e-italiano
s. m. La lingua italiana della rete telematica.
• «Niente di scandaloso, a parer mio, né di preoccupante ‒ sostiene Giuseppe Antonelli, docente di linguistica all’università di Cassino che segue questo fenomeno da tempo ‒; siamo di fronte ad un e-italiano neopopolare, mutazione tecnologica della lingua scritta che coinvolge tutti, ma soprattutto i giovani, anche quelli che sanno tenere a malapena la penna in mano. La brevità, la velocità e l’emotività ne sono i capisaldi». (Franca Porciani, Corriere della sera, 26 maggio 2012, p. 27, Tempi liberi) • [tit.] Viva l’«e-taliano», che abbatterà la secolare rigidità della scrittura [testo] […] Venendo all’italiano scritto nella rete, cioè all’e-italiano, [Giuseppe] Antonelli vi intravede una potenzialità mai riscontrata prima nella storia della lingua. Se negli anni Sessanta la televisione ha ampliato enormemente la platea dell’italiano parlato, favorendo il passaggio dal dialetto all’«italiano dell’uso medio» come motore del cambiamento, oggi assistiamo a una seconda rivoluzione, del tutto inaspettata e anzi clamorosa. Il cambiamento viene non più solo dall’oralità ma da quella forma scritta cui finora era assegnato il ruolo di codificazione. (Paolo Di Stefano, Corriere della sera, 26 settembre 2014, p. 47, Cultura) • Se Simon Garfeld scrive il bestseller «L’arte perduta di scrivere le lettere», [Giuseppe] Antonelli propone di insegnare a scuola la netiquette come forma di grammatica epistolare moderna. Così si evolve l’e-italiano che non indica una lingua infarcita di termini telematici, ma la lingua storico-naturale trasformata dalla pratica digitale. (Andrea Velardi, Messaggero, 17 settembre 2016, p. 21, Macro).
- Composto dal confisso e- (ricavato dall’agg. ingl. e[lectronic]) aggiunto al s. m. italiano.