ECFANTO ("Εκϕαντος, Ecphantus) di Siracusa
Filosofo pitagorico, di cui ci rimane assai magra notizia in un passo d'Ippolito e in alcuni cenni di Aezio (raccolti in H. Diels, Fragm. d. Vorsokrat., I, 4ª ed., Berlino 1922, pp. 340-41).
Essi riferiscono come E. ponesse alla base del reale un numero infinito di corpi indivisibili, separati dal vuoto, "considerandoli mossi non da peso né da urto, ma da una forza divina, che chiamava intelletto o anima". Sembra quindi che E., scontento dell'astratto aspetto matematico delle monadi pitagoriche, le interpretasse nel senso più materiale degli atomi democritei: lasciando d'altronde Democrito per Anassagora nella concezione del principio motore del Tutto non come forza meccanica ma come attività razionale. E alla gnoseologia democritea par riconnettersi anche la tesi, attribuita a E., che della realtà non fosse possibile aver conoscenza vera, ma solo opinione. D'altra parte, egli dipende dall'altro pitagorico suo concittadino, Iceta, nella concezione che la Terra, posta nel centro dell'universo, si muova intorno a sé stessa da occidente a oriente: di qui la congettura del Boeckh, che di Iceta egli sia stato scolaro. Il Tannery e il Voss, invece, seguiti da altri, pensarono che tanto Iceta quanto Ecfanto non fossero che personaggi di un dialogo di Eraclide Pontico: il che peraltro non esclude, a rigore, la loro storicità (comunque attestata dal fatto, rilevato dal Diels, che alla base della sua tradizione dossografica sta un testimone serio come Teofrasto), dato l'uso di Eraclide d'introdurre nei suoi dialoghi personaggi esistiti.
Bibl.: A. Boeckh, Kleine Schriften, II, Lipsia 1866, p. 272; P. Tannery, in Arch. f. Gesch. d. Philos., XI (1898), pp. 263-269; O. Voss, De Heraclidis Pontici vita et scriptis, Rostock-Lipsia 1896, p. 64; H. Diels, op. cit., nota a p. 340; E. Zeller, Phil. d. Griech., I, i, 7ª ed., Lipsia 1923, pp. 604-607.