Durante
Fu il nome originario di D. secondo la testimonianza di qualche biografo. Filippo Villani racconta infatti che il nome di battesimo del poeta fu
‛ Durante ', " sed syncopato nomine, pro diminutione locutionis more, appellatus est Dante ". Quasi negli stessi termini si esprimono Domenico Bandini e Raffaele Maffei nelle rispettive Vite di Dante. Fra i documenti che riguardano il poeta, un atto della signoria del gennaio 1343 parla di " Durante olim vocatus Dante ". ‛ Dante ' può considerarsi dunque un ipocorismo di ‛ Durante ', non la forma diminutiva (che sarebbe invece l'attestato ‛ Durantuzzo ' ), ma una forma sincopata del tipo ‛ Geri ', ‛ Vanna ', ‛ Bice ' . Se il nome del poeta deriva da Durante (a onta delle spiegazioni etimologiche diffuse fra i suoi biografi), tale nome potrebbe risalire a Durante degli Abati, che si è ritenuto fosse il padre di Bella, madre del poeta. E tuttavia D. non si attribuisce mai tale nome, bensì nomina sé stesso ‛ Dante ' in quei versi della Commedia che costituiscono quasi il sigillo dell'autenticità dell'opera (Pg XXX 55; cfr..62-63); quantunque si sia voluto vedere nella rampogna di Beatrice un accenno alla scarsa fede che D. avrebbe tenuto al suo vero nome (Durante = costante; cfr. L. Biondi, Ragionamenti intorno alla D.C., in " Giornale Arcadico " XXXI [1826] 3°).
Bibl. - M. Scherillo, Alcuni Capitoli Della Biografia Di D., Torino 1896, 44-65; A. Solerti, Le Vite Di D., Petrarca E Boccaccio, Milano, S.D., 84, 91, 198; Piattoli, Codice 183.
Col nome di Durante cita sé stesso, in due occasioni, l'autore del Fiore: la prima nelle parole di Amore: Ché pur convien ch'i' soccorra Durante, / chéd i' gli vo' tener sua promessione, / ché troppo l'ho trovato fin amante (LXXXII 9), in corrispondenza con il brano del Roman de la Rose in cui occorre il nome del primo dei due autori del romanzo: " Vez ci Guillaume de Lorris / Cui Jalousie, sa contraire, / Fait tant d'angoisse e de deul traire / Qu'il est en perill de mourir / Se je ne pens dou secourir " (vv. 10526-30); la seconda in CCII 14 spesso falla ciò che 'l folle crede: / così avvenne al buon di ser Durante. Il nome parve subito al primo editore del Fiore, il Castets, indizio di una paternità dantesca del poemetto, e giocò un ruolo decisivo nel corso della celebre ‛ questione ' attributiva. Da un lato infatti ‛ Dante ' è accorciativo di Durante, e Durante doveva essere, secondo testimonianza degli antichi biografi (cfr. Fraticelli, Storia della vita di D.A., Firenze 1861, 96) il nome di battesimo del poeta; esso appare anche in un documento postumo del 1342. D'altro lato non è possibile trovare tra i rimatori di nome Durante o D., che operano sulla scena letteraria toscana dell'ultimo Duecento, nessuno cui si possa attribuire con qualche verosimiglianza un'opera come il Fiore. È subito da scartare infatti il nome di Durante da San Miniato (v.), autore di un solo madrigale, con ogni probabilità trecentesco; mentre l'altro Dante, il Maianese, corrispondente del giovane Alighieri, aderisce a una maniera poetica arcaica, e non sembra in nessun modo possedere un'esperienza stilistica paragonabile a quella del Fiore. All'ipotesi del Castets gli oppositori dell'attribuzione dantesca hanno contrapposto due principali difficoltà: D. non si nomina mai come Durante né come tale è citato nei documenti contemporanei; inoltre, nella seconda citazione, il nome è preceduto da ser, titolo che spettava ai religiosi e ai notai, e che sarebbe quindi abusivo in Dante. Quanto alle proposte alternative, alcuni (Borgognoni, Rainer) considerano Durante come appellativo puramente simbolico che sta a connotare la costanza in amore del protagonista: ser Durante sarebbe allora espressione analoga a quelle allegoriche ser Baratto (CXXIX 10), ser Malabocca (CCXXVI 14). Altri (D'Ancona, Torraca) lo considerano nome proprio, non identificabile con certezza in nessuno dei personaggi di nome Durante o Dante, di cui è traccia nei documenti duecenteschi.
In realtà l'identificazione proposta dal Castets (sorretta da massicce testimonianze, anche linguistiche) serba ancora intatta la sua primitiva evidenza. Appare tuttavia necessario spostare i termini tradizionali del dibattito, sottolineando l'ambivalenza simbolica di Durante, calando cioè il nome nel contesto allegorico di cui fa parte: nell'accingersi a ripercorrere la vicenda dell'amor cortese, sulla traccia del Roman de la Rose, D. ama evidentemente accentuare il valore esemplare e transindividuale del protagonista implicato nella favola amorosa, e recupera così la forma originaria del suo nome, rintracciandone una nozione di fermezza amorosa (la quale è pienamente svolta, nel primo dei due brani, dalla serie di rime Durante / fin' amante / fermo e stante). È generalmente nota l'importanza che D., ancora nella Commedia, attribuisce ai procedimenti di interpretatio nominis: essi assumono particolare rilievo nel contesto simbolico del Fiore, giungendo a modificare la forma del nome, per produrne un'indicazione emblematica. Tale è il caso di Giustiziano (CX 9) per ‛ Giustiniano ', paradigma, appunto, di giustizia.
In quest'ambito di considerazioni dovrebbero apparire assorbite le obiezioni degli oppositori dell'attribuzione dantesca. In particolare, il ser del secondo passo è evidentemente designazione ironica, ben conforme ai modi espressivi del poemetto (cfr., in identica contingenza catastrofica: Ahi lasso, ch'or mi fu cambiato il verso! / In poca d'or sì 'l fatto mi bistorna / che d'abate tornai men ch'a converso, XXVI 12-14).
Bibl. - V. le voci relative alla questione del Fiore.