due (Duo)
È presente con notevole frequenza in tutte le opere dantesche.
Nella Vita Nuova d. ricorre soprattutto come base di divisione e di suddivisione delle poesie (nove bipartizioni e altrettante suddivisioni). La dicotomia, di marca prettamente scolastica, si scorge anche in altri punti, p. es. in XL 6 peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto. Solo nel capitolo XXXIX d. entra in una visione poetica: li miei occhi pareano due cose che disiderassero pur di piangere (§ 4); fatti son che paion due disiri / di lagrimare e di mostrar dolore (§ 9 5). Le altre occorrenze sono: III 1 e 13, VII 7, VIII 3, XV 7, XIX 17, 18, 19 e 20, XX 6 e 7, XXI 5 e 8, XXII 8 e 11, XXIII 29, 30 e 31, XXIV 11, XXVII 1, XXXI 5, XXXVII 4, XXXIII 2 e 4 (due volte), XXXIV 3 e 5, XXXVIII 4, XXXVIII 5, XLI 1.
Nelle Rime l'Amore fa di d. una persona sola (CVI 14); il poeta è tormentato da d. o più pensieri o desideri contrastanti (Rime dubbie XX 9, XXIV 3). Va notato particolarmente Rime LXXXVI 1 Due donne in cima de la mente mia / venute sono a ragionar d'amore, dove si ha il contrasto tra la bellezza e la virtù. Le altre occorrenze sono in LXXXVI 11, XCI 99, CIV 40.
Nel Convivio si scorge ancora più chiaramente la predilezione per il d. e per la dicotomia. Anzitutto le canzoni vengono frequentemente divise e suddivise in due parti. Citiamo una bipartizione principale (IV II 1) e sette successive, due delle quali si risuddividono in due (II VII 2, X 2, IV III 4 e 5, IX 1; X 2 (2 volte), 3, XVI 2 e 3, XIX 2, XXIII 2, XXX 1 (2 volte). Inoltre, i sette pianeti allora conosciuti vengono paragonati alle sette arti e ciascuno di essi per due proprietà: II XIII 9 (2 volte, secondo un'integrazione degli editori della '21 non accolta nell'edizione Simonelli), 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 20, 23, 25 (2 volte), 26, 27, 28 e 29; si noti l'interpretazione di d. in XIV 3 per lo due s'intende lo movimento locale. Ricordiamo pure, fra i casi più notevoli, i due luoghi della faccia (gli occhi e la bocca) dove l'anima si manifesta maggiormente (III VIII 8 [3 volte] e 9, XV 2; cfr. Pg XXXI 138), i due vizi opposti a ciascuna virtù (IV XVII 7) e le due felicità (IV XVII 9, 2 volte). Altri casi, come ad esempio le due ragioni addotte da Marzia per essere ripresa da Catone (IV XXVIII 18 e 19), anche se meno importanti in sé, non sono meno significativi. Le altre occorrenze sono le seguenti: I I 3, 4 e 5 (2 volte), II 1, 3, 12 e 13, VI 2, VII 7, XIII 1 e 3, II II 1, III 13 e 16, IV 10, VI 3, X 5, XIII 7, XIV 1, 2 e 10 (2 volte), III I 6, IV 1, V 8 (2 volte), 13 (3 volte), 19 (2 volte) e 20 (2 volte), VI 2, VIII 6 e 14, XI 5, IV III 9 (2 volte), IV 13, VI 3, VIII 15, IX 8, XI 1, XIII 10, XV 2 e 6, XVI 4 e 10, XVII 1 e 2, XVIII 2, XXII 18, XXV 8, XXVIII 2, 13 e 16, XXIX 2.
Nella Commedia D. ama spesso presentarci le anime a coppie: If V 74 quei due che 'nsieme vanno (Paolo e Francesca); VI 2 i due cognati; XIII 115 due da la sinistra costa (Lano e Giacomo da Sant'Andrea); XXIII 82 vidi due mostrar gran fretta (Catalano e Loderingo); XXVI 79 O voi che siete due dentro ad un foco (Ulisse e Diomede); XXIX 73 vidi due sedere a sé poggiati (Griffolino e Capocchio); XXX 25 vidi due ombre smorte e nude (Gianni Schicchi e Mirra); XXX 91 li due tapini / che fumman come man bagnate 'l verno (la moglie di Putifarre e Sinone); XXXII 41 vidi due sì stretti, / che 'l pel del capo avieno insieme misto (Alessandro e Napoleone degli Alberti); XXXII 125 vidi due ghiacciati in una buca (il conte Ugolino e l'arcivescovo Ruggeri); Pg V 28 due di loro [i neghittosi], in forma di messaggi; XIV 7 due spirti, l'uno a l'altro chini (Guido del Duca e Rinieri da Calboli); XVIII 99 e 131 due dinanzi gridavan piangendo... vedine due / venir dando a l'accidïa di morso (due coppie distinte di accidiosi); Pd XI 35 due principi, e XII 44 due campioni (Francesco e Domenico); XX 146 le due luci benedette, Traiano e Rifeo, i quali, insieme con due ebrei, Davide ed Ezechia, e due cristiani, Costantino e Guglielmo II, formano l'occhio dell'aquila. Altre volte si tratta solo di ricordi: i due giusti di Firenze (If VI 73), i due miglior da Fano (XXVIII 76), i due figli di Ino (XXX 5) e quelli di Isifile (Pg XXVI 95), i due occhi del cielo, Apollo e Diana (XX 132).
Si potrebbero ricordare anche le due fiammette (If VIII 4), ma le altre occorrenze non sembrano avere significato speciale (If IV 148, VII 44 e 55, X 48, XI 106, XII 84, XVII 13, XXV 67, 69, 70, 71, 72, 73, 77, 83, 100, 113 e 117, XXVII 104, XXVIII 125 (2 volte), XXX 46, XXXII 50 e 55, XXXIII 74 e 90, XXXIV 40, 46 e 64; Pg III 80 e 119, VIII 26 (2 volte), IX 8, 44 e 117, X 59, XV 80, XVI 107 e 128, XIX 48, XXI 8, XXII 139, XXIII 53, XXIV 98 e 127, XXVI 52, XXVIII 126, XXIX 83 (2 volte), 107 e 134, XXXI 61, 81, XXXIII 57;Pd II 97,IV 1, 4 e 6, V 43, XI 108, XII 11, 20 e 91, XIII 13 e 87, XIV 28, 29, 75 e 95, XVII 15 e 74, XVIII 44, XIX 110 e 138, XXI 106 e 134, XXV 58, 107, 127 e 128, XXVI 119, XXVIII 124, XXX 62, XXXII 33, 41, 118 e 120).
La forma ‛ duo ', ancora usata nel '200, è stata accolta nell'edizione critica nel solo passo di If XX 44 li duo serpenti, dove, senza dubbio, all'orecchio così sensibile di D. sonava meglio.
Va ricordato che nell'Epistola a Cangrande D. divide il canto I del Paradiso secondo il consueto criterio della dicotomia (Ep XIII 43, 48, 86 e 87):
Nel Fiore le poche occorrenze non si prestano a osservazioni di rilievo. In CCXXIX 3 si legge duo. Anche qui il motivo sarà di ordine estetico. Le altre occorrenze sono in XXXVI 10, LXXX 9, CIII 8, CXXXIV 12, CLVI 3, CLXXXV 2, CCXXIII 7.
Sul numero d. e sul probabile significato del suo frequente tornare nel c. XVIII del Purgatorio in particolare e nella Commedia in generale, si vedano le interessanti osservazioni di G. Padoan, Il c. XVIII del Purg., in Lect. Scaligera II 676-680.