Dracula
(GB 1958, Dracula il vampiro, colore, 82m); regia: Terence Fisher; produzione: Anthony Hinds per Hammer; soggetto: dall'omonimo romanzo di Bram Stoker; sceneggiatura: Jimmy Sangster; fotografia: Jack Asher; montaggio: Bill Lenny; scenografia: Bernard Robinson; costumi: Molly Arbuthnot; musica: James Bernard.
Poco prima del tramonto, Jonathan Harker giunge al castello di Dracula, dove apparentemente deve assumere un impiego come bibliotecario. Sul proprio diario il giovane scrive invece di trovarsi lì per eliminare il vampiro. Harker incontra una giovane donna che gli confida di essere prigioniera ed egli le promette il suo aiuto, ma quando questa gli affonda i canini nella gola Dracula interviene per scacciarla, mentre Harker cade a terra privo di sensi. Al risveglio, si rende conto di essere stato contaminato dal morso. Messo al sicuro il diario, scende nella cripta dove Dracula e la Donna Vampiro riposano nelle loro bare. Harker decide incautamente di eliminare prima la donna, ma le grida di quest'ultima risvegliano Dracula, che esce dalla bara per riapparire quindi in cima alla scala; una dissolvenza al nero non lascia alcun dubbio sulla sorte di Harker. Qualche tempo dopo il Dr. Van Helsing, ripercorrendo il cammino del collega scomparso, raggiunge una locanda dove un domestico gli consegna il diario di Harker. Quando Van Helsing raggiunge il castello, dal cancello esce improvvisamente un carro funebre con la bara in cui giace Dracula. Van Helsing scopre Harker addormentato nella cripta e per liberarlo dalla non-morte gli trafigge il cuore con un palo. Intanto a Karlsburg, Arthur e Mina, rispettivamente il fratello e la cognata di Lucy, la fidanzata di Harker, sono preoccupati per la malattia di quest'ultima. Quando Van Helsing li informa della morte di Harker, nota sul collo di Lucy i segni di due punture, ma si astiene da qualsiasi commento. Subito dopo Lucy apre la finestra della propria stanza per far entrare Dracula. Van Helsing fa sistemare dell'aglio intorno al letto di Lucy, ma la ragazza convince la domestica a toglierlo: il giorno seguente la trovano morta. Arthur accompagna Van Helsing nella cripta, dove l'intervento del dottore impedisce che egli rimanga vittima del morso della sorella. Ora toccherà a Mina essere presa di mira dal vampiro. Durante la notte suo marito e Van Helsing fanno la guardia, ma scoprono troppo tardi che la bara di Dracula si trova in cantina: il vampiro è già fuggito con Mina al castello. Van Helsing lo raggiunge e nel corso di una lotta in biblioteca riesce a eliminarlo strappando via le tende dalle finestre: la luce del sole che penetra nella stanza riduce Dracula in polvere.
Molte sono le ragioni per cui questa versione cinematografica di Dracula, l'immortale romanzo di Bram Stoker, è considerata un classico: la regia di Terence Fisher, la sceneggiatura di Jimmy Sangster, la caratteristica fotografia a colori di Jack Asher, l'interpretazione delle icone dell'horror Christopher Lee e Peter Cush-ing, il suggestivo accompagnamento musicale di James Bernard e l'inedita franchezza descrittiva per quanto riguarda erotismo e gore. Nel 1958 tutti questi elementi riuscirono a infondere nuova vitalità alla mitologia horror legata al Dracula di Tod Browning (e Bela Lugosi), il classico Universal del 1931. Tali elementi erano già presenti in The Curse of Frankenstein (La maschera di Frankenstein, Terence Fisher 1957), il cui successo gettò le basi della rinascita della Hammer e incoraggiò la produzione di Dracula. Per questo secondo film Fisher e i suoi collaboratori avevano però a disposizione più tempo e certamente avevano imparato molto dagli errori del primo, soprattutto a proposito della sceneggiatura. Condensando l'azione, Sangster si libera indirettamente della xenofobia che aveva trasformato il Dracula di Lugosi in un invasore proveniente da terre lontane. Qui Dracula appare invece in tutto simile a un aristocratico inglese, e la vicenda si svolge in una sorta di Inghilterra vittoriana dai toponimi tedeschi. Due elementi prelevati dal romanzo di Stoker ‒ il diario di Harker e il dittafono di Van Helsing ‒ vengono abilmente utilizzati in maniera funzionale al racconto, come strumenti che servono a esporre una teoria 'scientifica' secondo cui il vampirismo è un incrocio tra culto, malattia e dipendenza. Le invenzioni più scioccanti di Sangster ‒ tra cui lo stupro di Mina ‒ furono accettate dalla censura inglese grazie alle astute manovre del produttore Anthony Hinds; esse risultano comunque efficaci in quanto parte di una struttura ingegnosa, alla quale Fisher contribuì eliminando le scene iniziali del viaggio di Harker. Il film inizia infatti con una serie di effetti violenti: la trasformazione della giovane in una predatrice dai canini acuminati; l'improvviso primo piano di Dracula che diviene una bestia feroce con gli occhi iniettati di sangue; la trasformazione della Donna Vampiro in una orribile megera quando Harker la trafigge. Successivamente la violenza si esprime per ellissi, nelle scene in cui l'immobile presenza di Dracula preannuncia ciò che accadrà prima che l'immagine dissolva nel buio. Ma quando Dracula entra nella stanza di Mina e chiude la porta, improvvisamente la violenza ha luogo davanti ai nostri occhi. Il punto di massima tensione drammatica della sceneggiatura di Sangster ‒ in cui era previsto che Dracula venisse ucciso con un crocefisso ‒ migliorò grazie al contributo di Peter Cushing: l'attore suggerì che il suo Van Helsing balzasse sul tavolo e strappasse le tende per far entrare la luce del sole.
Una collaborazione di questo tipo era possibile perché la troupe, che aveva già realizzato un film di grande successo, era sostenuta dallo studio nel quale Fisher aveva fatto carriera, passando dal montaggio alla regia. Sangster aveva già collaborato con Fisher come assistente alla regia, così come lo scenografo Bernard Robinson; questa era anche la terza occasione in cui Fisher lavorava insieme a Jack Asher, la cui fotografia contribuì ampiamente alla bellezza e alla forza delle immagini. Nel periodo in cui aveva lavorato per la casa di produzione Rank, Fisher aveva fatto ampio ricorso ai movimenti di macchina; dopo il passaggio alla Hammer, nei primi tempi era stato invece costretto a limitarsi. In Dracula, nuovamente dotato dei mezzi adatti e del tempo sufficiente ad allestire una corretta illuminazione, utilizzò ampiamente carrelli e gru negli ampi spazi del castello di Dracula, mentre ritornò a una sintassi meno appariscente negli ambienti angusti occupati dai nemici del vampiro, in sintonia con la loro mentalità repressiva. Inoltre impiegò creativamente la profondità di campo: se questo procedimento è solitamente associato al nome di Orson Welles, per molti versi Dracula rappresenta il Citizen Kane di Fisher. Ma probabilmente il regista, che non avrebbe mai osato paragonarsi a Welles, pensava piuttosto al romanticismo di Frank Borzage, suo maestro dichiarato. Christopher Lee, del resto, ha sempre sostenuto di aver interpretato Dracula come se si trattasse di un eroe romantico. Dopo un altro film con Lee, Dracula Prince of Darkness (Dracula, principe delle tenebre, 1965), Fisher abbandonò il vampiro per dedicarsi a una serie di film sul barone Frankenstein, interpretati da Cushing. Dal 1958 in poi Dracula ha conosciuto molte imitazioni e una brillante parodia, The Fearless Vampire Killers (Per favore… non mordermi sul collo, 1967) di Roman Polanski.
Interpreti e personaggi: Peter Cushing (Dr. Van Helsing), Christopher Lee (conte Dracula), Michael Gough (Arthur Holmwood), Melissa Stribling (Mina Holmwood), Carol Marsh (Lucy), John Van Eyessen (Jonathan Harker), Valerie Gaunt (Donna Vampiro), Miles Malleson (impresario di pompe funebri), Olga Dickie (Gerda), Charles Lloyd Pack (Dr. Seward).
Terence Fisher, in "Midi-minuit fantastique", n. 1, mai-juin 1962.
D. Abonyi, Le cauchemar de Dracula, in "Écran", n. 17, juillet-août 1973.
R. Prédal, Terence Fisher, in Anthologie du cinéma, tome XI, Paris 1983.
W.W. Dixon, The Charm of Evil, Lanham (MD)-London 1991.
Hammer e dintorni, a cura di E. Martini, Bergamo 1996.
P. Hutchings, Terence Fisher, Manchester 2002.
Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 160-161, juillet-septembre 1975.