Eda
s. f. inv. Acronimo dell’ingl. European debt agency, Agenzia del debito europeo.
• La proposta Tremonti-Juncker consiste, in sintesi, nel far emettere eurobond, da una agenzia di debito europea (Eda), fino a un ammontare pari al 40% del Pil di ciascuno Stato membro per assorbire titoli di Stato dei singoli Paesi membri sia di nuova emissione sia circolanti sul mercato. Gli eurobond avrebbero sui mercati tassi contenuti data la loro credibilità rispetto a quelli nazionali (fatti salvi quelli tedeschi) sia perché hanno una forza consolidata europea sia perché sono una entità accettabile se rapportati al Pil della Uem e Ue. (Alberto Quadrio Curzio, Corriere della sera, 12 dicembre 2010, p. 32, Idee & opinioni) • La proposta di [Jean-Claude] Juncker e [Giulio] Tremonti prevede che le obbligazioni sovrane europee vengano emesse da un’apposita agenzia, la European Debt Agency (EDA) che sostituirebbe l’attuale Fondo europeo di stabilità finanziaria. Due sono le condizioni necessarie affinché la European Debt Agency abbia successo. La EDA dovrebbe acquistare fino al 50 per cento dei titoli di debito emessi dai Paesi membri dell’Unione europea, per creare un mercato ampio e liquido. In circostanze eccezionali, per gli Stati membri il cui accesso ai mercati del debito è compromessa, la EDA potrebbe finanziare il 100% del debito. La EDA dovrebbe prevedere una conversione tra gli E-bond e le obbligazioni già esistenti a livello nazionale. (Piccolo, 17 agosto 2011, p. 3) • Supponiamo che una nuova istituzione europea (chiamiamola European debt agency o Eda) acquisti debito pubblico dei Paesi dell’area dell’euro secondo pesi fissi basati sulla percentuale del loro Pil sul totale, e a fronte di questo portafoglio emetta due titoli. Un titolo sicuro (European safe bonds, o Esb), che ha priorità nel ricevere il reddito del portafoglio dell’Eda: per esempio, il primo 70% del reddito è pagato a chi ha comprato Esb. Così, secondo i nostri calcoli, perfino sotto ipotesi molto pessimistiche sulle probabilità di insolvenza degli Stati europei (più pessimistiche di quanto suggerito dai dati storici), il pagamento spettante agli Esb sarebbe messo a repentaglio solo con una probabilità dello 0,80% su un orizzonte di 5 anni, cioè una volta ogni 600 anni. (Markus Brunnermeier, Corriere della sera, 27 settembre 2011, p. 48, Idee & opinioni).