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ECUADOR

di Eugenia BEVILACQUA - Mario DI LORENZO - Alberto PINCHERLE - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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ECUADOR (XIII, p. 437; App. I, p. 538)

Eugenia BEVILACQUA
Mario DI LORENZO
Alberto PINCHERLE

Il lunghissimo contrasto tra l'Ecuador ed il Perù per il possesso dei vasti territorî amazzonici, ha avuto termine nel gennaio 1942 quando, in seguito alla mediazione di altri stati americani, fu stabilito fra le due repubbliche il nuovo confine. Questo nel primo tratto ad O. è piuttosto sinuoso e seguendo il corso di alcuni fiumi forma a SO. una specie di ansa che ha come punti estremi la Bocca Capones sul Pacifico e la confluenza dei due fiumi Yaupi e Chapiza, nel Santiago ad E., presso il centro di Yaupi che resta all'Ecuador. Nel secondo tratto, in complesso più regolare e rettilineo, la linea di confine assume una direzione NNE fino allo sbocco del Rio Güepi nel Putumayo, riallacciandosi al confine con la Colombia. Nella zona attraversata dalla nuova linea di frontiera, restano al Perù i centri di Morona, sul fiume omonimo, Andoas, sul Pastaza, Rocafuerte e Pantoja sul Napo (v. cartiua alla voce perù, in questa App.). In seguito a questa nuova delimitazione l'area complessiva dello stato da 537.090 kmq. è scesa a 256.074 kmq.; hanno subito delle variazioni di area le provincie di El Oro e Loja, ed i territorî di Santiago-Zamora e Napo-Pastaza.

Popolazione (XIII, p. 437; App. I, p. 538). - La stima del 1938 attribuiva allo stato una popolazione di 3.200.000 unità ed una densità di 5,9 ab. per kmq.; nel censimento del gennaio 1942 la popolazione risultava di 3.089.078 ab. La valutazione del 1944, che naturalmente rispecchia la situazione demografica dello stato entro i nuovi confini (le regioni incamerate dal Perù sono molto esiguamente popolate: circa 1 ab. ogni kmq.) fa ascendere la popolazione a 3.241.000 ab. con una densità media di 12,6 ab. per kmq.; nel 1947 gli abitanti erano calcolati in complesso 3.800.000 con una densità di 15,2 per kmq. Quito, la capitale, ha 210.000 ab. (1947); Guayaquil 159.937 (1942).

Condizioni economiche (XIII, p. 440; App. I, p. 538). - La cultura del cacao che occupa una superficie di 100.000 ha. è insidiata da malattie che ne riducono la produzione (1946: 307.000 q.), mentre va estendendosi quella del caffè (1944: 120.000 q. circa). Il riso (1946: 1.041.850 q.), la canna da zucchero (1945-46: 310.000 q.), la banana (1944: 137.900 q. esp.), il cotone e il tabacco, il "legno balsa" e la tagua ("avorio vegetale ") per la fabbricazione dei bottoni costituiscono altri importanti prodotti. Una stima del 1939 dava per l'allevamento, in migliaia di capi: 2.500 bovini, 1.200 cavalli, 3.500 tra ovini e caprini, 3.200 suini.

Fra le industrie minerarie quella petroliera è la più importante; il complesso della produzione annuale è attualmente di 400 milioni di litri di prodotto greggio. Anche l'oro (1943: 3.404 kg.) e l'argento (1943: 11.000 kg.) hanno discreta importanza.

Fra le attività industriali, piuttosto ridotte, ha maggiore rilievo quella tessile (15 opifici, 5.000 fusi, 800 telai, 200 macchine per maglieria), e quella dei cappelli (200.000 cappelli all'anno).

Comunicazioni (XIII, p. 442). - Complessivamente sono in esercizio 2.560 km. di strade camionabili e 1.048 km. di rete ferroviaria. Procedono alacremente i lavori per la costruzione delle strade camionabili "di penetrazione" Quito-Quevedo-Manta, e da Ambato all'"Oriente". Importanti le comunicazioni aeree, interne e con la Colombia (Panamá e S.U.) e il Perù (Chile e Argentina).

Commercio (XIII, p. 443). - Nel 1946 l'attività commerciale ha raggiunto il valore di 951.397.000 sucres, costituito per 414.266.000 da importazioni e per 537.131.000 da esportazioni. Per valore, le principali esportazioni (1946) sono: riso (210.980.000: 39%), cacao (74.146.000: 13%); cappelli e petrolio (12 e l'11%).

Finanze (XIII, p. 444; App. I, p. 538). - Si riportano qui di seguito le cifre dei bilanci dal 1939 al 1947, in milioni di sucres:

Alla fine del 1947 il debito pubblico interno ammontava a 107 milioni, di cui 95 anticipati dal Banco Central, e quello estero a 517 milioni.

La situazione valutaria ha segnato un forte miglioramento durante la guerra e nell'immediato dopoguerra fino al dicembre 1946, epoca in cui le riserve in oro e divise del Banco Central hanno raggiunto un massimo di 396 milioni. Successivamente si è avuto un certo peggioramento, al quale si è cercato di porre rimedio con la legge del giugno 1947 che ha riordinato il controllo valutario, introducendo, accanto al mercato ufficiale, un mercato libero dei cambî. Il cambio ufficiale con il dollaro, che nel giugno 1939 era di 15 sucres per dollaro, è stato portato nel dicembre 1944 a 13,50 sucres e in base ad esso è stata dichiarata al Fondo monetario internazionale la nuova parità aurea di 1 sucre = 0,0658275 grammi di fino. I cambî effettivi per le operazioni commerciali differiscono tuttavia alquanto dalla quotazione ufficiale per effetto delle tasse e soprattasse a carico dei negoziatori. A fine giugno 1948 il cambio libero era di 18,10 sucres per dollaro. Con la legge 13 marzo 1948, redatta con l'assistenza del Fondo monetario e del F. R. S., una Junta monetaria (composta di rappresentanti del governo, del parlamento e di organismi economici) ha assunto la suprema direzione della politica monetaria e bancaria e la stessa amministrazione del Banco Central (trasformato in istituto di diritto pubblico), cui rimangono affidate funzioni esecutive. Al 30 giugno 1948 la circolazione ammontava a 320 milioni, le riserve auree ed equiparate a 333 milioni e i depositi a 367 milioni, di cui 295 a vista.

Storia (XIII, p. 446; App. I, p. 539). - Il presidente provvisorio A. Enríquez si dimise nell'agosto 1938; la nuova assemblea costituente elesse M. M. Borrero; dopo le dimissioni di quest'ultimo (dicembre) fu confermato dalle elezioni del gennaio 1939 A. Mosquera Narváez che aveva sciolto l'assemblea. Alla sua morte (17 novembre 1939), venne designato Carlos Arroyo del Rio che, eletto regolarmente nel gennaio 1940, poté dare una certa stabilità all'azione di governo, specie nella politica estera che dall'agosto 1938 era diretta da Julio Tobar Donoso.

Si conclusero accordi commerciali con la Germania e gli Stati Uniti (aprile e agosto 1938) e, proclamatosi neutrale allo scoppio della seconda Guerra mondiale, l'Ecuador alla Conferenza di Panamá vedeva incluse le isole Galápagos nella "zona di neutralità americana". Nel 1940 una missione militare statunitense sostituì l'italiana; forte era soprattutto il risentimento contro i Giapponesi accusati di fare una concorrenza sleale ai lavoratori indigeni e di voler portare in Giappone l'industria artigiana dei cappelli di paglia detti di Panamá e di appoggiare il Perù. In vista anche della ormai secolare controversia col Perù, l'Ecuador cercò di accattivarsi l'appoggio degli Stati Uniti: il 6 dicembre 1941 dichiarò decaduti i trattati di commercio con la Germania, l'Italia, il Belgio e la Francia; il 31 gennaio 1942 ruppe le relazioni con Germania, Giappone e Italia e nel novembre 1942 col governo di Vichy.

Alla conferenza di Rio de Janeiro fu portata anche la disputa col Perù, nel luglio 1941, cessata solo perché, data la situazione internazionale, i due contendenti si videro moralmente obbligati ad accogliere l'offerta di mediazione fatta da Argentina, Brasile e Stati Uniti. L'Ecuador si vide riconosciuta piccola parte del territorio contestato, ma ottenne libertà di navigazione sull'Amazzoni.

Il congresso ecuatoriano approvò il trattato il 28 febbraio 1942 e il 31 marzo si scambiarono solennemente le ratifiche in Rio de Janeiro ma forte fu in Ecuador il disappunto e il malumore verso gli Stati Uniti e il governo. Tuttavia si concretarono (aprile 1943) accordi per la vendita della chinina e della gomma agli Stati Uniti, che concessero prestiti e facilitazioni e poterono costruire basi a Salinas e nelle Galápagos.

Nel febbraio 1944 i partiti al governo designavano candidati il settantenne presidente del senato, M. A. Albórnoz; l'Alianza democrática, J. M. Velasco Ibarra, presidente dal 1933 al 1935, esule in Colombia. Ma i suoi fautori, forse temendo un tranello, non attesero le elezioni: il 27 maggio scoppiò una rivoluzione a Quito. L'Arroyo si rifugiò nella Colombia, l'Albornoz si ritirò e il Velasco entrò in Quito il 31. La nuova assemblea costituente riprovò, pur senza ripudiarlo, il trattato col Perù, volle esaminare le convenzioni con gli Stati Uniti, abrogò la legge vietante l'immigrazione dei Cinesi, approvò lo stabilimento di relazioni con l'Unione Sovietica. Ma la Costituzione del 1945 non piacque al presidente, che la sospese, indicendo nuove elezioni. Queste, nel giugno 1946, non riuscirono a chiarire veramente la situazione politica; fu sventato nell'agosto un tentativo d'impedire la riunione dell'Assemblea, che respinse le dimissioni presentate dal Velasco, confermandolo nella carica fino all'agosto 1948. Intanto, s'erano conclusi un trattato d'amicizia con la Cina, un accordo commerciale (scambî compensati: gomma, olî e "legno di balsa" contro grano, bestiame e pelli) con l'Argentina; le basi cedute agli S. U., furono da questi evacuate.

La posizione del Velasco pareva consolidata. Ma il 23 agosto 1947 il ministro della Guerra, colonnello Moreno, con un colpo di stato formò un nuovo governo. La controrivoluzione, scoppiata nel Nord, ne ebbe presto ragione: i ministri e il vicepresidente, Suárez Ventimilla, tornarono a Quito. Ma il Velasco era fuggito in Argentina: per l'abbandono incostituzionale del posto fu dichiarato decaduto e il Congresso, accolte le dimissioni del Suárez, eleggeva presidente provvisorio, fino al 31 agosto 1948, Jaun Carlos Arosemena. Il 6 giugno riuscì eletto presidente il setonare Galo Plaza.

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