DRUMMOND DE ANDRADE, Carlos
Poeta brasiliano, nato a Itabira (Minas Gerais) il 30 ottobre 1902. È la figura più importante del secondo modernismo, ricco d'implicazioni socio-politiche e aperto agl'influssi delle letterature straniere più avanzate. Già nei primi libri (Alguma poesia, 1934; Sentimento do mundo, 1940) D. fece scandalo per la scanzonata ironia con cui dissacrava i vecchi miti di una borghesia ancora patriarcale e priva di senso storico. Ma con A rosa do povo (1945) egli assurgeva di colpo a una situazione unica nella sua generazione letteraria.
L'ironia e lo scherzo non erano più la sostanza dei suoi versi, erano solo il contrappunto di una visione lirica ed epica che, dall'esperienza delle tragedie del mondo fra guerra di Spagna e seconda guerra mondiale, aveva tratto un suo disperato senso della realtà e una smania di fraternità umana, espressi l'uno e l'altra in testi memorabili come Il nostro tempo, Il fiore e la nausea, Ode all'uomo del popolo Charles Chaplin, nei quali il verso libero inaugurato dai modernisti di San Paolo si piegava a tutte le sfumature di una sensibilità, anche formale, d'eccezione. In quegli anni D. aveva aderito, per breve tempo, al Partito comunista ed era stato anche direttore del quotidiano carioca Tribuna Popular. Dopo il 1946 egli abbandona qualsiasi militanza politica, e anche la sua poesia conosce una svolta singolare senza. però perdere d'efficacia. L'ultimo D. è, in altre parole, un poeta che ha perduto ogni speranza e affonda nel più tetro pessimismo, in un linguaggio sempre più secco e sperimentale (ma dello sperimentare fa parte, a volte, anche il recupero di metri classici) e che sceglie a tema centrale della sua lirica il confronto fra la vecchia civiltà coloniale, ingiusta e feroce ma vicina alla natura, e il vivere dei nostri giorni, ugualmente crudele ma per giunta alienato e lontano da ogni schiettezza umana. Le opere principali di D. sono riunite in Obra completa (1964) cui si deve aggiungere almeno Boitempo (1968), senza dimenticare il suo magistrale lavoro di traduttore di classici e moderni francesi e spagnoli, i suoi maliziosi racconti (Contos de aprendiz, 1951) e le sue pagine di critica e di memorie.
Bibl.: L. Stegagno Picchio, La letteratura brasiliana, Milano-Firenze 1972. Traduzioni italiane in: R. Spinelli, Croce del Sud, Milano 1953; M. La Valle, Un secolo di poesia brasiliana, Roma 1960; R. Jacobbi, Lirici brasiliani, Milano 1961; id., Poesia brasiliana del Novecento, Ravenna 1973.