ECNOMO (ὁ "Εκνομος o τό "Εκνομον, Ecnŏmus mons)
Oggi Poggio Sant'Angelo, altura isolata che domina la città di Licata, sulla destra del fiume Salso (Imera merid.). Questo colle su cui, secondo la tradizione, l'alaride costruì una fortezza e su cui più tardi sorse Falaride, è famoso per due grandi battaglie ivi combattute.
La prima fu la battaglia terrestre del giugno 310 a. C., in cui il tiranno di Siracusa, Agatocle, venne disfatto dai Cartaginesi. Agatocle, fatta sua base a Gela, saputo del concentramento dei Cartaginesi sull'Ecnomo, si era accampato di fronte a essi, sopra un'altura dominante la sponda sinistra del fiume, detta Phalarion. Agatocle, incoraogiato dal successo d'una sua pattuglia su poche forze cartaginesi ehe avevano passato il fiume, varcò alla sua volta, con tutte le forze, l'Imera, e attaccò il campo cartaginese dell'Ecnomo. L'attacco inatteso parve sulle prime procedere felicemente e i Greci superarono in più punti le trincee avversarie. Ma i Cartaginesi non si lasciarono prendere dal panico e il favore della posizione, la sagacia e il coraggio del comandante Amilcare, i terribili tiri di fionda dei frombolieri balearici, diedero loro la vittoria. I Greci furono inseguiti dalla cavalleria cartaginese, che ne fece strage. Perduti così 7000 dei loro, i Greci ripiegarono su Gela e quindi su Siracusa, dove furono assediati per terra e per mare.
Anche più famosa è la battaglia combattuta nel 256 a. C. nelle acque dell'Ecnomo dai due consoli romani L. Manlio Vulsone e M. Attilio Regolo contro la flotta cartaginese, comandata da Amilcare e Annone. I Romani avevano, secondo la nostra tradizione, 330 quinqueremi, i Cartaginesi 350. Ma è probabile che vi sia errore e si tratti rispettivamente di 230 e 250 navi da battaglia, non tutte quinqueremi. Questa battaglia ad ogni modo in cui furono impegnati da 100 a 150.000 uomini, fu una delle maggiori battaglie navali combattute nell'antichità. La ricostruzione più probabile è questa: i Cartaginesi si presentarono ai Romani in ordine di combattimento, con la loro flotta distribuita in una sola linea sopra tre squadre. La flotta romana, che non si attendeva di dar battaglia in quel punto, procedeva su tre linee, in prima linea la squadra, comandata dai consoli, in seconda linea una squadra che traeva a rimorchio le navi da carico, in terza linea una squadra composta di navi da guerra di copertura. Essa si dispose in ordine di combattimento, non appena avvistò la flotta avversaria, la seconda e la terza squadra prendendo posto rispettivamente sulla destra e la sinistra della squadra comandata dai consoli, la quale con le più rapide navi ammiraglie che erano al centro, alla testa, attaccò impetuosamente, prendendo agli occhi nemici la forma di cuneo, il centro cartaginese. I Cartaginesi, distendendo la loro linea, avevano cereato di aggirare i Romani, ma i Romani, spezzando e fugando il centro nemico col loro attacco impetuoso e serrato, resero vano tale tentativo. La squadra costituente la sinistra cartaginese, venne spinta verso terra e sopraffatta; la destra cartaginese, vista perduta la battaglia, si salvò fuggendo verso il largo. Furono affondate 24 navi romane e 30 cartaginesi e catturate dai Romani 64 navi da guerra nemiche. La battaglia diede ai Romani il dominio del mare e permise loro il primo sbarco in Africa.
Bibl.: Per la prima battaglia dell'Ecnomo manca un'illustrazione soddisfacente, V. le opere citate sotto agatocle e particolarmente A. Holm, Storia della Sicilia, trad. it., II, Torino 1901, p. 444 segg. Per la cronologia, J. Beloch, Gr. Geschichte, IV, ii, Berlino 1927, p. 251. Per la seconda battaglia: O. Meltzer, Geschichte der Karthager, II, Berlino 1896, pp. 289 segg., 568 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, i, Torino 1916, p. 137 segg.; Kromayer-Veith, Schlachten-Atlas, I, Lipsia 1822, Röm. Abt., tav. 3.