Stewart, Dugald
Filosofo scozzese (Edimburgo 1753 - ivi 1828). Prof. di matematica a Edimburgo (dal 1775), passò poi (1785) all’insegnamento della filosofia morale. Seguace della cosiddetta scuola scozzese (➔ scozzese, scuola), ne fu, dopo Reid, il massimo rappresentante, accentuando l’esigenza, anche nell’ambito delle ricerche sulla mente, di attenersi all’induttivismo baconiano, così fecondo di successi nel campo delle scienze naturali. Fu critico del sensismo francese e del materialismo corrente sostenendo l’immaterialità della mente e sviluppando su questo presupposto una serie di posizioni teistiche. Importanti anche taluni suoi apporti alla teoria estetica. La sua riflessione, di ampio respiro e di vasti interessi (etica, estetica, filosofia politica, economia politica, ecc.) esercitò notevole influenza sul pensiero francese del primo Ottocento (P.-P. Royer-Collard, Jouffroy, Cousin). È anche ricordato come biografo ed espositore delle teorie di A. Smith (Account of the life and writings of A. Smith, 1793; trad. it. Resoconto della vita e delle opere di Adam Smith). Tra le sue principali opere si segnalano: Elements of the philosophy of human mind (3 voll., 1792-1827); Outlines of the moral philosophy (1793; trad. it. Compendio di filosofia morale); Philosophical essays (1810); Philosophy of the active and moral powers of man (2 voll., 1828). Hamilton curò la pubblicazione dei suoi Collected works (11 voll., 1854-60).