RIVAS, Duca di
Angel de Saavedra y Ramírez de Baquedano, più noto col titolo nobiliare, ereditato nel 1834 alla morte del fratello maggiore, nacque a Cordova il 10 marzo 1791; morì a Madrid nel 1865. Dopo avere studiato nel seminario dei nobili di Madrid, presto impugnò le armi nella guerra (1808-14) contro i Francesi di Napoleone. Ferito gravemente nell'infausta battaglia di Ocaña, servì ancora nell'esercito come aggregato allo stato maggiore in Cadice, dove si volse risolutamente al partito liberale, quanto mai forte in Andalusia, e ne divenne fervido, esaltato assertore; il che gli valse nel 1823, quando infieriva la feroce reazione assolutistica di Ferdinando VII, persecuzioni politiche per le quali dovette esulare. Riparò a Gibilterra, poi a Londra. Si sarebbe voluto stabilire in Italia, a Roma o a Firenze, ma glielo vietarono i rispettivi governi. Da Londra si recò a Malta, dove stette dal '24 al '30, quindi in Francia, a Orléans, Tours, Parigi. Compreso nella generale amnistia del 1833, tornò in Spagna e alla politica. Fu ambasciatore a Napoli e poi a Parigi; fu ministro dell'Interno, presidente del governo, presidente del consiglio di stato, direttore della R. Accademia spagnola.
Durante il suo esilio si volse alle nuove teorie romantiche, di cui divenne uno dei campioni più eminenti. Seguace in gioventù del neoclassicismo francese, di Meléndez Valdés e di Quintana, aveva scritto sei tragedie, più d'una di stampo alfieriano (El duque de Aquitania è sul modello dell'Oreste), poesie patriottiche (A la victoria de Bailén, Napoleon desterrado, España triunfante) e alcune amorose; El Paso honroso circa il famoso torneo di Suero de Quiñones, Florinda (1826), fra classica e romantica, circa la leggenda dell'ultimo re goto don Rodrigo, argomento di tante vecchie ballate. A Malta l'inglese John Hookham Frere, già ambasciatore britannico in Spagna durante la guerra dell'Indipendenza e traduttore del poema di Mio Cid, lo entusiasmò per Walter Scott, per Byron, per Shakespeare, per la letteratura romantica europea. Sotto tale influsso scrisse e pubblicò El faro de Malta (1828), una delle sue liriche più belle.
Ma soprattutto su tre lavori è basata la gloria letteraria del duca di R. Essi segnano il definitivo trionfo del romanticismo in Spagna: Romances históricos (1841), El Moro expósito o Córdoba y Burgos en el siglo XI (1834), in dodici "romances" composti di endecasillabi assonanti, pluttosto monotoni, sulla tragica leggenda dei Sette Infanti di Lara; Don Alvaro o la fuerza del sino, il dramma della fatalità, parte in versi e parte in prosa, che a Verdi suggerì La forza del destino. Fu rappresentato la prima volta il 22 marzo del 1835 e tanto clamorosamente da richiamare la prima rappresentazione dell'Hernani nel 1830. Alla prima edizione di El Moro expósito (Parigi 1834), il poema epico (o meglio forse, romanzo in versi) più celebre del romanticismo spagnolo sul modello dello Scott, l'intimo amico del duca di R. e letterato di bella fama, Antonio Maria Alcalá Galiano, premise anonimo un prologo, una specie di manifesto letterario che, si disse e si ripeté, fu per il romanticismo spagnolo quello che la prefazione di V. Hugo al Cromwell per il romanticismo francese.
Sino dal 1806 il duca di R. aveva scritto tre romances o ballate, di cui una di argomento moresco: fino da allora si preannunziava il futuro poeta romantico, già inclinato alle forme popolari della poesia e agli argomenti medievali. I Romances históricos sono 69, raggruppati intorno a varî soggetti ora storici ora leggendari ora immaginarî. Quadri di grande forza drammatica, rami distaccati dal vecchio albero del Romancero, hanno valore descrittivo, vivezza di colorito, di narrazione e di dialogo. Sono particolarmente notevoli: Un castellano leal, Una antigualla de Sevilla, Don Alvaro de Luna, El conde de Villamediana, El solemne desengãno (la conversione a santa vita del marchese di Lombay nel contemplare il cadavere disfatto dell'imperatrice: egli diverrà S. Francesco Borgia), Bailén, La vuelta deseada (un proscritto che al tornare in patria trova morta la donna amata), El cuento de un veterano, di un affascinante realismo schiettamente spagnolo, che si trova in quasi tutti i migliori lavori del duca di R.
Tra le composizioni minori meritano speciale menzione alcune leggende romantiche alla maniera di José Zorrilla (El aniversario, La azucena milagrosa, ecc.), la commedia di genere moratiniano Tanto vales cuanto tienes; El desengaño en un sueño, dramma simbolico, fantastico, d'influsso bayroniano e shakespeariano. In prosa, oltre ad alcuni discorsi, abbiamo una monografia di storia italiana, Sublevación de Nápoles caritaneada por Masanielo.
Ediz.: Obras, in Colección de escritores castellanos (Madrid 1894-1904, voll. 7); Romances, a cura di C. Rivas Cherif, ivi 1912 (nei Clásicos cast., nn. 9 e 12).
Bibl.: Azorin (J. Martínez Ruiz), Rivas y Larra, in Obras completas, XVIII; id., El Duque de Rivas, in Clásicos y modernos (Obras completas, XII); J. Valera, Don A. R. de S., duque de R., in Obras completas, XXVII; L. A. de Cueto, Discurso necrológico literario en elogio del duque de R., in Mem. de la R. Acad. Esp., II, Madrid 1871, pp. 498-601; E. A. Peers, R. and Romanticism in Spain, Londra 1924; id., A. de S. duc de R.: A critical study, in Rev. hisp., LVIII; G. Boussagol, A. de S. Sa vie, son oeuvre poétique, Parigi 1926.