BEAUMONT, Drogone de
Seguendo l'esempio dei suoi fratelli Goffredo, Guglielmo e Pietro, il B. venne in Italia al seguito di Carlo d'Angiò. È da supporre, benché i cronisti non lo ricordino espressamente, che il B. facesse parte dell'esercito franco-provenzale, fra i cui capi vengono menzionati i suoi fratelli Guglielmo e Pietro, che, alla fine del 1265, iniziò la spedizione in Italia per la conquista del Regno di Sicilia.
Della sua prima attività in Italia non è tramandata alcuna notizia, ma da alcuni documenti risulta che il B. si trovò quasi sempre nell'ambito della corte reale. La sua carriera, nel senso proprio, dovette però cominciare solo nel 1269. Il 16 febbr. di quell'anno, infatti, re Carlo, dopo la vittoria definitiva sugli Hohenstaufen e i loro seguaci in terraferma, concesse al suo fanuliare e consigliere B. la terra di Policorio, sita in Terra di Otranto, con il castello omonimo. Nello stesso anno ancora, prima del luglio, al B. fu conferito l'ufficio di maresciallo del Regno di Sicilia.
Asceso così ad una delle più alte cariche del Regno, egli dovette apparire come la persona più adatta ad accompagnare in Ungheria, nell'estate del 1270, la figlia del re, Isabella, che andava sposa a Ladislao, primogenito di re Stefano V d'Ungheria. Al viaggio si opposero non pochi ostacoli, dovuti anzitutto al fatto che la flotta reale era impegnata nella spedizione di Tunisi, intrapresa da Carlo nell'estate dello stesso anno. Così il B. fu costretto a mettere insieme, in parte a proprie spese, una piccola flottiglia che nel settembre, da Manfredonia, poté mettersi in mare per la costa-dalmata.
Durante il viaggio di ritorno dall'Ungheria una delle navi del maresciallo fu catturata, con gli uomini e i beni che trasportava, dai pirati di Almissa; ciò indusse il B. più tardi a rappresaglie contro i mercanti veneziani nel Regno, che furono però sconfessate. da re Carlo, su protesta del console veneziano.
Fu proprio in questo periodo che il B. entrò anche in rapporti personali con il mondo latino-orientale, avendo contratto, nel giugno del 1270, matrimonio, che secondo i patti nuziali doveva consumarsi dopo il ritorno del maresciallo dall'Ungheria, con Eva de Cayeux (Chaus, Cahen), figlia di Anselmo, camerario del Regno di Romania. La dote della sposa fu stabilita in 3.000 libbre di tornesi, ipotecate sui beni del camerario in Francia e in ulteriori 600 marchi d'argento che Anselmo de Cayeux promise di pagare, appena avesse recuperato i suoi possessi nell'impero d'Oriente.
Così re Carlo non poté fare migliore scelta, quando, perseguendo il progetto di difendere contro Michele VIII Paleologo la sovranità feudale sul principato di Acaia, attribuitagli col trattato di Viterbo (1267), nominò il B., all'inizio del 1272, capitano generale delle prime truppe angioine mandate in Acaia in aiuto del principe Guglielmo de Villehardouin.
Il B., già nell'estate del 1271, probabilmente informato della nomina imminente, si dedicava con tale zelo ai preparativi per l'armamento e il vettovagliamento delle sue truppe che il re, il 26 sett. 1271, dovette scrivere al secreto di Puglia di non permettere che fosse esportata dai porti locali maggior quantità di vettovaglie di quella prescritta dai regi mandati.
Finalmente, nel febbraio del 1272, il B. con settecento uomini, 100 cavalieri, 200 fanti, 100 arcieri, e 300 scudieri sbarcò a Clarenza, da dove annunziò il suo arrivo al principe Guglielmo, allora a Vlisiri.
La situazione. militare tuttavia non gli permise grandi operazioni, cosicché in un primo tempo dovette limitarsi ad una campagna difensiva di fronte allo stratego del Paleologo. Ma, prima che si verificassero veri e propri scontri, il B., nel luglio del 1272, "pro certis expressis negotiis", non meglio precisati, tornò nel Regno e venne sostituito da Guglielmo de Barris. Il B. dovette recarsi in Acaia una seconda ed ultima volta nel 1276, ma per motivi puramente privati. Il 20 marzo 1276 il re gli dette il'permesso di condurre dalla Grecia nel Regno di Sicilia la sua seconda moglie, Agnese de Stromancourt, figlia di Guglielmo, signore di Salona.
Egli morì poco tempo dopo, a quanto pare all'inizio del 1277, lasciando i suoi beni - oltre alla sopramenzionata terra di Policorio, i castelli di Salandra, di Monte Albano, di Prestelle e di Pestecio in Basilicata, e Casatevere, Santa Maria di Como, Anglona, San Felice Apio, Tor di Mare - al figlio Adamo o Adameto (una figlia di nome Giovanna sposò più tardi Maino de Modioblado), unico discendente maschile della casa di Beaumont nel Regno di Sicilia, che si estinse con la sua morte, avvenuta già un anno dopo, nel 1278.
Fonti e Bibl.: I registri della cancelleria angioina, a cura di R. Filangieri, I-X, Napoli 1950-1957, ad Indices; XII-XV, ibid. 1959-1961, ad Indices; XVII, ibid. 1963, p. 90; K. Hopf, Gesch. Griechenlands im Mittelalter, in Ersch-Gruber, Allgem. Encycl. der Wissenschaften und Künste, Section I, LXXXV, Leipzig 1867, pp. 292 5.; C.Minieri Riccio, Cenni storici intorno i grandi uffizi del Regno di Sicilia durante il regno di Carlo I d'Angiò, Napoli 1872, pp. 226 s.; P. Durrieu, Les archives angevines de Naples, II, Paris 1887, pp. 281 s.; L. Cadier, Essai sur l'administration du Royaume de Sicile sous Charles Ier et Charles II d'Anjou.Paris 1891, p. 272; F. Carabellese, Carlo d'Angiò nei rapporti politici e commerciali con Venezia e l'Oriente,Bari 1911, pp. 18, 26 s., 53, 74, 101, 146, 148, 155-158, 168 s.; F. Cerone, La sovranità napoletana sulla Morea e sulle isole vicine, in Arch. stor. per le prov. napol., n. s., II (1916), pp. 207-209.