DUTUIT, Pittore dell'oinochòe
Ceramografo attico, attivo entro il secondo e terzo decennio del V sec. a. C. Dipinge vasi di media grandezza, oinochòai, anfore nolane e lèkythoi, limitando di solito la decorazione a un'unica figura, ora lievemente appoggiata a terra, più spesso sollevata in volo, secondo un peculiare linguaggio che si ritroverà, meccanicamente ripreso, in altri pittori di lèkythoi: quali il Pittore di Bowdoin e il Pittore della Lèkythos di Yale. In altri casi il Pittore dell'Oinochòe D. imposta con sobrietà ed efficacia gruppi variamente articolati con figure mosse e fantasiosi inseguimenti. Si tratta in realtà di un artista che sembra voglia dissimulare sotto aspetti tenui e fioriti, solide qualità di disegno e gusto impeccabile. In molta parte della sua opera le sue figurine fragili e leggere, definite da un segno appuntito e spiritoso, imprimono quasi un suggello di femminilità: peraltro il pittore non si esaurisce su questa nota, una vitalità intensa e nervosa anima anche le minime tra le sue creature, comunicando loro un inconfondibile individualità. Vi è in esse una viva partecipazione al mondo che le circonda; la fanciulla alata Artemis che accarezza il cerbiatto nell'oinochòe Dutuit che ha dato il nome all'artista, è intesa con freschezza quasi infantile, senza leziosità e grazia ricercata. Ugualmente lo scatto leggero del satiro inseguitore e della menade fuggente raffigurati nella oinochòe British Museum E 510 trasporta l'episodio in un clima di candido idillio. L'elaborata e preziosa decorazione a fasce di palmette e loti che appare ripetuta nelle opere più significative del Pittore dell'Oinochòe D. dà la misura delle qualità più artigiane di lui.
Bibl.: J. D. Beazley, in Journ. Hell. Stud., XXXIII, 1913, p. 106; id., Red-fig. in Am. Mus., p. 69; id., Vasenm. Rotfig., p. 127; id., Red-fig., p. 205.