ECHEGARAY y EIZAGUIRRE, José
Ingegnere, autore drammatico e statista spagnolo, nato a Madrid il 19 aprile 1832 e ivi morto il 14 settembre 1916. Studiò a Murcia e quindi alla scuola d'ingegneria di Madrid, dove fu assunto professore di matematica (1858). Affiliato al partito del libero scambio, che ebbe parte importante nella rivoluzione del settembre 1868, fu deputato alle Cortes costituenti e ministro dei Lavori pubblici e delle finanze (1872) durante il breve regno di Amedeo di Savoia. Con la proclamazione della repubblica (aprile '73) riparò in Francia, rientrando in patria non appena tornati i Borboni: fu ministro delle Finanze (1874), e fu creatore della Banca di Spagna. Da allora, tranne una breve e tarda apparizione nel ministero Montero Rios (1903), si ritrasse dalla vita politica per dedicarsi agli studî scientifici e al teatro. Nella scienza fu soprattutto un geniale volgarizzatore (Teorías modernas de la Física, unidad de las fuerzas materiales, Madrid 1883, 1889, 5 voll.; Ciencia popular, Madrid 1905, 2 voll.). Ma la sua fama europea è fondata sulla vasta produzione drammatica, che dominò le scene spagnole dal 1874 al 1898, e per la quale, nel 1905, gli fu assegnato il premio Nobel. Vi giunse ritornando alla tradizione classica nazionale, specie a Calderón, ma per una sua propria strada. Già nella sua prima opera El libro talonario (1874), rappresentata sotto il nome di Jorge Hayaseca, si rivela la decisa individualità dell'artista. L'E. aveva il senso del teatro, ma all'effetto teatrale subordinava l'analisi e la ricerca dei motivi umani più profondi, tendendo alle situazioni violente: contrasto di problemi spirituali (O locura o santidad, 1877; El Gran Galeoto, 1881; Conflicto entre deberes, 1882; Vida alegre y muerte triste, 1885, ecc.); lotta d'idee (En el puño de la espada, 1875; En el seno de la muerte, 1879, ecc.): opposizione acuita in una rappresentazione astratta, che non si determina dall'azione. Di qui quella compostezza di frase e di accento, che talvolta cade nel melodrammatico, talvolta cede all'eloquenza impetuosa. Nell'ultimo periodo della sua vita, sotto influenze nordiche, soprattutto di Ibsen, l'E. portò sulla scena casi di psicologia patologica (El hijo de Don Juan, 1892) e si sollevò a tendenze simbolistiche (El loco Dios, 1900). Accentuando le antinomie della vita, nelle commedie di carattere morale (El poder de la impotencia; A fuerza de arrastrarse) o di critica letteraria (Un crítico incipiente) inasprì il tono e giunse alla satira. Il teatro dell'E., quando supera la tesi, è eloquente e sincero.
Bibl.: L. Antón de Olmet e A. García Caraffa, E., Madrid 1912; H. De Curzon, Le théâtre de J. E., Parigi 1912.