Dylan Dog
Un investigatore da incubo
Ideato nel 1986 dallo scrittore e sceneggiatore italiano Tiziano Sclavi, Dylan Dog è uno dei personaggi più popolari di tutti i tempi. Le storie di cui è protagonista, benché gremite di fantasmi e spettri, sono piene di poesia
Dylan Dog è il protagonista della serie omonima e, come lui stesso si definisce, è un "investigatore dell'incubo", ovvero di casi che coinvolgono fantasmi, zombi, spettri, vampiri e compagnia più o meno bella. Lavora in coppia con un certo Groucho, sosia dell'omonimo attore, uno dei famosi fratelli Marx, il quale, anche nelle situazioni più tragiche, non smette di pronunciare battute fulminanti e demenziali giochi di parole. In effetti, nei racconti di Dylan Dog compaiono scene truculente, ammazzamenti, orrori e sangue in gran quantità, ma nessuno degli allarmati detrattori si è mai accorto che Dylan Dog non è un fumetto dell'orrore. È vero, ci sono scene splatter e teste mozzate, ma ‒ a parte il fatto che la drammaticità delle scene in questione è sempre temperata dalle battute di Groucho ‒ l'orrore è una semplice scusa per raccontare vicende di grande poesia.
Dylan è un adulto, ma possiede la sensibilità di un quindicenne; è una sorta di Charlie Brown disegnato realisticamente. Si innamora, soffre, vive i turbamenti di chi si affaccia alla vita, e soprattutto possiede un immenso amore, spesso non corrisposto, per chi lo circonda.
I veri mostri delle sue storie non sono i vampiri o gli zombi ‒ quelli si trovano lì per 'fare scena' ‒ quanto quelli reali con cui abbiamo il dovere di batterci: l'egoismo, l'avidità, il razzismo, il disprezzo per la natura. Dylan li affronta con coraggio e con umiltà. Non sempre riesce a vincerli, ma continua a provarci.
Per fortuna il vero spirito di Dylan Dog è stato perfettamente capito dai molti, moltissimi giovani che ne hanno seguito le vicende e hanno imparato ad apprezzarlo ben prima che scrittori come Umberto Eco ne parlassero entusiasticamente e che le polemiche svanissero come una bolla di sapone. O, visto che parliamo di orrore, come un vampiro alle prime luci dell'alba.
Il grande successo ottenuto da Dylan Dog ha fatto nascere qualche imitazione, generalmente di scarsa qualità e ancor più di scarse vendite. Questo aveva scatenato l'allarme per un boom dei fumetti dell'orrore che di fatto, come già detto, non esisteva.
Negli anni Cinquanta del Novecento lo psicologo statunitense Frederic Wertham scoprì che la lettura favorita di molti ragazzi erano i fumetti dell'orrore. Allarmato, scrisse un libro divenuto famoso, La seduzione dell'innocente, che dimostrava come queste letture creassero nei giovani traumi irreversibili e rischiassero di trasformarli in potenziali delinquenti. Allarmate, le varie associazioni di genitori statunitensi fecero pressione sugli editori e ottennero la chiusura di una collana di fumetti orrorifici, gli EC horror comics.
Gli EC comics erano di alta qualità, sia nei testi sia nei disegni, e difatti qualche anno dopo sono stati 'riscoperti' dalla critica. Sempre qualche anno dopo gli psicologi conclusero che ‒ entro determinati limiti, come del resto in tutte le cose ‒ le storie dell'orrore non solo non sono dannose, ma costituiscono una sorta di valvola di sfogo dell'immaginazione: in parole molto povere, leggendo certe cose passa la voglia di farle davvero. E, a riprova che i racconti orrorifici piacciono da sempre al pubblico dei giovanissimi, citarono le fiabe raccolte dai fratelli Grimm. È difficile immaginare un simile campionario di nefandezze: orchi che mangiano bambini, genitori che abbandonano i figli, giovanotti che bruciano vive vecchiette; eppure sulle favole nessuno ha mai trovato nulla da ridire.