini intemperanti di P.; all'ossessione della funebre bellezza di Virginia e all'angoscia della sua imminente perdita, reagiva con fughe ed eccessi alcoolici. Nell'aprile del 1844 si stabiliva a New York, dove al principio del 1845 la poesia The Raven, preceduta da panegirici, usciva contemporaneamente in varî giornali. Da un giorno all'altro il P. divenne celebre e fu oggetto dell'universale curiosità. Divenuto una figura popolare nei circoli letterarî (ebbero molto successo le sue conferenze), si legò d'amicizia con una mediocre poetessa, Frances Osgood, cercando in lei consolazione del tragico ambiente familiare. Il 30 gennaio 1847 Virginia spirava. Dopo la morte della moglie il P. cadde in uno stato di profonda prostrazione. Tentarono di confortarlo Mary Clemm e un'amica, Marie-Louise Shew, mentre il poeta, sotto l'impressione del recente lutto, scriveva Ulalume e Eureka (pubbl. marzo 1848). Il bisogno di essere circondato da un caldo affetto femminile gli fece ricercare un'anima gemella nella poetessa Sarah Helen Whitman (a cuí doveva dedicare i famosi versi To Helen), poi in Annie Richmond: la Whitman consentì anche a sposarlo, quando la scoperta del contemporaneo idillio con la Richmond, e la rottura della promessa fattale dal P., di non bere più, mandarono tutto a monte. Infine il P. stava per passare a seconde nozze con una donna che egli aveva già amata negli anni giovanili, Sarah Elmira Royster, vedova Shelton, quando, a Baltimora, avvenne la catastrofe: il 3 ottobre 1849 il P. fu trovato in uno stato allarmante in una taverna, vittima, probabilmente, dei corrotti sistemi elettorali (era tempo d'elezioni, e bande organizzate facevano retate di possibili elettori, sequestrandoli in locali detti per beffa coops - gabbie di polli - dove l'alcool era provveduto in abbondanza). Trasportato all'ospedale, vi moriva quattro giorni dopo di delirium tremens.
Figura gravata di evidenti tare psichiche, il P. offre facile preda a coloro che vogliono dedurre l'opera d'un artista dalla sua vita. Molto si è scritto sulla dipsomania del P., e un tentativo recente (di Marie Bonaparte) ha cercato di gettar luce sulla genesi dell'opera, ricorrendo ai metodi della psicoanalisi. Un'inibizione sessuale è ammessa in P. da tutti o quasi i suoi recenti biografi: per alcuni l'impotenza del P. (si vuole che il matrimonio con Virginia fosse "bianco", e le altre passioni del P., benché esaltate, furono platoniche) sarebbe dovuta all'uso dell'oppio, per altri a una fissazione alla madre; e certo si può concedere che la vista della madre morente d'emottisi, quando il P. non aveva ancora tre anni, lasciasse nel fanciullo un'impronta indelebile, che doveva poi trasporsi nelle figure delle spettrali donne dei racconti, Berenice, Morella, Eleonora, Ligeia. Nella Philosophy of composition il P. esplicitamente riconosce nella morte d'una donna bella il soggetto più poetico che possa darsi. Che molti dei racconti del P. siano una trasposizione simbolica d'un impossibile amore, di una bramosia di conoscimento assoluto che coincide con l'annichilimento e la morte, è osservazione, e osservazione acuta, di D. H. Lawrence. È un vampirismo che si localizza in vere e proprie ossessioni: gli occhi di Ligeia, i denti di Berenice.
Nel giudizio sull'opera è impossibile prescindere da considerazioni del genere ora esposto; comunque, per sottigliezza di penetrazione nei terrori dell'anima, per sapiente preparazione della catastrofe, per ingegnosità quasi strategica nel condurre alla soluzione d'un difficile e affascinante enigma (v. specialmente The Gold Bug, i racconti del P., divulgati in Europa dȧlla scoperta che ne fece il Baudelaire, nel 1846 o poco dopo, e da lui tradotti (Histoires extraordinaires, Nouvelles histoires extraordinaires) con maestria di stile superiore all'originale, restano il capolavoro di un genere d'invenzione squisitamente romantico. Motivi lugubri abbondano anche nell'opera poetica, guastata qua e là da manierismi e da procedimenti che hanno del meccanico (p. es., le celebrate poesie The Raven, The Bells partecipano di questi difetti), mentre nei casi più felici (Ulalume, Annabel Lee, e soprattutto la visione di giardino incantato in To Helen) il poeta giunge a una musicalità avvincente, di rado sorpassata nella letteratura inglese.
Il P. critico, autore soprattutto di The Poetic Principle e The Philosophy of Composition, contribuisce con alcuni notevolissimi assiomi allo sviluppo delle idee estetiche del secolo XIX: l'idea che la poesia non è che "creazione ritmica di bellezza", col corollario (poiché l'esaltazione dell'anima non può essere che di breve durata) che ogni vera poesia non può essere che breve, corollario che giustificherà la predilezione per il "frammento" presso molte generazioni successive; l'altra idea dell'arte per l'arte, che voleva liberare la creazione della bellezza dall'eresia della didattica, diffusa nell'America dei tempi del P.; l'affermazione dell'inscindibilità di poesia e di musica, ecc.
Introdotto in Francia dal Baudelaire, il P. ha esercitato un influsso importantissimo sulle generazioni simboliste e decadenti. Sotto l'influsso delle novelle del P. si cercò d'intellettualizzare la voluttà, di conferire precisione scientifica alle invenzioni macabre. In Villiers de l'Isle-Adam, p. es., l'ingegnosità speculativa del P. si combina col vecchio romanticismo frenetico francese; il personaggio tipico della decadenza, il Des Esseintes di À rebours del Huysmans, si trova già tratteggiato nella figura del protagonista di uno dei più famosi racconti del P., The Fall of the House of Usher; dal P. deriva molto Marcel Schwob, e via dicendo; mentre il P. critico estetico e poeta fu soprattutto ammirato e tradotto dal Mallarmé. In Inghilterra il Rossetti, lo Stevenson, il Wilde, Walter de la Mare e altri, subirono l'influsso del P. Il P. dei racconti di viaggio (The Adventures of Gordon Pym) influì su Jules Verne. Un racconto come The Telltale Heart riecheggia nell'opera del Dostoevskij.
Opere: The Complete Works of E. A. P., a cura di J. A. Harrison, New York 1902, voll. 17; The Complete Poews of E. A. P., a cura di J. H. Whitty, Boston e New York 1911 (2ª ed. 1917). Versioni italiane: molte le versioni poetiche delle più famose poesie (spec. del Corvo), soprattutto di L. Siciliani (Poeti inglesi moderni, Milano 1924), di G. Margani (Il Corvo e altre poesie, Palermo 1913), di E. Ragazzoni (F. Garrone e E. Ragazzoni, La vita e le opere di E .P., Torino 1896; le versioni ristampate in appendice alle Poesie del Ragazzoni, ivi 1927); in prosa sono le versioni di U. Ortensi (Lanciano 1892), e di F. Olivero (Bari 1912); Nuovi racconti straordinari a cura di R. Arbib, Milano 1885, e G. A. Sartini, Firenze 1911 e 1922; Novelle straordinarie a cura di E. Ragazzoni e F. Garrone, Torino 1921; Racconti straordinari a cura di D. Cinti, Milano 1920; Racconti grotteschi, a cura di D. Cinti, ivi 1928; Raeconti incredibili, ivi 1925; Stravaganze a cura di E. Servadio, Roma 1929; Racconti, a cura di L. Rho Serivi, Torino 1932; Racconti straordinari, a cura di O. Bertarelli, Torino 1923; Storie meravigliose, ivi 1932; versioni di singoli racconti a cura di A. Biancotti, M. Pastore Mucchi, A. Mozzati, A. Franceschi e altri; Lettere d'amore di E. P., a cura di E. C. Pavolini, Firenze 1931.
Bibl.: La migliore biografia è quella di Hervey Allen, Israfel, Londra 1927, volumi 2; notevole anche quella di J. W. Krutch, E. A. P., a study in genius, Londra 1926; dal punto di vista psicoanalitico, M. Bonaparte, E. P., Parigi 1933, voll. 2. Tra gli studî critici notevoli ricordiamo quello di C. Mauclair, Le génie d'E. P., Parigi 1925; D. H. Lawrence, in Classic American Literature, Londra 1924. Confronta inoltre G. A. Borgese, Studi di letterature moderne, Milano 1915; F. Olivero, E. A. P., Torino 1932.
Per le fonti e gl'influssi v. specialmente M. Alterton, Origins of P.'s critical theory, Università di Iowa 1925; G. Greuner, Notes on the Influence of E. T. A. Hoffmann upon E. A. P., Publications of the Modern Language Association of America, XIX, 1904; L. Seylaz, E. P. et les premiers symbolistes français, Losanna 1923; L. Lemonnier, E. P. et les poètes français, Parigi 1931.