DRAGO (lat. draco)
Il drago o dragone della fauna fantastica o favolosa s'immagina di solito come un rettile immane, con ali e piedi, dal fiato pestifero. Suoi caratteri particolari, accentuati presso i varî popoli in maniera differente, sono la testa di cane o di gatto, la bocca multilingue e ignivoma, le ali di pipistrello, le zampe ritorte, la pelle coperta di squame, setolosa e striata sul dorso e sotto l'addome, lo sguardo acuto e spesso omicida. Abitatore delle rocce salmastre, questo orribile essere, che talvolta prende i caratteri del basilisco e tal'altra gli attributi della Chimera, dell'Idra e della Gorgone, nasconde nella coda il potere vitale, irrompe all'assalto con grida o con canto soave. L'antichità ne fece il custode del vello d'oro, dei giardini delle Esperidi, della fonte Castalia, ecc.; il Medioevo ne fece, col cristianesimo, il simbolo del demonio, con la cavalleria quello degli ostacoli che si frappongono alla virtù. Ma alla base di tutti i racconti, e delle rappresentazioni artistiche in cui un eroe lotta col dragone, starebbero credenze dualistiche, quali si ritrovano in antiche cosmogonie, come la babilonese (lotta di Marduk contro Tiamat; v. babilonia e assiria, V, p. 745 segg.). Il dragone rappresenterebbe qui la potenza malefica contro la quale combatte il dio o l'eroe che personifica il bene. Nelle odierne tradizioni popolari le antiche idee rivivono col drago guarda-tesori e col drago infesta-paesi, dando luogo a svariati racconti plutonici e di avventure eroiche, in cui l'uomo (guerriero o santo) riesce a liberare un determinato territorio o la fanciulla destinata come vittima. La generale rappresentazione del drago sarebbe, secondo alcuni, opera della fantasia popolare davanti agli avanzi fossili di remote epoche geologiche; secondo altri, la sopravvivenza di paurosi racconti risalenti alle popolazioni contemporanee degli animali mostruosí di quelle epoche. Sennonché, accanto alla concezione del drago serpente comparisce, non di rado, l'altra del drago antropomorfo: un gigante ghiotto della carne dell'uomo e più del suo sangue, dotato di poteri stregonici. Sotto questo nuovo aspetto esso si confonde con l'Orco, il quale con varî nomi è il protagonista di un grandissimo numero di racconti. Denti del drago sono, per il popolo, quelli dello squalo, che si rinvengono nei terreni del periodo terziario e si portano come amuleti; talvolta sono chiamati con quel nome gli strumenti neolitici.
Bibl.: A. Kircher, Mundus subterraneus, 1678; H. Gunkel, Schöpfung und Chaos in Urzeit und Endzeit, Gottinga 1895; Mackensen, Drache, in Handwörterbuch des deutschen Aberglaubens, Berlino-Lipsia 1929; O. Abel, Die vorweltlichen tiere in Märchen, sage und Aberglaube, Karlsruhe 1923; E. Tegethoff, Die Dämonen in deutschen und französischen märchen, in Arch. Suisses des trad. popul., XXIV, p. 163; E. S. Hartland, English folk- and fairy-tales, Londra 1890; J. A. MacCulloch, The Childhood of Fiction, Londra 1905; M. Yearsley, The Folklore of Fairy-Tale, Londra 1924.
Zoologia. - Nella sistematica zoologica moderna ha preso il nome di Drago un genere (Draco L.) di Saurî della famiglia Agamidi. Il genere comprende una ventina circa di specie proprie della regione Indo-Malese, tutte di piccole dimensioni, graziose, assolutamente innocue. La loro caratteristica più notevole è la presenza, ai due lati del corpo, di un'espansione cutanea a forma di ala, la quale è sostenuta dalle ultime cinque o sei coste molto sporgenti e può ripiegarsi a guisa di ventaglio e aderire ai fianchi dell'animale. La coda è sempre lunga, gracile, ma non fragile. I draghi conducono vita eminentemente arboricola nutrendosi di varie sorta d'insetti. Le espansioni alari servono come paracadute nel passaggio da un ramo all'altro, non possono però considerarsi come vere ali e conferiscono all'animale solo la capacità di saltare a considerevole distanza. Una delle specie più note è il Draco volans L., che abita la penisola Malese, Sumatra, Giava, e Borneo. Misura 20-22 cm. di lunghezza, dei quali 12-13 spettano alla coda. I suoi colori vivaci e metallici, frammisti di nero, arancione e blu, richiamano quelli delle farfalle e dei fiori della lussureggiante vegetazione fra cui vivono.