Draghignazzo
Uno dei diavoli della quinta bolgia (lf XXI 121, XXII 73); sesto dei dieci scelti da Malacoda per sorvegliare l'argine sinistro; sull'esempio di Libicocco dà di piglio col suo ‛ raffo ' alle gambe del Navarrese. Antichi e moderni commentatori sono concordi nel considerare il nome un alterativo spregiativo del termine ‛ drago '. " Quasi magnus draco ", spiega Benvenuto, e aggiunge: " Iste magnus serpens maliciosus, venenosus, coeteros inficiens et venenans; ideo bene dicitur Draghignazzo, vel draco ignitus "; quasi identica spiegazione dà l'Anonimo: " Ciò è acuto, velenoso et pungente desidèro di mal fare... a guisa di drago ". Il Buti, con l'occhio rivolto a una chiarificazione morale dei nomi, dice che Draghignazzo è drago " implicatore et avvelenatore dell'affezione, come apparirà di sotto, però s'interpreta implicatore ". Il termine starebbe quindi per ‛ dragonazzo ' o ‛ dragonaccio '. Il Parodi osserva a proposito che detta forma sarà stata resa più efficace dal poeta con l'aggiunta di elementi di ‛ ghigno ', ‛ digrigno ', ‛ sogghigno '.
Comunque sia, è da tener presente che in questo diavolo, come in Malacoda, l'elemento della coda è indispensabile, in quanto offre la possibilità di una valutazione morale implicita nel nome; infatti sulla " natura dei dragoni " così scrive Brunetto Latini: " Dragoni è maggiore generazione di tutti serpenti, ed eziandio è maggiore che nessuna bestia del mondo, ed abitano in India, nel paese d'Etiopia, là ove sempre è grande istate. E quando elli esce del suo luogo, egli corre per l'aria sì ismisuratamente e per sì gran forza, che ne riluce dopo lui, sì come ardente fiamma... E la sua forza non è nella bocca, anzi è nella coda, onde fa peggio per battere con la coda, che per mordere con la bocca. E la forza della sua coda è sì grande, che nessuno animale n'è sì grande, n'è sì forte, che s'ello lo stringe con la coda, non lo uccida " (cfr. Il Tesoro di B. Latini, ediz. P. Chabaille, Bologna 1878, II 239-240). Nessun seguito ha avuto l'ipotesi, per altro gratuita, del Rossetti che vede in Draghignazzo adombrata la persona di Betto Brunelleschi. Il Torraca fa notare che in documenti toscani e massimamente fiorentini dei secoli XIII e XIV si riscontrano i nomi di Dragondello e Dragonetto, cosa che potrebbe far supporre che il poeta abbia potuto coniare il nome sulla traccia di cognomi di suoi contemporanei.
Bibl. - Parodi, Lingua II 355; G. Rossetti, Commento analitico (dell'Inferno), Londra 1826-27; F.P. Luiso, ‛ L'anzian di Santa Zita ', in Miscellanea Bongi, Lucca 1931.