DRUIDI
. Collegio di sacerdoti che pare fosse comune a tutti i popoli celtici.
Nella descrizione che ne fa Cesare appaiono come una delle principali classi della società gallica; in Irlanda e in Britannia rappresentarono una parte importante. I soli popolì celtici presso i quali non v'è piena certezza che esistessero sono i Galati e i Galli cisalpini; e tuttavia presso questi ultimi diversi indizî permettono di supporre l'esistenza almeno di certi elementi del collegio druidico, mentre i Galati, popolo costituito da avanzi di tribù galliche, sembra che solo in parte conservassero le principali istituzioni celtiche. Si può dunque considerare il collegio druidico come comune all'intero mondo celtico; si domanda se gli sia anteriore. Lo si è voluto far risalire sia ai costruttori dei monumenti megalitici, sia ai Liguri, ma senza prove convincenti. Ci si può chiedere parimenti se il druidismo non si sia diffuso su tutto il mondo celtico da un solo focolaio centrale. Al tempo di Cesare, infatti, i druidi della Gallia si recavano a completare la loro istruzione nella Britannia, probabilmente al santuario di Mona (Anglesey); ma, se alcune tradizioni irlandesi fanno provenire anch'esse il druidismo da questo paese, vi sono forti ragioni per ritenere che il santuario di Mona sia a sua volta una fondazione irlandese. Ci si trova in presenza d'influenze reciproche piuttosto che di un irradiamento da un centro unico.
Il corpo dei druidi comprende tre categorie di persone: in Gallia, si parla di druidi propriamente detti, di vati o indovini e di bardi; in Irlanda, si trovano il file, cantore e bardo, il druido e la druidessa. Le notizie sulla costituzione di questo corpo sacerdotale, d'altronde, sono ben lungi dall'essere numerose e precise. I druidi non formavano una casta: ve ne erano di fratelli o figli di laici. In ogni paese avevano un capo: ve n'erano per tutta la Gallia, come si constata l'esistenza di un primo druido in Irlanda, al tempo di S. Patrizio. Sembra che vi fossero diversi gradi gerarchici, corrispondenti forse a diversi gradi d'iniziazione. In Irlanda è certa l'esistenza di druidesse; non così certa invece per la Gallia.
I druidi sono prima di tutto dei sacerdoti. Assistono ai sacrifizî, ma nulla prova che ne fossero ministri indispensabili. Dei riti da essi praticati, si conoscono solo quelli relativi ai sacrifizî umani e alla raccolta del vischio, descritta da Plinio, della quale si è esagerata l'importanza. Hanno senza dubbio presieduto le grandi assemblee religiose in Gallia, nella foresta dei Carnuti (Chartres o Neuvy-en-Sullias) e in Britannia (Mona). Non hanno mai avuto alcun rapporto con la costruzione dei monumenti megalitici, in cui troppo spesso si è tentato di ravvisare altari druidici.
A queste funzioni religiose i druidi aggiungono dei poteri politici e giudiziarî. La loro azione politica è stata molto importante, e alle assemblee tenute in Gallia si può attribuire l'iniziativa delle ribellioni del 51 e del 53 a. C. Non meno significativo è il fatto che in Britannia i Romani cercassero di colpire fin da principio il santuario di Mona, che appariva loro come un focolare di resistenza tanto politica quanto religiosa. In Irlanda, come in Gallia, pare che i druidi rappresentassero una parte importante: ma non bene prevedibile, nell'elezione dei re. In Irlanda i druidi perdettero il loro potere giudiziario a vantaggio dei fili, giureconsulti e giudici; ma in Gallia hanno la cognizione delle cause penali e la principale sanzione da essi applicata è la scomunica del colpevole.
I druidi sono anche gli educatori della gioventù. I fanciulli sono loro affidati per un lungo periodo di studî; tra maestri e discepoli si stabiliscono dei veri legami di parentela che giungono fino alla trasmissione del nome e alla successione ereditaria. In Irlanda, intorno al druido Cathbad si trova un'intera classe di giovani, che devono tutti impugnare le armi nello stesso tempo: è un'istituzione analoga all'efebia ateniese, alle classi di giovani a Sparta e alle classi divise per età delle società melanesiane. Essa comporta un'educazione militare che in Irlanda termina, come in Melanesia, con una caccia al cranio. Questa educazione è completata da un insegnamento filosofico e religioso.
Infine i druidi sono indovini e medici, che conoscono le virtù terapeutiche di certe piante e, in Gallia e in Irlanda, esercitano la medicina. Alla fin fine, il collegio druidico appare paragonabile ai collegi sacerdotali dei popoli italici; come questi, è composto d'individui uniti per esercitare una funzione sociale. Non hanno mai costituito, come i sacerdoti tibetani ai quali furono paragonati da A. Bertrand o come i monaci cristiani irlandesi, comunità cenobitiche. Sono invece un esempio dì quelle forme collettive di sacerdozio che esistono in tutte le società indoeuropee, eccettuati forse i Germani e gli Slavi.
In Gallia i Romani cercarono, quasi subito dopo la conquista, di disorganizzare completamente il druidismo e vietarono i sacrifizî umani. A tale scopo mirarono un decreto di Augusto e provvedimenti del Senato sotto Tiberio e Claudio. Pomponio Mela ci mostra i druidi rifugiati nelle foreste e nelle grotte, dove continuano in segreto l'educazione dei figli dei nobili Galli. In Britannia e in Irlanda essi si mantennero a lungo nonostante gli sforzi di Roma; lottarono ancora contro S. Patrizio e nel sec. VI d. C. v'erano ancora druidi in Scozia. Vedi anche celti.
Bibl.: Barth, Über die Druiden der Kelten, Erlangen 1826; D.-F. Roget de Belloguet, Ethnogénie gaulosie, III, Parigi 1868, pp. 102 segg., 296 segg.; A. Bertrand, La religion des Gaulois, les druides et le druidisme, Parigi 1897; H. D'Arbois de Jubainville, Les druides et les dieux celtiques à forme d'animaux, Parigi 1906; G. Dottin, Manuel pour servir à l'étude de l'antiquité celtique, 2ª ed., Parigi 1915; C. Jullian, Hist. de la Gaule, II, Parigi 1908, p. 84 segg.; Pokorny, The origin of Druidism, in Reports of the Smithsonian Inst., 1910; v. anche celti.