downshifter
s. m. e f. Chi cambia volontariamente lavoro e stile di vita, rinunciando a privilegi precedentemente acquisiti.
• Alla fine basta farsi due conti. Lavoro un tot al giorno e mi resta un altro tot per godermi ‒ che so ‒ la famiglia, i miei hobby, la natura… Eh no, non è così facile; dopo il lavoro ti rimane ben poco da dedicare ad altro e il calcolo diventa esistenziale. A quel punto, quando la lampadina della coscienza si è accesa, ti trovi davanti al proverbiale bivio. Da una parte: lavoro, carriera, soldi. Dall’altra: vita. Lo schema è semplicistico ma non si discosta tanto dalla realtà. Almeno secondo i downshifter: il solito inglese per indicare chi nella vita ha deciso di «scalare le marce». Di rallentare, fermarsi, aprire il finestrino, prendere una boccata d’aria, scendere e farsi una passeggiata. La metafora automobilistica è contenuta in quella parola: downshifting. (Ilario Lombardo, Avvenire, 14 marzo 2010, Agorà, p. 3) • Nel corso del seminario per i direttori delle risorse umane, Simone Perotti, il più noto «downshifter» italiano (quello che letteralmente «scala la marcia», lascia l’azienda e cambia vita), ha posto alla qualificata platea la seguente domanda: «Come pensate di trattenere nei prossimi anni i vostri migliori talenti?». (Paola Pica, Corriere della sera, 12 marzo 2011, p. 35, Tempi liberi) • La scelta di lasciare il proprio posto di lavoro sicuro una parola inglese non propriamente nota la traduce con downshifting che sta a significare scalata di marcia, cambio di rotta, virata di condizione sociale, talvolta passaggio da un ruolo apicale alla sparizione dalla piramide socio-lavorativa. Sempre e comunque si tratta di un salto nel vuoto, piccolo e grande, che si accompagna al brivido di qualsiasi lancio, anche se si può contare su un paracadute. I downshifters nel mondo sono trenta milioni, esempi celebri parlano di ministri in carriera, economisti pluridecorati che salutano e vanno via. (Antonella Gaeta, Repubblica, 11 febbraio 2017, Bari, p. XV).
- Espressione inglese composta dall’avv. down ‘giù, in basso’ e dal s. shifter ‘chi sposta, chi cambia’.
- Già attestato nella Stampa del 7 maggio 1997, p. 23, Società e Cultura (Mario Baudino).