Vedi East African Community dell'anno: 2015 - 2016
(EAC)
Le origini della Comunità dell’Africa orientale risalgono agli anni Sessanta del secolo scorso, quando Kenya, Uganda e l’allora Tanganica (in seguito Tanzania, dopo l’unione con l’isola di Zanzibar) iniziarono il cammino verso una maggiore cooperazione, agevolati dalla condivisione di modelli amministrativi ed economici derivanti dall’assoggettamento alla stessa potenza coloniale (Regno Unito). La spinta verso l’integrazione è culminata nel 1993 con la creazione, su iniziativa dei capi di stato dei tre paesi interessati, della East African Cooperation. Tale modello cooperativo si poi è sviluppato fino a diventare quella che oggi è l’Eac, istituita ufficialmente nel 2000, con sede nella città tanzaniana di Arusha.
Come nel caso di altre organizzazioni di stampo regionale, soprattutto in Africa, l’obiettivo primario dell’Eac è quello di creare una zona di libero scambio che sia in grado di favorire un più rapido sviluppo dei paesi interessati, anche dal punto di vista politico e sociale. In questo senso, già nel 2004, i tre paesi fondatori hanno deciso di abolire i dazi doganali sulle merci in circolazione tra i rispettivi confini, in base a un accordo che sarebbe poi divenuto effettivo a partire dal 1° gennaio del 2005. Ciascuno dei tre paesi membri aveva all’epoca un preciso interesse nell’istituire un ambiente economico e commerciale più aperto: il Kenya nell’esportare i propri capitali, l’Uganda nello spostare fuori dei propri confini una parte della sua forza lavoro che non riusciva ad assorbire in casa e la Tanzania per perseguire la propria visione panafricanista. A tal proposito, oltre al progetto di creazione di un’unica moneta, chiamata scellino dell’Africa orientale, le intenzioni originarie erano anche di tipo più prettamente politico e miravano a creare una vera e propria federazione tra i tre membri fondatori.
Tutti gli aderenti all’Eac, cui nel 2007 si sono aggiunti Burundi e Ruanda, oltre a impegnarsi nella cooperazione per la lotta alla povertà, condividono i principi democratici, di giustizia sociale e pari opportunità tra i generi e il rispetto dei diritti umani. Nel 2010 il presidente del Kenya Mwai Kibaki ha lanciato il Protocollo per il mercato comune dell’Africa orientale, che allarga a Burundi e Ruanda gli accordi in ambito economico entrati in vigore nel 2005. In tal senso, ogni stato membro è chiamato a modificare le proprie leggi nazionali per adeguarsi ai principi stabiliti dall’organizzazione in merito alla libera circolazione delle persone, dei beni e dei capitali. La proposta prevedeva il raggiungimento di una moneta comune nel 2012 e l’istituzione di una federazione politica nel 2015; tuttavia nemmeno il primo risultato è ancora stato raggiunto, a causa di divergenze politiche interne all’organizzazione. A partire dal 2013 un contenzioso sull’ingerenza ruandese in Repubblica Democratica del Congo, accompagnato dalle polemiche seguite all’espulsione di immigrati burundesi e ruandesi dalla Tanzania, ha raffreddato le relazioni fra i paesi membri e l’obiettivo di una moneta unica è stato di conseguenza posticipato al 2023. Nel 2015 sono state avviate le negoziazioni per l’ingresso del Sud Sudan nell’organizzazione.
Il più importante organo politico dell’organizzazione è rappresentato dal Summit, composto dai capi di stato e di governo dei paesi membri. Il presidente è nominato a rotazione e resta in carica un solo anno. Le decisioni all’interno del Summit vengono prese per consensus e tale organo, che detta le linee politiche generali dell’organizzazione, si riunisce una volta l’anno. Le questioni discusse dal Summit sono attuate dal Consiglio dei ministri, formato dai ministri responsabili per la cooperazione regionale dei vari paesi e dagli altri ministri coinvolti nei progetti da discutere. Il Consiglio si riunisce due volte l’anno e il presidente è scelto a rotazione; l’organo discute anche del budget e stabilisce le Commissioni di settore. Queste ultime preparano e coordinano i lavori e sono nominate su iniziativa della Commissione di coordinamento. Il Segretariato è l’organo esecutivo dell’Eac, presieduto dal segretario generale, che viene nominato dal Summit per un periodo di cinque anni, cui si aggiungono quattro vice segretari, che si occupano di finanza e amministrazione, infrastrutture, settore produttivo, federazione politica e che non possono essere della stessa nazionalità del segretario. Fa parte del Segretariato anche il Consiglio per la Comunità. L’organizzazione si è dotata anche di un’Assemblea legislativa, composta da nove membri per ogni paese, il segretario Generale e il Consiglio per la Comunità. L’Eac ha infine una propria Corte di giustizia.
Burundi, Kenya, Ruanda, Tanzania, Uganda. Candidati: Sud Sudan.