ECHIDNA (῎Εχιδνα)
Essere mostruoso dall'aspetto di donna nella metà superiore, di serpente nella metà inferiore. Secondo Esiodo (Theog., 295 ss.) dimorava nella terra degli Arimi, in una caverna sotterranea ed era immortale.
Come suoi genitori vengono nominati Peiras e Styx (Hes., l. c.; Epimenides, fr. 10), oppure Phorkys e Keto (Pherekyd., 21), oppure Tartaros e Ghe (Apollod., ii, 4). Era ritenuta la madre di molti mostri mitici: Orthos, Kerberos, l'Idra di Lerna, la Chimera, la Sfinge, il Leone nemeo, Scilla ed altri. Pausania (iii, 18, 2 e 10) menziona Typhon e E. tra le figure mitiche che ornavano il Trono di Amicle, opera di Bathykles di Magnesia, ma la realtà di questa asserzione è dubbia. Si è anche vista sotto forma di serpente sul frontone di pòros dell'acropoli di Atene, opera della prima metà del VI sec. a. C.; con aspetto metà di donna e metà di serpente appare, invece, su alcuni vasi corinzi. Quanto alle monete e alle gemme su cui si vuol vedere E., esse rappresentano molto più probabilmente l'Idra (v.).
Monumenti considerati. - Trono di Amicle: Arch. Zeit., xxxix, 1881, 17, ii; A. Furtwängler, Meisterwerke der griech. Plastik, Lipsia-Berlino 1893, p. 692. Frontone dell'Acropoli: Brückner, in Ath. Mitt., xiv, 1889, p. 67 ss., tav. 2. Vasi corinzi: Rayet-Collignon, Histoire de la céramique grecque, Parigi 1888, tav. iv. Gemme: British Museum Cat. Engraved Gems, 1883, E. 338, 381. Monete: British Museum Cat. Creek Coins, Crete, tav. xv, 5.
Bibl.: L. von Sybel, in Roscher, I, c. 1212, s. v.; J. Escher, in Pauly-wissowa, V, 1905, c. 1917 ss., s. v.