DULCIGNO (albanese Ulqin, sl. Ulcinj; A. T., 75-76)
È la città più meridionale del Primorie montenegrino, adesso compresa nel banato iugoslavo della Zenta (Ceta). Sorge sopra un promontorio quasi a picco sul mare, proprio là dove termina la costa montuosa illirica e comincia quella piatta dell'Albania. È posta in parte lungo il mare, in parte sulla pianura e sulla collina. La vecchia cittadella conserva ancora le sue viuzze strette ed erte. Nelle vicinanze della chiesa latina sorge tuttora il villaggio montenegrino, che ha tutte le caratteristiche dei villaggi dell'interno del Montenegro.
Dulcigno, che conta circa 3300 ab., ha clima temperato e salubre; la regione circostante però, in gran parte inondata verso Zogaj e la Boiana, ha bisogno di essere risanata, ma le opere di bonifica si collegano con quelle per la sistemazione della zona del Lago di Scutari e della Boiana per cui sono in corso progetti da parte sia del governo iugoslavo sia di quello albanese. Indipendentemente da ciò il governo di Belgrado ha iniziato dei lavori per difendere il territorio di Dulcigno dalle inondazioni della Boiana.
Il porto di Dulcigno, esposto ai venti del N., accoglie solo velieri e piccole imbarcazioni. Con il tempo cattivo la vita marittima di Dulcigno si svolge nel porto di Val Noce, un'ora circa a nord.
Il distretto di Dulcigno comprende alcuni villaggi che sorgono in parte nella pianura e in parte sulle colline circostanti, e sono abitati da una popolazione di lingua albanese dedita all'agricoltura e all'allevamento del bestiame. I montanari Clementi, in virtù di un antico privilegio, vengono ogni anno a transumare nello Shtoj, la pianura tra Dulcigno e S. Nicola: molti di essi vi hanno anzi costruito le loro case, che ormai non abbandonano più.
Storia. - L'antica Colchinium sorgeva a poca distanza dalla città attuale verso la Val Noce e sarebbe stata fondata (donde il suo nome) dagli abitanti della Colchide. Disfatto dai Romani, Genzio, ultimo re dell'Illiria, dal quale anche Dulcigno dipendeva, i Dulcignoti passarono sotto il dominio di Roma, dalla quale vennero dichiarati esenti da tributi. Dalla caduta di Roma, Dulcigno obbedì prima agl'imperatori bizantini e poi dal sec. IX fu sede di un vescovato, che dal 1030 fu incorporato al vescovato di Antivari, dal quale anche oggi la città dipende. Durante il corso di questo secolo Dulcigno, come tutte le città della Dalmazia, cominciò a passare da un padrone all'altro, e prima di tutto ai Serbi. Obbedì quindi anche ai principi Balša del Montenegro; infine, seguendo le sorti di Antivari e di Scutari, si sottomise ai Veneziani nel 1420.
Preso dai Turchi nel 1571, fu ancora una volta ripreso dai Veneziani nel 1722, nel cui dominio rimase poco tempo. Nel 1850 il governo turco vi facilitò la venuta di cristiani, dando loro facoltà di stabilirvisi e di commerciare. Durante la guerra russo-turca del 1878 fu occupato da truppe montenegrine. Il trattato di Berlino restituì Dulcigno ai Turchi, impose al Montenegro lo sgombro dell'Erzegovina, assegnandogli i distretti di Podgoritza, e di Antivari, una parte del territorio di Scutari, e quelli di Plava e Gusinie; ma la popolazione (albanese) di questi due distretti avendo protestato, fu proposto alla Turchia per suggerimento del delegato italiano di lasciare al Montenegro il territorio di Dulcigno, ricevendo in cambio Gusinje e Plava. La Turchia accettò, ma di fatto non volle consegnare Dulcigno, finché non vi fu obbligata dalle potenze firmatarie del trattato che per consiglio dell'Inghilterra fecero nelle acque di Dulcigno una dimostrazione navale, al comando dell'ammiraglio Seymour (26 nov. 1880). Durante la guerra mondiale Dulcigno fu occupata (1916) dagli Austriaci, e nel 1918 da un corpo di occupazione italiano. Dal 1920 fa parte dello stato iugoslavo.
Bibl.: H. Hequard, Histoire et description de la haute Albanie, Parigi 1858; C. Jireček, Die Handelstrassen und Bergwerke von Serbien und Bosnien während des Mittelalters, Praga 1879.