ebbro
L'aggettivo compare solo in If XXVII 99 le sue [di Bonifacio VIII] parole parver ebbre, nell'accezione metaforica di " deliranti ", " dissennate ", " irragionevoli ", generalmente accolta dai commentatori antichi e moderni con la sola eccezione del Buti, che intende ebbre come " piene di malvagità ". Sorprendente è la corrispondenza con l'espressione tibulliana " verba ebria " (III VI 36), sebbene molto dubbia, se non impossibile, sia la conoscenza dell'autore latino da parte di Dante.