DRAMMA LITURGICO
. Anche il teatro moderno europeo, come il greco classico, ha origine religiosa. Il Medioevo cristiano conobbe infatti, avanti il sorgere degl'idiomi romanzi, produzioni drammatiche d'argomento sacro in lingua greca e in lingua latina: nel mondo ellenistico e bizantino le prime, in Italia, in Francia e in altri paesi dell'Europa occidentale le altre. Questo secondo filone, (in cui non sono da escludersi tracce letterarie del primo e forse influssi siriaci) congiunto alla musica, alla rappresentazione scenica e a poco a poco commisto a farciture neolatine, è giunto a sviluppi formali considerevoli e ha goduto a suo tempo di larga popolarità. Nasce il teatro cristiano primitivo dal bisogno di illustrare e volgarizzare sotto forma visibile, plastica e animata le idee astratte, i simboli, le allusioni onde è intessuto l'ufficio rituale. Sorge presso l'altare ed è strettamente connesso alla liturgia: tanto che a volte, nei suoi inizî, è difficile distinguerlo da quest'ultima. Fu J.-L.-F. Daniou che, osservando tale intima parentela, diede alle espressioni drammatiche in cui alcuni nuclei rituali si amplificano entro manoscritti di Iroparî, ordinarî e simili il nome, ora accettato, di drammi liturgici. Quando e dove si sia cominciato a sviluppare in codesto senso la liturgia romana, è difficile dire. V. De Bartholomaeis, menzionando come stadio preliminare i passi dialogati del Responsoriale romano (sec. VII-VIII) per l'avvento e per le vigilie pasquali, scorge con molti altri i primi abbozzi di scene drammatiche nei tropi, di cui è nota l'abbondante fioritura specialmente nell'abbazia di San Gallo, tra il sec. IX e l'XI; ma probabilmente la pratica è anteriore ai tropi sangalliani, se ad essa può riferirsi, come pensava Ch. Magnin, un'ordinanza del concilio costantinopolitano del 692, secondo la quale il Redentore doveva rappresentarsi humana forma anche negli episodî dolorosi della Passione. Nel più antico Tropario sangalliano (cod. 484) l'episodio delle Marie al Sepolcro dà luogo a un dialogo tra le donne e gli angeli: Quem quaerintis in sepulcro o Christicolae? - Iesum Nazarenum crucifixum, o Caelicolae, ecc., che è la prima forma drammatico-liturgica conosciuta nel rituale cristiano. Certo i primi tentativi di rappresentazione con personaggi e con riproduzione dei luoghi ebbero a soggetti la Natività e la Resurrezione.
Una descrizione particolareggiata - la più antica che si conosca - di simili rappresentazioni, contenuta nella Regularis Concordia scritta dal benedettino inglese Ethelwold tra il 965 e il 975, si riferisce appunto alla scena delle Marie e concorda in tutto con l'ufficio drammatico In Resurrectione Domini che si trova nel cod. T VII di Cividale. Tale concordanza permette di ritenere che l'elaborazione drammatica abbia raggiunto primamente in Italia lo stadio abbastanza sviluppato descritto dal monaco britanno: l'ipotesi è corroborata dal fatto che le intonazioni musicali della scena cividalese, pure corrispondenti a quelle indicate da Ethelwold e ricorrenti anche in drammi posteriori, ripetono la loro origine dall'Antifonario romano. Tra il sec. XII e il XIV, poi, il dramma liturgico latino raggiunse fuori d'Italia, e specialmente in Francia, forme più complesse e più ricche: l'episodio isolato si tramutò in successione ordinata di varie scene costituenti un'azione organica e compiuta; e tra scena e scena, oppure al termine dell'azione, l'aggiunta delle sequenze, di cui alcune avevano stesura dialogica, venne ad accentuare e ad allargare il carattere lirico della rappresentazione. Durante questo periodo - del quale il più antico monumento superstite è probabilmente lo Sponsus, sceneggiante la parabola delle Vergini savie e delle Vergini folli (Parigi, Bibl. Naz., ms. lat. 1139, fine del sec. XI o inizî del XII) - agli argomenti fondamentali commemoranti la vita del Nazareno e i suoi precipui misteri, Natività e Resurrezione, si aggiunsero rappresentazioni di fatti dell'Antico Testamento e di episodî ricavati dalle vite dei santi. Così accanto ai cicli dell'Avvento (I profeti di Cristo, L'Annunciazione, I Pastori, L'Adorazione dei Magi, La strage degl'Innocenti) e della Pasqua (Le Marie al Sepolcro, La Resurrezione, L'Apparizione ad Emmaus, ecc.) troviamo sceneggiati La Resurrezione di Lazzaro, La Conversione di S. Paolo, Adamo, Daniele, I Miracoli di S. Nicola e altri soggetti consimili. Il dramma perde per tal via il suo spirito strettamente liturgico, ma acquista varietà di atteggiamenti - da breve rappresentazione simbolica come lo Sponsus a spettacoloso ludus come il Daniel - e anche vivacità d'espressione che si spinge fino ai limiti del comico (l'ebreo derubato, nei Miracoli di S. Nicola). Con siffatto allargarsi della materia e col conseguente modificarsi dell'espressione, il teatro medievale, pur conservando contenuto religioso, esce dalle pareti della chiesa: si porta dapprima sul sagrato, poi sulla piazza e tende rapidamente, come dimostrano farciture romanze inserite nelle primitive stesure latine (Sponsus, Daniel), alla lingua volgare. L'Adamo, del secolo XIII, è già dettato in francese e i pochi frammenti latini vi compariscono, a loro volta, a guisa di farcitura. È aperto così il cammino alle forme nazionali del teatro spirituale: alla lauda drammatica, alla devozione, alla sacra rappresentazione in Italia; ai misteri provenzali e francesi; ai geistliche Schauspiele tedeschi; agli autos spagnoli; ciascuna delle quali forme ebbe fioritura sua propria.
Quanto al modo in cui il vero e proprio dramma liturgico si rappresentava in chiesa, è da ricordarsi che al centro di questa veniva costruito il cosiddetto thalamum o palco, sul quale, con aggiunte in legname e tela dipinta, si apprestavano, ben distinti l'uno dall'altro, gli scomparti detti luoghi deputati o mansioni. Questi luoghi erano talvolta numerosi: nella Conversione di S. Paolo (Bibl. d'Orléans, ms. 201) debbono apparire: Gerusalemme, Damasco, e parecchi altri luoghi. Attori-cantori erano giovani sacerdoti e diaconi e fanciulli (parvi vel clerici) ai quali venivano assegnate, almeno nella fase più arcaica del dramma, anche le parti femminili. Suppellettile scenica, abiti e acconciature si procurava fossero confacenti ai rispettivi luoghi e personaggi. Quanto alla mimica, essa è talvolta indicata con precisione scrupolosa: ne sono documento assaì interessante le numerose didascalie che accompagnano il Planctus Mariae contenuto nel Processionale A di Cividale del Friuli.
La musica. - Le redazioni manoscritte di drammi liturgicì medievali, da quelle contenute nel cod. 1139 lat. della Bibl. Naz. di Parigi a quelle dei Processionali e del cod. T VII di Cividale, mostrano che, nella massima parte dei casi, siffatti saggi di teatro religioso erano accompagnati dalla musica. Ventidue drammi con notazione musicale completa, in neumi o in note quadrate, furono pubblicati da E. De Coussemaker fino dal 1861; altri sono venuti in luce più tardi ed altri sono tuttora inediti.
Questa espressione musicale drammatica è, tra le manifestazioni artistiche lasciateci dal Medioevo, una delle più singolari e interessanti. Si è creduto per lungo tempo che essa avesse origine dai tropi, cioè da intercalazioni di testo e di melodia che si apponevano a passi varî dell'ufficio liturgico - in particolare agli uffici di Natale e di Pasqua - presso varî centri di cultura monastica specie della Svizzera (S. Gallo) e della Francia centrale e meridionale, a partire dal sec. IX. La critica odierna ha dimostrato invece come il materiale melodico elaborato nei drammi liturgici non provenga, in massima, dai tropi, bensì da un nucleo primitivo di Antifone (secoli IV-VI) assunte nel repertorio gregoriano e dai Responsorî della Settimana santa, opera di maestri romani del sec. VIII. Tale fondamento melodico prettamente italico e romano si osserva anche nei drammi composti fuori d'Italia: a fianco di esso, ma soltanto come interpolazioni o aggiunte, intervengono melodie di tropi, sequenze, conductus e canti strofici di carattere laico e popolare. Tra i fenomeni che meglio dimostrano la maturità spirituale insita in codesti primordî di dramaturgia musicale cristiana, debbono ricordarsi: 1. l'uso simbolico di temi gregoriani, cioè l'allusione o il richiamo ottenuto mediante la melodia liturgica a passi biblici od evangelici aventi relazione diretta o indiretta con un particolare momento dell'azione drammatica; 2. la caratterizzazione musicale dei personaggi, ottenuta con l'uso insistente di determinati temi o spunti melodici, a guisa di motivi conduttori, assegnati dialetticamente ai diversi interlocutori. A ciò si aggiungano elementi musicali di carattere vario: corale, strumentale, orchestico (certe forme di danza non erano ignote alla rappresentazione religiosa) e perfino, a volte, curiosamente umoristico, come nel lamento dell'ebreo derubato (ms. 201 d'Orléans, sec. XII). Onde, nel suo complesso, la musica dei drammi liturgici presenta sotto gli aspetti più varî - dal cursus ritmico multiforme, proprio della fluente declamazione, alla breve melodia strofica in misura costante, dall'intonazione sillabica alla fioritura melismatica, dai modi arcaici greco-orientali ai primi accenni della tonalità moderna, accentrata nel modo maggiore o minore - una sintesi densa e preziosa della monodia altomedievale. Arte di fondamenti solenni ed austeri, gradatamente ammorbiditi in atteggiamenti popolari, essa congiunge a tratti di ieratica maestà momenti di alta e intensa passione (il dolore di Maria Maddalena nella Resurrezione del ms. 237 di Tours; il lamento della Vergine nel Planctus del Process. A di Cividale) ed altri d'ingenua grazia e freschezza. Oltre che nei manoscritti ora ricordati, belle pagine musieali si trovano nello Sponsus del cod. parigino 1139, nell'Apparizione in Emmaus e nei Miracoli di S. Nicola del cod. 201 d'Orléans (sec. XII), nella Rappresentazione delle tre Marie del ms. 75 di Saint-Quentin (sec. XIV).
Bibl.: Ch. Magnin, Histoire des origines du théâtre moderne. Prolégomènes, Parigi 1838; De Monmerqué e Michel, Théâtre français au Moyen-âge, Parigi 1839; É. Du Méril, Origines latines du théâtre moderne, Parigi 1849; M. Sepet, Les Prophètes du Christ, Parigi 1878; id., Origines Catholiques du théâtre moderne, Parigi [1901]; C. Lange, Die lateinischen Osterfeiern, Monaco 1887; L. Clédat, Le théâtre en Fr. au Moyen-âge, Parigi 1896; W. Creizenach, Geschichte des neueren Dramas, I, 2ª ed., Halle 1911; L. Petit de Julleville, Hist. du théâtre en France, Les Mystères, voll. 2, Parigi 1880; Lintilhac, Le théâtre serieux du mayen-âge, I, Parigi [1904]; G. La Piana, Le rappresent. sacre nella lett. bizantina, Grottaferrata 1912; A. Jeanroy, Le théâtre rélig. en Fr. du XIe au XIIIe siècle, Parigi 1923; M. Cohen, Le théâtre en France au Moyen-âge, Parigi [1928]; A. D'Ancona, Origini del teatro ital., Torino 1891, voll. 2; V. De Bartholomaeis, Orig. della poesia dramm. ital., Bologna 1924; P. Toschi, L'antico dramma sacro ital., Firenze 1926, voll. 2. Sulla messa in scena: Chambers, The medieval stage, Oxford 1896; Cohen, Hist. de la mise en scène dans le théâtre relig. franç. du Moyené-âge, 2ª ed., Parigi 1926; M. Vattasso, Per la storia del dramma sacro, Roma 1903; V. Mariani, Storia della scenografia italiana, Firenze 1930.
Notizie e documenti riguardanti l'intonazione musicale dei drammi si vedano in E. De Coussemaker, Drames liturg. du Moyen-âge (testo e musica), Parigi 1861; id., Hist. de l'Harmonie au Moyen-âge, Parigi 1852 (facsim. e trad. in notaz. moderna dello Sponsus); S. Schubiger, Musikalische Spizilegien, Berlino 1876, I: Das liturg. Drama des Mittelalt. u. seine Musik, p. 57 segg. Inoltre: F. Clément, Hist. gén. de la Mus. relig., Parigi 1861; A. W. Ambros, Gesch. d. Musik, Breslavia 1864, II, pp. 298-306; J. Combarieu, Hist. de la Musique, Parigi 1920, I, pp. 282-306; Fr. Ludwig, Weltliche Lieder, geistliches Drama ecc., in Handbuch d. Musikgeschichte pubbli. sotto la direz. di G. Adler, 2ª ed., Berlino 1930. Riproduzioni fototipiche: E. Monaci, Il mistero provenz. di S. Agnese, dal ms. Chig. e. V. 151, Roma 1880; Sponsus, in Facsim. di docum. per la st. delle lingue e delle lett. romanze, Roma 1910. Altre riproduzioni, interpretazioni e commenti della parte musicale dello Sponsus: A. Gostoué, Le dr. lit. "Les vierges Sages et les V. folles", Parigi 1906; A. M. Tirabassi, L'Office des V. sages et des V. folles, Bruxelles 1927; L.-P. Thomas, Les Strophes et la Composition du "ªSponsus", in Romania, LV (1929), pp. 45-112; F. Liuzzi, L'espressione music. nel Dramma lit., in Studî medievali, n. s., II (1929), fasc. 1°; id., Drammi music. dei secoli XI-XIV (I: Le V. savie e la V. folli), ibid., III (1930), fasc. 1°.