Dr. Mabuse, der Spieler
(Germania 1921, 1922, Il dottor Mabuse, prima parte Der Grosse Spieler, seconda parte Inferno, Ein Spiel von Menschen unserer Zeit, bianco e nero, 274m a 20 fps); regia: Fritz Lang; produzione: Erich Pommer per Uco-film der Decla-Bioscop; soggetto: dall'omonimo romanzo di Norbert Jacques; sceneggiatura: Thea von Harbou; fotografia: Carl Hoffmann; scenografia: Karl Stahl-Urach, Otto Hunte, Erich Kettelhut, Karl Vollbrecht; costumi: Vally Reinecke.
Prima parte. Presentazione del dottor Mabuse, grande criminale (e psicanalista): si può dire che egli spazi in tutti i campi del crimine, grazie alla sua abilità nei travestimenti, alla conoscenza delle tecniche dell'ipnosi e alla minuziosa organizzazione delle proprie gesta delittuose. Lo si vede mentre gioca con le fotografie dei suoi travestimenti preferiti, come fossero un mazzo di carte, ne sceglie una e la porge al suo aiutante, il cocainomane Spoerri, incaricato di truccarlo. Mabuse ha l'ossessione del Tempo. Non fa che guardare gli orologi, il minimo ritardo lo manda su tutte le furie. Specula in borsa, stampa denaro falso in un laboratorio segreto: ma la sua vera passione è il gioco. Con l'aiuto della sua amante, la ballerina Cara Carozza, ipnotizza il giovane e ricco Hull, inducendolo a giocare (e perdere) molte migliaia di marchi contro un certo Balling (Mabuse stesso travestito). Sui giocatori d'azzardo 'troppo fortunati' indaga il procuratore von Wenk; in una bisca, dove conosce la contessa Told, creatura annoiata in cerca di emozioni forti, l'uomo si trova a giocare proprio contro Mabuse (sempre travestito), che usa strani occhialetti cinesi, particolarmente adatti a ipnotizzare i soggetti più refrattari: ma von Wenk resiste. Hull viene ucciso, Cara arrestata. Mabuse, invitato in casa dei conti Told, si innamora della contessa. Ipnotizza il conte, costringendolo a barare al gioco, poi rapisce la contessa.
Seconda parte. Divenuto medico del conte, Mabuse lo induce al suicidio. Non fidandosi più di Cara, la spinge ad avvelenarsi in carcere. Poi insinua in von Wenk il sospetto che il misterioso dominatore delle altrui volontà possa essere un certo dottor Weltmann, che offre in teatro spettacoli d'ipnotismo. Il procuratore si reca a uno di questi spettacoli. Weltmann (che altri non è che Mabuse) lo coinvolge in un numero di ipnosi: tramite i poteri incantatori della parola "melior", gli ordina di uscire dal teatro e di andare a sfracellarsi con la macchina in un burrone, ma von Wenk ancora una volta si salva. La polizia circonda la casa di Mabuse, e scoppia una furiosa battaglia. Il dottor Mabuse raggiunge il suo covo segreto di falsario, ma vi rimane chiuso dentro: i fantasmi di coloro che ha fatto uccidere lo perseguitano e alla fine la polizia lo arresta, completamente impazzito.
Non a torto, Dr. Mabuse, der Spieler è stato anche definito come uno spaccato della Germania di Weimar. Era prevista una sequenza d'apertura, oggi scomparsa, con il montaggio di scene d'attualità riferite alla rivolta spartachista, all'assassinio di Rathenau, al putsch di Kapp e ad altri eventi del periodo. Seguiva una didascalia con la scritta "Chi c'è dietro tutto questo?", e poi un'altra con un'unica parola che ingrandiva sempre di più: "Ich", cui faceva seguito l'apparizione di Mabuse con le foto dei suoi travestimenti.
Nella creazione di questo personaggio, il gusto di Fritz Lang per la tipologia del crimine, per la potenza metafisica del male che governa nell'ombra le cose umane, si incontra con quello della sua sceneggiatrice (e seconda moglie) Thea von Harbou per il feuilleton romanzesco a forti tinte. Eroe negativo, grande criminale, Mabuse estende e mantiene la sua rete non solo incutendo terrore con tutti i classici mezzi violenti (rapine, assassini, attentati, ricatti ecc.), ma anche con il fascino magnetico della sua personalità (l'ipnosi). In questo, si ricollega in qualche modo ai maghi malvagi, a certe creature inquietanti ed esoteriche del cinema espressionista, come lo Scapinelli di Der Student von Prag (prima versione di Stellan Rye, 1913) o il Caligari di Das Cabinet des Dr. Caligari.
Si impone subito, dunque, il discorso sull'espressionismo nel cinema tedesco, e sulla posizione che Lang assume in proposito. In un contesto che non disdegna connotati realistici, e semmai fa tesoro di alcune soluzioni figurative alla Max Reinhardt (specie per quanto riguarda gli effetti di luce), qui il conte Told (famoso collezionista di opere d'arte) a un certo punto chiede a Mabuse cosa ne pensi dell'espressionismo, e Mabuse risponde "È un gioco… ma perché no? Oggi tutto è gioco": strana definizione, in verità, per un'attitudine stilistica che è andata sempre più caratterizzandosi come poetica dell'angoscia e dell'inquietudine. Ma forse Mabuse intende dire che per lui manipolare i destini, distorcere il corso di altre vite e rovinarle, come un perverso deus ex machina, è appunto un gioco. Nelle sequenze della bisca o del cabaret, lo spazio del gioco va a coincidere con lo spazio dello spettacolo, di cui i giocatori sono a un tempo spettatori, attori e vittime: come in tutti gli spettacoli che si rispettino, c'è un regista, ed è proprio l'onnipotente e onnipresente Proteo/Mabuse, dai mille volti e dai mille occhi, manipolatore occulto dei destini altrui. L'espressionismo è lo spazio di questo gioco tragico, ma il personaggio dovette evidentemente ossessionare Lang, se vi tornò una prima volta nel 1933 (Das Testament des Dr. Mabuse ‒ Il testamento del dottor Mabuse), prima di lasciare la Germania hitleriana, e poi nel 1960, nella produzione italo-franco-tedesca Die Tausend Augen des Dr. Mabuse (Il diabolico dottor Mabuse). Il personaggio di Mabuse ha inoltre dato vita negli anni Sessanta e Settanta a un fortunato filone apocrifo.
Interpreti e personaggi: Rudolf Klein-Rogge (Dr. Mabuse), Aud Egede Nissen (Cara Carozza), Gertrude Welcker (contessa Dusy Told), Alfred Abel (conte Told), Bernhard Goetzke (procuratore Norbert von Wenk), Paul Richter (Edgar Hull), Robert Forster-Larrinaga (Spoerri), Hans Adalbert Schlettow (Georg), Georg John (Pesch), Grete Berger (Fine), Julius Falkenstein (Karsten), Karl Huszar (Hawasch).
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