ECATEO (‛Εκαταῖος, Hecataeus) di Abdera
Grammatico, letterato e filosofo greco; secondo alcune fonti, sarebbe non di Abdera, ma di Teos. Visse negli ultimi tempi di Alessandro Magno e fu alla corte di Tolomeo di Lago, partecipando, a quanto pare, anche alla vita pubblica. Scolaro di Pirrone, si occupò di filosofia ponendo a fondamento delle sue concezioni morali l'αύτάρκεια (fr. 20) invece dell'atarassia pirroniana, ma delle sue opere filosofiche non si hanno notizie. È ricordata invece una sua opera grammaticale Sulla poesia di Omero e di Esiodo. Ma le più note sono le due opere sull'Egitto e sugl'Iperborei.
Per la prima E. raccolse largo materiale in un viaggio compiuto sotto il regno di Tolomeo e a Tebe. Lo scrittore si proponeva di dimostrare come tutta la cultura dei popoli civili ebbe sua culla nell'Egitto, del quale tratteggia la storia politica e le condizioni religiose e morali. L'opera pare si componesse di quattro parti e però venne ricordata anche con titoli varî secondo l'argomento della parte citata. Seguendo Diodoro Siculo (I, 10-98), che sfruttò largamente l'opera di E., si può credere che E. trattasse delle divinità egiziane, che distingue in due principali (Sole = Osiride, Luna = Iside) con i cinque elementi fondamentali (aria = Zeus; fuoco = Efesto; acqua = Oceano, Nilo; terra = Demetra; luce = Atena) e divinità secondarie, formate da antichi re terreni, divinizzati dopo morte; quindi della natura del paese e degli abitanti, dando quasi il tipo di un trattato etnografico; in terzo luogo si occupava della storia dei re, che egli desumeva dalle cronache (ἀναγραϕαί) dei sacerdoti, per cui si vanta di aver un vantaggio notevole sulle storie di Erodoto e di quanti si erano occupati dell'Egitto; infine della cultura egiziana, alla quale avevano attinto tutti i Greci da Orfeo, Museo, Omero fino a Eudosso. E. segue quella tendenza razionalistica che prenderà nome da Evemero: non è seguace intransigente di alcuna scuola filosofica, se pure pare che alle volte indulga alle concezioni stoiche o ciniche; più da presso segue lo scetticismo, ma aggiunge concezioni cosmogoniche e morali tutte sue particolari. Nell'opera sull'Egitto ebbe anche occasione di parlare degli Ebrei, che avevano ormai non piccola parte nella storia politica e religiosa dell'Egitto. Ma egli non si peritò d'introdurre narrazioni e indicazioni immaginose e fantastiche, tramutando la storia in racconto romanzesco, portando al più alto grado la tendenza degli Elleni al maraviglioso. Parimente romanzesca è l'altra opera Sugli Iperborei, pur essa sfruttata da Diodoro (II, 47 segg.), nella quale E. né pensò di descrivere paesi nuovi, sconosciuti, dando un rapporto di viaggi, quali erano frequenti al suo tempo, né volle presentare la raccolta di materiali offerti da poeti ed eruditi su quel popolo ignoto che egli colloca nell'isola di Elikoia di fronte alle coste celtiche nell'estremità NO. del continente europeo; bensì si propose uno scopo anche morale, presentando ai suoi contemporanei il tipo della gente pia e religiosa. Egli aveva già l'esempio della Meropis di Teopompo, e non mancherà di seguirlo Evemero con la sua Panchaia. Dato il carattere dell'attività letteraria di Ecateo, e la trattazione che degli Ebrei aveva fatto nell'opera sull'Egitto, si comprende facilmente che nella fioritura della letteratura giudaico-ellenistica anche a E. si attribuisse qualche lavoro per trarre autorità dal suo nome. Tale è l'opera Su Abramo, nella quale è sfruttata quella del vero E., sebbene con intendimento giudaico (Ios. Flav., Ant. iud., I, 158), nota anche allo Pseudo-Aristea e che Clemente Alessandrino (Strom., V, 14, 113) ricorda col titolo "dei fatti riguardanti Abramo e gli Egiziani". Tali anche, probabilmente, quella da cui sono estratti i brani attribuiti a E. e inclusi nel Contro Apione di Giuseppe Flavio.
I frammenti in C. Müller, Fragm. Bist. Graec., Parigi 1870 segg., II, 384-396; IV, 657 b, e in H. Diels, Fragm. d. Vorsokr., 3ª ed., II, p. 149 segg.
Bibl.: E. Rohde, Der gr. Roman, 2ª ed., Lipsia 1900, p. 223 seg.; Röper, Über einige Schriftsteller mit Namen Hekataios, Danzica 1877-1878; E. Schwartz, Hekataeos von Teos, in Rh. Mus., 1885, pp. 223-262; Klein, Hekataeos von Abdera, in Jahrb. f. Philol., 1863, p. 532; F. Susemihl, Gesch. d. gr. Liter., in der Alexandrinerzeit, I, pp. 310-314; II, p. 644; C. Wachsmuth, Einl. i. d. Studium d. alten Gesch., Lipsia 1895, pp. 329-332; F. Jacoby, Hekataios aus Abdera, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 2750-2769; H. Willrich, Judaica, Gottinga 1900, p. 108 seg.; E. Schürer, Gesch. d. jüd. Volkes, II, Lipsia 1890 pp. 816-819.