DRESDA (ted. Dresden; il nome, d'origine slava, sembra significhi "zona paludoso-boscosa"; A. T., 53-54-55)
Importante città della Germania, settima per numero d'abitanti (tra Essen e Breslavia), capoluogo della Sassonia.
La città, posta a 110-120 m. s. m., è sorta nel luogo dove l'Elba, attraversando una fossa tettonica (in parte riempita di ciottoli e sabbie, che costituirono un fertile terreno per le colture) vede restringere la larghezza della sua valle poco prima dello sbocco in pianura; ivi il fiume compie un ampio gomito e offre un luogo di facile passaggio. Il clima della regione, ben protetta e appartata, è rinomato per la sua mitezza. La media annua della temperatura è di 9°,1; quella di gennaio è di 0°,2, quella di aprile di 8°,4 e poi luglio 18°,5 e ottobre 9°,4; l'escursione annua è quindi soltanto di 18°7 (Monaco: media gennaio − 2°,1; escursione annua 19°, 8); i massimi assoluti sono 34°,8 e − 22°,6. Le precipitazioni annue si aggirano sui 670 mm.; venti prevalenti sono quelli di ovest e di est.
Di contro al primitivo insediamento slavo (v. appresso) di forma rotondeggiante, che era sulla destra del fiume, sorse un centro sulla sinistra, di fondazione tedesca, con vie regolari; esso si estendeva a oriente fino all'attuale Weisse Gasse e alla Kleine Gasse, e nel 1427 fu cinto con mura. Nel 1549 si unì con il contermine Neumarkt, estendendosi verso est: i limiti di allora sono alall'incirca segnati dal Ring odierno (creato nel 1809 con la demolizione delle mura). Nella riva opposta si sviluppò pure una città (Neustadt) che fu riunita all'altra alla fine del sec. XVII. Molto danneggiata per la guerra dei Sette anni e per le guerre napoleoniche, Dresda ha iniziato un rapido sviluppo a partire dal 1835. Passato in seconda linea il fatto che essa era stata dal 1270 la residenza continuativa della casa di Sassonia, che nei secoli precedenti aveva procurato di abbellire la città, di attirarvi artisti e letterati, di farne un centro culturale e artistico, ha cominciato a influire la vicinanza delle ricchezze minerarie della Sassonia, che ha permesso il sorgere dell'industria, la quale a sua volta ha potuto giovarsi della fortunata posizione commerciale. Qui infatti l'Elba è attraversato da un'antica strada (Heerstrasse) la quale segue le ultime pendici dei Monti Metalliferi, congiungendo i centri industriali della Sassonia con quelli della Slesia.
Con la costruzione della rete ferroviaria germanica Dresda ha visto conservata e consolidata la sua importanza commerciale; dalla Germania di NO. vengono attraverso Lipsia due linee importanti che si uniscono a quella di Berlino e continuano per la vallc dell'Elba verso la Boemia: per Dresda passa inoltre la linea Monaco-Breslavia che unisce i centri della Sassonia a quelli della Baviera e della Slesia. Di recente Dresda è diventata anche un importante centro di traffico aereo (7 inee). L'importanza commerciale, accentuatasi sempre più dalla seconda metà del sec. XIX, è anche connessa al fatto che l'Elba è navigabile da Amburgo fino alla Boemia settentrionale; il traffico di Dresda tra i porti tedeschi dell'Elba, è terzo solo dopo Amburgo e Magdeburgo (1925: 3612 navi arrivate).
Nel 1850 Dresda occupava una superficie di appena 26,40 kmq., aumentati a 38,12 in seguito all'aggregazione di Neudorf (1866), Strehlen e Striesen (1892); altre aggregazioni avvennero nel 1897-99 (Pieschen, Trachenberge e alcuni parchi) e nel 1901-03 (13 sobborghi), che portarono l'area a 47,50 hmq.; Tolkewitz e Reick si unirono alla città nel 1912-1913 e nel 1921 fu la volta di altri 23 sobborghi con 38,58 kmq. L'area attuale è salita in tal modo, con altre più recenti modifiche, a 112,75 kmq. Anche gli abitanti sono aumentati rapidamente negli ultimi decennî, in parte per l'aumentata densità e in parte maggiore per le aggregazioni di comuni vicini. Dresda contava appena 4500 ab. nel 1500. 11.500 nel 1588, 21.298 alla fine del sec. XVII e già 63.209 nel 1755. Le gravi conseguenze della guerra dei Sette anni e delle guerre napoleoniche appaiono evidenti dal fatto che intorno al 1830 gli abitanti erano ancora solo 61.890; salgono però già a 74 mila nel 1835, a 86.621 nel 1843, quindi a 177.040 nel 1871, 220.818 nel 1880, 396.146 nel 1900, 548.308 nel 1910. Secondo l'ultimo censimento (giungo 1925) gli abitanti erano 619.157, corrispondenti al 12,40% della popolazione della Sassonia (nel 1834 appena 4,61%).
Attualmente sulla sinistra dell'Elba è l'Altstadt che, insieme con la Neustadt, costituisce la parte centrale e la zona più attiva; pure da questa parte (a oriente) è la Johannstadt e ormai uniti strettamente al nucleo centrale i sobborghi Striesen, Gruna, Strehlen. Questi ultimi tre sono contigui al Grosser Garten, vastissimo parco rettangolare, col lato maggiore di oltre un chilometro. Sulla destra, la parte centrale è costituita dalla Neustadt; contigua è l'Antonstadt, quindi l'Albertstadt (quartiere militare: Dresda ospitava nell'anteguerra una guarnigione di circa 15 mila uomini), e verso l'Elba la Leipziger Vorstadt (industriale) e i sobborghi di Pieschen, Mickten, Übigau, Reick, Dobritz. A SO. dell'Altstadt (riva sinistra), connessi con l'esistenza di carbone della zona di Plauen, si sono ancora più di recente sviluppati, sempre a contatto immediato della città, altri quartieri industriali (Coschütz, Löbtau, Friedrichstadt, Cotta). Le due rive dell'Elba sono unite da 5 ponti. Il più antico (sec. XII, ma rinnovato una prima volta nel 1727-31 e una seconda nel 1906-10) è il ponte Augusto, lungo 328 m.; quindi verso O. è il ponte Maria (1859), e subito accanto il ponte ferroviario; a monte è prima il ponte Regina Carla (1892-95), e quindi il ponte Alberto.
Numerose e svariate sono le industrie. Tradizione secolare ha la confezione di oggetti fini, come fiori artificiali, riproduzioni artistiche, penne da ornamento, lavori di paglia, mobili, lavori di ferro. Non manca anche, ma ha origini più recenti, la grande industria (macchine da cucire, biciclette, apparecchi fotografici, lavorazione del tabacco, fabbriche di cioccolato, confezione di prodotti chimici). Nel 1927 sono state contate 7988 imprese, che occupavano 172.217 persone. Vi sono anche moltissime banche: la Dresdner Bank (fondata nel 1872) ha importanza grandissirna. La mitezza del clima, la bella posizione rispetto al fiume e ai ridenti dintorni, il carattere franco e aperto degli abitanti, la posizione centrale in una delle zone più densamente popolate d'Europa, la bellezza dei monumenti e la ricchezza delle raccolte artistiche hanno sempre attirato a Dresda molti visitatori (in media da 400 a 500 mila ogni anno), soprattutto Tedeschi e Boemi. Il ricco e florido contado, le foreste che a NE. (Dresdner Heide) sono contigue alla città, i Monti Metalliferi a O. e a SO., le colline di arenaria dell'Elba a SE., il ripiano di Lusazia a E. e a NE., e la vicina Svizzera Sassone offrono la possibilità di bellissime escursioni nei dintorni.
Il distretto di Dresda, uno dei 5 della Sassonia, ha una superficie di 4336,9 kmq. e una popolazione (1925) di 1.393.026 ab. La densità (321,2 ab. per kmq.) è assai irregolarmente distribuita nelle diverse parti.
Bibl.: A. Schumann, Die Lage von Dresden, in Mitt. d. Verein für Erdkunde zu Dresden, II, Dresda 1913, pp. 783-802; G. H. Müller, Dresden, Dresda 1929; C. Gebauer, Die Dresdner Heide, Lipsia 1904; Dresdner Wanderbuch, Dresda 1921-1922; Atlas zur Geschichte Dresden, Dresda 1898.
Monumenti. - La città deve la sua fama di "Atene o Firenze dell'Elba" al sec. XVIII, in cui nell'Europa del nord fu emula non indegna della cultura francese di Versailles e di Parigi. Allora artisti geniali vi crearono opere ben distinte, per caratteri profondamente originali, da quelle del barocco e rococò italiano e francese. Nello Zwinger ad esempio, per cominciare dall'edificio più noto, una decorazione appropriata a festosi effetti fuggevoli venne perpetuata nella pietra; e mentre simili costruzioni, generalmente in legno, sparivano finito lo scopo per il quale erano state erette, esso rimane a testimonianza durevole delle gioie della vita. Il Pöppelmann, dopo ampî studî sull'arte italiana, lo eresse (1711-22) per le corse e per le feste, in forma di gran cortile circondato da una galleria interrotta da varî padiglioni. La plastica, in gran parte eseguita da B. Permoser, e in parte in epoca più tarda, si è così legata all'architettura che sarebbe impossibile separarnela. Il lato nord del cortile è formato dalla Galleria, di Gottfried Semper (sec. XIX), con le collezioni di quadri e disegni, tra i quali importantissima la sezione italiana (Giorgione, Raffaello, Correggio, Tiziano, Tintoretto, ecc.), e molto buona anche l'olandese (Rembrandt, Vermeer, Hals, ecc.). Tra le chiese notevole soprattutto quella cattolica della Corte, che insieme con lo Zwinger, l'Opera, il Villaggetto italiano, il Castello e la Terrazza di Brühl costituisce il centro architettonico della città. La chiesa di corte, costruita da Gaetano Chiaveri (1738-46), riflette nei particolari l'influsso del barocco italiano mentre la sua struttura generale si ricollega piuttosto alla tradizione gotica. Il suo profilo, con la torre e con la corona di statue di Lorenzo Matielli sulle balaustre del tetto, è una delle caratteristiche monumentali di Dresda, com'è rappresentata in varie vedute del Canaletto. L'interno per contro delude; l'altare maggiore con gli altari laterali di R. Mengs (1752 e seguenti), il pulpito di B. Permoser, ecc., non si fondono con le scarse decorazioni in un insieme omogeneo. Notevoli le statue di S. Maria Maddalena di Francesco Baratta e di S. Giovanni Battista di Lorenzo Bernini. Dirimpetto alla chiesa di corte, presso lo Zwinger, è l'Opera (architetto Semper, 1869-78). Verso il fiume Elba si trova il gruppo di costruzioni che porta il nome di Villaggetto italiano. Vicinissimo alla detta chiesa, dalla parte della città sorge il castello, un insieme di edifici, vasto e irregolare, di cui i più importanti sono il Georgenbau (1533), un portale riccamente ornato in stile lombardo, e il Moritzbau di Caspar Vogt, cominciato nel 1548 e in tempo più recente spesso rimaneggiato e ampliato. L' interno è di scarso interesse se si eccettua il Grünes Gewölbe, in cui si custodisce la magnifica raccolta di gioielli e d'oggetti di arte industriale della ex-casa reale. Dirimpetto alla facciata della chiesa di corte verso il fiume v'è la Terrazza del Brühl con l'Accademia di belle arti, alla quale si congiunge l'Albertinum, già arsenale, costruito in stile Rinascimento da Paul Buchner (1559-63), ora famoso museo d'antichità. Dietro alla Terrazza, verso la città, s'innalza la chiesa monumentale protestante di Santa Maria (la Frauenkirche), di Georg Bähr. In quest'edificio a pianta centrale, la cui cupola domina la città, il tempio protestante trovò una forma monumentale mai raggiunta prima. Delle altre chiese di Dresda va ricordata quella dei Re Magi, costruita da Pöppelmann e Bähr nel 1732-39, e quella di S. Sofia. È questa l'unica nella città che abbia conservato in parte la struttura medievale. Edificata nel 1351, con due cori e due navate di uguali dimensioni, più tardi spesso ampliata e rimaneggiata, ha l'interno decorato quasi per intero nel sec. XVII e nelle parti migliori da Giovanni Maria Nosseni, di cui sono notevoli particolarmente l'altare maggiore (1606) e la tomba. Un lato del Mercato Nuovo, ove si trova la Frauenkirche, è occupato dal Johanneum, antica scuderia, la cui prima magnifica costruzione, di Paul Buchner (1586), in stile Rinascimento, fu più tardi purtroppo deformata da restauri e ampliamenti. Oggi contiene la preziosa armeria e la raccolta delle porcellane, fondata nel sec. XVIII, una delle più grandi d'Europa. Molti altri edifici sono sparsi per la città. Il palazzo del Taschenberg, edificato nel 1707 in gran parte dal Pöppelmann, ebbe aggiunte laterali (1756) dello Schwartze. Attraentissimo è il Grosser Garten, principiato nel 1676 sotto Giovanni Giorgio II e rimasto incompiuto: in mezzo ad esso il palazzo, formato di una sala sola riccamente ornata nel corpo centrale, fu cominciato nel 1678 da J.G. Starke, e mostra più d'ogni altro edificio di Dresda l'influenza italiana. Palazzo e giardino erano adorni d'un gran numero (150) di grandi vasi e di sculture, di cui oggi rimane ben poco. Alla sua decorazione contribuirono il Baratta, il Balestra, il Corradini e probabilmente anche il Bernini. Notevole è fra le altre sculture l'Apoteosi d'un principe del Permoser. Uno degli edifici più importanti, nella Neustadt sull'altra riva dell'Elba, è il cosiddetto Palazzo giapponese, originariamente detto olandese, incominciato dal Pöppelmann nel 1715 e dallo stesso completamente rimaneggiato nel 1729-41, poi terminato dal Longuelune e Jan de Bodt. Si distingue per la forma singolare dei tetti, che vorrebbe essere giapponese, e per la struttura mossa e articolata da risentiti risalti. La progettata decorazione dell'interno con porcellane non fu eseguita che in parte. Tra gli altri palazzi vanno ricordati soprattutto l'Hotel de Saxe e il British Hotel, ambedue costruiti da Georg Bähr nel 1720. Il Kurländer Palais, il cui rifacimento definitivo fu probabilmente eseguito da Johann Christoph Knöffel nel 1728, è, nonostante la sua struttura irregolare, di effetto monumentale. Nell'interno la cosiddetta Sala degli arazzi conserva ancora quasi interamente l'arredamento originale, con pitture del Silvestre e del Casanova, e con arazzi di Van der Borcht sui disegni di Teniers il Giovane. Nel giardino del palazzo del conte Brühl, poi Marcolini, è la bella Fontana del Nettuno di Lorenzo Matielli (1741-44) su disegno del Longuelune. Degni di menzione inoltre il casino di campagna, costruito nel 1770 da F. A. Krubsacius, il palazzo Hoym del Knöffel e del Krubsacius, il palazzo Cosel del Knöffel (1744), il palazzo del Cavaliere di Sassonia del Krubsacius (1764-70) e un numero considerevole di case dei secoli XVII e XVIII, sparse dappertutto nella vecchia città e costruite in buona parte dagli architetti già ricordati. La Rampesche Strasse, con le sue caratteristiche case barocche è conservata ancora quasi intatta.
In generale il sec. XIX ha lasciato inalterato il carattere della vecchia città. Dopo la guerra mondiale ebbe notevole sviluppo l'architettura moderna nella costruzione di abitazioni private e, soprattutto, di edifici d'esposizione. Così pure nella pittura moderna tedesca Dresda occupa un posto importante, come lo aveva avuto un secolo addietro con Caspar David Friedrich e col Carus.
V. tavv. XLI-XLIV.
Bibl.: C. Gurlitt, Die Kunstdenkmäler Dresden, Dresda 1900-93; id., Dresden, Berlino 1907; W. von Seidlitz, Die Kunst Dresdens vom Mittelalter bis zur Neuzeit, Dresda 1920; P. Schumann, Führer durch die Architektur Dresdens, Dresda 1900; F. Schäfer, Wissenschaflicher Führer durch Dresden, Dresda 1907; W. Dönges, Dresden (Stätten der Kultur, XIV), Berlino 1908; P. Schumann, Dresden (Berühmten Kunststätten, XLVI), Lipsia 1909; Führer durch die staatlichen Sammlungen zu Dresden, Dresda 1923; G. Dehio, Handb. d. deutschen Kunstdenkm., I, Berlino 1927, pp. 69-80; Wasmuths Lexikon der Baukunst, II, Berlino 1930; P. Halm, Der Dresdner Zwinger, seine Entstehung und Geschichte, in Zeitschr. f. bild. Kunst, LXV (1931), pp. 1-10.
Vita culturale. - Priva di un'università propria, che la vicinanza di quella antica di Lipsia rendeva superflua, ma sede di una corte fastosa, presso la quale il mecenatismo fu per secoli in fiore, Dresda trasse dalle sue gloriose tradizioni artistiche - consolidate successivamente nella creazione della Akademie fu̇r bildende Künste (1761), del Sächsischer Kunstveretn (1828), della Akademie für Kunstgeiwerbe (1876), della Kunstgewerbe-Bibliothek (1876) - anche gli elementi per un proprio particolare sviluppo culturale. Attratti dalle bellezze delle sue opere d'arte e dal tono signorilmente intellettuale della vita, poeti e uomini di studio la predilessero. Nella casa di C. G. Körner, padre di Theodor, ora Körnemtuseum, lo Schiller attese alla composizione del Don Carlos. Più tardi, Tieck radunò intorno a sé un cenacolo di poeti, di cui fecero parte, fra altri, Ch. A. Tiedge, F. Schulze, F. Kind, Th. Hell, O. v. Loeben, K. Förster, W. Müller. Nello stesso tempo, traduttore egli stesso e commentatore di Dante, Giovanni di Sassonia, il Filarete, faceva di Dresda il maggior centro d'irradiazione degli studî danteschi in Germania nel sec. XIX. Particolarmente importante è la Sächsische Länderbibliothek, fondata nel 1551, integrata dalla Stadtbibliothek. Carattere umanistico Dresda ha conservato anche nella stessa organizzazione degl'istituti tecnici, tra cui ricordiamo il Forschungsinstitut für Textilindustrie, l'Institut für Lederforschung, la Deutsche Werkstelle für Farbkunde, la Hygieneakademie, e la Technische Hochschule, che fondata nel 1828, è uno dei maggiori politecnici della Germania.
Dresda ha anche un posto notevole nella storia del teatro di musica in Germania. Nel teatro di corte sassone trionfò lungamente, per il repertorio e per gli esecutori, la musica italiana. Nel 1548 il principe elettore Maurizio di Sassonia istituì una cantoria; fra i direttori di quella prima cappella troviamo (1580-86) Giov. Batt. Pinelli di Genova. Decisiva per le sorti dell'iniziativa fu la nomina (1615) di Heinrich Schütz, reduce dagli studî a Venezia, che seppe richiamare su Dresda l'attenzione dell'Europa musicale. Durante il regno di Giov. Giorgio II (nato nel 1615, morto nel 1680), Giorgio III (1680-91), Giov. Giorgio IV (1691-94), si mantenne assoluta la prevalenza della musica italiana. In seguito ai conflitti determinatisi fra gl'Italiani e i Tedeschi, venne prevalentemente affidata a questi la musica liturgica. Nel 1667 si inaugurava intanto un grande edificio teatrale, fatto a somiglianza di quelli italiani, con l'opera Il Teseo di Andrea Moneglia di Firenze. Morto nel 1672 il celebre Schütz, dal 1694 al 1719, durante il regno di Federico Augusto I, prevalse il gusto francese sebbene della riorganizzazione alla francese fosse incaricato un celebre arlecchino veronese, Angelo Costantini (v.); ma quasi tutti gli artisti italiani vennero congedati. Fu questa un'epoca di decadenza da cui la risollevò presto il principe ereditario, amico della scuola italiana, chiamando a Dresda nel 1718 il celebre Antonio Lotti. Venne costruito allora da due architetti italiani un nuovo teatro che si inaugurò nel 1719 con Giove in Argo del Lotti. Licenziati nuovamente gl'Italiani nel 1819, solo alla morte del re (1733) ripresero la preponderanza. Nei decennî seguenti la storia del teatro di Dresda è legata a quella del celebre Adolfo Hasse, musicista sassone rivelatosi in Italia: e in questa epoca lo sfarzo delle rappresentazioni raggiunse il colmo. Seguì la compagnia lirica di Giuseppe Bustelli, prevalendo nuovamente in repertorio le opere buffe di Piccinni, Galuppi, Guglielmi, Salieri, Anfossi, ecc. Solo nel 1829, quando fu nominato direttore generale Adolfo von Luttichau, si afferma definitivamente l'indirizzo tedesco del teatro. Nel 1832, dopo che Dresda ebbe udito il Guglielmo Tell di Rossini, cessa di esistere l'opera italiana come impresa indipendente, pur continuandosi ancora per decennî a dare opere in italiano. Sono gli anni in cui rifulge la cantante Schröder Devrient. Nel 1841 è scritturato a Dresda Wagner; da allora il grande teatro d'opera della città non ha caratteristiche particolari.
Sempre crescente sviluppo ha preso, dalla metà del secolo XIX in poi, la musica pura. La Dresdner Staatskapelle, le cui origini risalgono al 1548, ha ricevuto un potente impulso dalla direzione di von Schuch (1877-1916); la Singakademie, fondata nel 1848, ha dato a Dresda massima fama fra le città tedesche per la musica corale; la Hochshule für Musik und Theater, con più di 100 insegnanti, è fra le maggiori della Germania.
La storia del teatro di prosa a Dresda s'inizia molto più tardi. Giorgio III, mentre ebbe scarso interesse per la musica, fece venire compagnie inglesi e francesi di prosa. Il primo "principale" (capocomico, impresario) tedesco di qualche importanza è J. Velten che, insieme con i commedianti Starke e Riese, organizzò recite in cui figuravano per la prima volta anche donne. Suo merito è aver fatto centro dello spettacolo il dramma serio, primo passo nella lotta contro la trivialità. Dopo la morte di Giorgio III Dresda torna a esser solo centro musicale, ma nel 1697 si erige un grande edificio per la prosa. La guerra dei Sette anni accentua le difficoltà. Nel 1761 vi è una prima impresa privata di Pietro Moretti, presto assorbita dal sovrano, che rappresenta anche opere in prosa tedesche. Con l'impresario Wäser vediamo rappresentati i drammi di Lessing; Pasquale Bondini, impresario di musica e prosa, mette in scena ben 93 drammi serî e 145 commedie, tra cui molti dei capolavori di Goethe, Schiller, ecc. Dopo gli anni inquieti delle guerre napoleoniche, Dresda vede sulle sue scene Talma. Nel 1813 il governatore principe Repnin fonde la scena di musica e di prosa in un unico ente, Teatro stabile reale. Epoca di splendore per il dramma ebbe Dresda quando vi furono (1825-42) L. Tieck e poi E. Devrient e infine O. Ludwig. La prosa torna ad avere importanza e quasi prevalenza con la direzione di Nikolaus von Seebach (1894) che apre la scena a tutte le tendenze moderne.
Bibl.: R. Prössl, Geschichte des Hoftheaters zu Dresden, Dresda 1878; E. Röder, Das Dresdner Hoftheater der Gegenwart, Dresda 1896; J. F. Wolff, Theater. Aus 10 Dresdner Schauspieljahren, Berlino 1925.
Storia. - I primi abitanti di Dresda furono probabilmente pescatori slavi che avevano fondato una colonia, prima del sec. X, sulla riva destra dell'Elba. La prima menzione che nei documenti si fa di Dresda risale all'anno 1206 e dieci anni più tardi essa viene designata col nome di città. Sotto questo nome si deve intendere l'attuale Altstadt, posta sulla riva sinistra dell'Elba, il cui nucleo si deve al margravio Dietrich di Meissen (1195-1221). Dopo la morte del margravio Enrico (1288), vi fu per alcuni anni una lite per il possesso della città fra i margravî di Meissen e di Brandeburgo e il re di Boemia, ma alla fine nel 1319 la città ritornò in possesso del margravio di Meissen della casa Wettin e nella divisione fatta nel 1485 fu assegnata alla linea albertina di questa casa.
Dresda è stata sempre una città direttamente soggetta ai suoi sovrani, i margravî di Meissen, e ai loro successori, i re di Sassonia, ma con l'aver ricevuto i diritti di città, essa fu esente dalla giurisdizione del tribunale regionale dell'antica contrada Nisangau, nella quale la città era situata. L'ordinamento amministrativo durante il Medioevo e nelle età più recenti corrisponde a quello delle altre città germaniche. Dalla fine del sec. XIl a capo della città e di un consiglio di dodici membri stava un borgomastro. Accanto a lui un collegio di scabini di sei membri funzionava da tribunale, anticamente sotto la presidenza di un balivo del principe sovrano; ma durante il sec. XIV gli scabini venivano eletti fra i componentí del Consiglio e nel 1484 il Consiglio si assunse pure l'alta giurisdizione. Anticamente i membri del consiglio si potevano eleggere solo fra il patriziato della città e fra i negozianti. Nel sec. XV le maestranze si erano conquistato il diritto di prendere parte nel governo cittadino. L'indipendenza di D. fu limitata poi dall'assolutismo del principe sovrano. Nel 1832 la città ricevette un nuovo ordinamento.
Per quanto dalla fine del sec. XIII Dresda fosse stata più volte residenza dei margravî, la sua vita era piuttosto modesta. Il benessere delle classi dominanti era basato soprattutto sulla fabbricazione del panno. Solo quando i duchi, più tardi i principi elettori della linea albertina della casa Wettin, cominciarono a risiedere dal sec. XVI in permanenza a Dresda, la città acquistò una nuova importanza. Nel 1531 un incendio distrusse in gran parte la Altstadt; la sua ricostruzione si deve al duca Giorgio sotto il quale furono eseguite la trasformazione dell'antico forte dei margravî in un castello e la rinnovazione e l'allargamento delle mura della città. Nel 1539 fu introdotta la Riforma. Il duca Maurizio è il primo principe sassone che chiamasse al suo servizio artisti italiani. Il principe elettore Augusto (1553-1586) fondò le collezioni artistiche (di arti applicate e strumenti tecnici). Nella seconda metà del sec. XVII Giovanni Giorgio II ingrandì il castello e fondò l'Opera di Dresda con artisti italiani. Ma il suo carattere particolare la città acquistò solo per opera di Augusto il Forte (1694-1733), che conferì al nucleo della Neustadt quell'aspetto che essa ha attualmente, e diede impulso all'industria locale della porcellana.
Durante la guerra dei Sette anni Federico il Grande assediò Dresda nel 1760; il bombardamento mandò in rovina una gran parte della vecchia città. Dopo la pace di Vienna, Dresda rifiorì rapidamente e nella seconda metà del sec. XIX prese parte allo sviluppo industriale.
Bibl.: A. Weck, Der Residenz und Hauptfestung Dresden Beschreibung und Vorstellung, Norimberga 1680; Urkundenbuch der Städte Dresden und Pirna, pubbl. da K. F. v. Posern-Klett, in Codex diplomaticus Saxoniae regiae, II, v, Lipsia 1875. Periodici: Mittheilungen des Vereines für Geschichte u. Topographie Dresdens, Dresda 1872 segg.; Dresdener Geschichtsblätter, 1892 e segg.
La pace di Dresda. - Vincitore dei Sassoni a Kesseldorf, Federico II entrò in Dresda il 18 dicembre 1745. Ivi il 25, sulla base della convenzione di Hannover, il conte Harrach, per ordine di Maria Teresa, firmò la pace con la Prussia in nome della Sassonia e dell'Austria. Federico II riconobbe come imperatore Francesco di Lorena, granduca di Toscana, che era stato allora incoronato a Francoforte, e ottenne da Augusto III di Sassonia un'indennità di un milione di talleri e da Maria Teresa la Slesia coi confini già fissati a Breslavia l'11 giugno 1742. In questo modo l'Austria si liberava del suo più pericoloso nemico e poteva disporre di tutte le sue truppe in Italia contro i Francesi e gli Spagnoli, che avevano ridotto in strettezze gravissime il re di Sardegna. Ma che essa non fosse ancora rassegnata a rinunziare definitivamente alla Slesia risulta in modo indubbio, a parte la guerra dei Sette anni, da un articolo segreto, diretto contro la Prussia, che si trova nel trattato di alleanza difensiva austro-russa del 26 giugno 1746.
La battaglia di Dresda (20-27 agosto 1813). - Il 15 agosto 1813, allorché fu denunciato l'armistizio di Pleischwitz (stipulato il 4 giugno) la coalizione anti-napoleonica si era accresciuta dell'Austria e della Svezia, raggiungendo un totale di circa mezzo milione di armati contro i 400.000 circa dell'imperatore francese. Questi non ignorava, però, che i collegati avevano tuttora le forze divise in più masse; e perciò decise di attuare una delle sue ardite manovre "per linee interne", gettandosi come primo obiettivo nella Slesia contro il corpo del Blücher, ch'egli infatti raggiunse e obbligò dopo breve combattimento a retrocedere oltre il Katzbach. Sarebbe stata buona regola inseguire alle calcagna il Blücher senza dargli respiro, per conseguire un successo definitivo. Ma, giuntagli notizia che un'altra grossa armata calcolata a 200.000 uomini fra Russi, Prussiani e Austriaci, agli ordini dello Schwartzenberg (e con la quale si trovava anche lo zar Alessandro) puntava su Dresda difesa soltanto da 20.000 uomini circa del corpo del Saint-Cyr, Napoleone risolvette subito di cambiar rotta. Giunse a Dresda il 26 agosto appena in tempo per paralizzare, con contrattacchi della giovane guardia e della riserva di cavalleria, l'attacco che i coalizzati avevano sferrato e vigorosamente condotto. La lotta fu sospesa al calar della notte; ma il mattino seguente (27 agosto) Napoleone, che aveva frattanto ricevuto rinforzi, prese egli l'iniziativa di riaccendere la battaglia. Subito dopo un concentramento di fuochi d'artiglieria - di eccezionale intensità per quel tempo - le divisioni francesi mossero contro le linee dei coalizzati. Al centro, comandato dal Saint-Cyr, e alla sinistra, comandata dal Ney, i Francesi trovarono resistenza fierissima. Nella vicenda degli attacchi e dei contrattacchi la battaglia pareva dover rimanere indecisa, quando Napoleone lanciò contro la sinistra nemica una massa enorme di cavalli (20.000 circa) in una successione di cariche eroiche travolgenti, guidate dal re di Napoli G. Murat e dal generale Latour-Maubourg. Nonostante il grave turbamento prodotto da queste cariche, gli alleati avrebbero potuto resistere ancora; ma lo Schwartzenberg sentendo la minaccia del corpo francese del Vandamme giunto a Pirna, preferì ordinare la ritirata. Anche qui, come nelle prime operazioni della campagna contro il Blücher, sarebbe stata buona regola strategica per i Francesi insistere contro lo Schwartzenberg per tentare di metterlo definitivamente fuori causa. Ma la notizia giunta a Dresda che il corpo del Macdonald era stato battuto dal Blücher il giorno innanzi, indusse Napoleone a sospendere l'iniziato inseguimento. Così la vittoria di Dresda (ultima ottenuta da Napoleone fuori dei confini della Francia) mancò di una vera utilità strategica.
Durante questa battaglia cadde per proiettile di cannone francese, il generale Moreau che - da poco reduce dall'America - si era recato a portare i consigli della propria esperienza al quartier generale dello zar Alessandro, macchiandosi del crimine di lesa patria, pur di sfogare il proprio odio contro Napoleone.