dove (do')
1. L'uso di d. e della forma scorciata dov', di fronte a parole inizianti con e-, i- tonici (non è perciò da rifiutare la lettura dove è scritta, in Rime dubbie XII 13, per il probabile uso proclitico di è con funzione di ausiliare) è limitato nella Vita Nuova (tre volte dove, nessuna dov'), un poco più frequente nelle Rime (19 volte dove, 8 dov'), ancor più nel Convivio (119 dove, 19 dov') e nella Commedia (131 dove, di cui 57 nell'Inferno, 44 nel Purgatorio, 30 nel Paradiso; 37 dov', di cui 13 nell'Inferno, 15 nel Purgatorio e 9 nel Paradiso), nella quale dove e dov' formano, complessivamente, la voce 83a per frequenza. Nel Fiore occorrono 8 dove e tre dov'.
2. Nella Vita Nuova compaiono, una volta ciascuno, i tre tipi formali di d. più diffusi nelle opere di D.: là dove, XLI 11; colà dove, XXII 3; e dove, XIV 14. Nelle Rime il primo tipo ritorna 8 volte (3 con là dov'), il secondo 4 (3 con colà dov') e il terzo 13 (8 con dov'); una volta vi compare quivi dove. Nel Convivio il primo tipo ritorna 30 volte (4 con là dov'), il secondo 2 (sempre colà dov'), il terzo 83 (12 con dov'); vi sono, inoltre, 2 quivi dov' e 1 infino là dove. Nella Commedia il primo tipo ritorna 62 volte (12 là dov'), il secondo 9 (2 colà dov'), il terzo 63 (14 dov'); vi sono, inoltre, 3 quivi dove (1 quivi dov'), 1 insin là dove, 2 infin dove, 2 qua giù dove, 1 laggiù di sotto dove, 1 sù dove, 1 giù... dove (If XXXI 123); il primo tipo vi apre il verso 29 volte, il terzo 37 volte. Nel Fiore, là dove e colà dove occorrono 1 volta ciascuno, dove 9 volte.
3. Le occorrenze di d. quale avverbio interrogativo che introduce una proposizione interrogativa per lo più indiretta, non sono molte; cfr. Rime XCIII 5 Ma ben vorrei saper dove e in qual lato / ti richiamasti; CVI 65 non sa dove vada; Rime dubbie VII 16 dicendo: " Dove perderem costei ? ", e, in prosa, Cv III VIII 6, IV VII 9 Elli non sanno dove rovinano, traduzione di Prov. 4, 19 " nesciunt ubi corruant "; If XV 14; Pg XXII 97 Dimmi dov'è Terrenzio nostro antico; XXIV 10 Ma dimmi, se tu sai, dov'è Piccarda; If XI 78 o ver la mente dove altrove mira? (" verso qual altro luogo? "); XX 33, XXV 43 Cianfa dove fia rimaso? (vi si osservi la prolessi del soggetto, come in XI 78); XXVI 84; Pg II 132 com'om che va, né sa dove rïesca; III 76; VIII 122 dove si dimora / per tutta Europa (" in qual parte d'Europa ") ch'ei non sien palesi?; XXVIII 49 Tu mi fai rimembrar dove e qual era; Pd XIII 126 li quali andaro e non sapëan dove (per l'uso in rima, cfr. 8.); XXVI 54, XXIX 46 Or sai tu dove e quando questi amori / furon creati e come; Fiore XVII 14, II 3 non sapea dove trovar aiuto; XXXI 11; CLXXV 14 Non ha dove le carni sue ripogna. Soltanto in Cv IV XXIII 9 Là dove sia lo punto sommo di questo arco... è forte da sapere, e Pg IX 36 non sappiendo là dove si fosse, una proposizione interrogativa indiretta è introdotta da là dove (per la differenza tra d. e là dove, cfr. 7. e 7.1.).
4. Con funzione relativa (" in cui ") d. viene spesso dopo, anche se non immediatamente, un sostantivo quale:
4.1. ‛ loco ': Rime XCI 22 sanno il loco dove Amor lasciaro; Cv III XV 2 distingue lo loco dove ciò appare; IV XXVI 7; If II 101 venne al loco dov'i'era; IV 6 per conoscer lo loco dov'io fossi; XXI 24 mi trasse a sé del loco dov'io stava (così in Pg X 70); Pd XVI 41 nacqui nel loco / dove si truova pria l'ultimo sesto;
4.2. ‛ luogo ': Cv I I 4 difetto del luogo dove la persona è nata e nutrita; VIII 10, III II 19 questo è il luogo [" passo dell'opera "] dove dico che Amore mi ragiona de la mia donna; III 3 Le corpora... hanno amore a lo luogo dove la loro generazione è ordinata, e 6, IV VI 14, If XXXI 66; Fiore LXXXVIII 4 del luogo dov'io uso e dov'i' stoe, LXXXVII 11.
4.3. ‛ parte ': Rime CXVII 13 da quella parte dove Amore alberga; Cv I VIII 9, 10 porre la cosa in parte dove sia meno utile, e 14 non guardare ne la parte dove si va; II XV 2, III IV 11 la mia considerazione mi transportava in parte dove la fantasia veniva meno a lo 'ntelletto; IV Le dolci rime 143 quando tu sarai / in parte dove sia la donna nostra; I 8, VII 4 in quelle parti dove le spighe de la ragione non sono del tutto sorprese, e 7 a la parte dove dee non va; XVII 3; If VIII 80 venimmo in parte dove il nocchier... / gridò; XVIII 12, Pg I 123 per essere in parte / dove, ad orezza, poco si dirada; XXVII 129, Pd X 9 dritto a quella parte / dove l'un moto e l'altro si percuote (cfr. XXXI 120);
4.4. ‛ quello ' [" luogo ", " parte ", e anche " passo di un'opera "]: cfr. Cv IV XXIII 8 dice in quello dove tratta di Giovinezza e di Vecchiezza.
4.5. Inoltre d. è preceduto da sostantivi indicanti genericamente luogo, in senso sia concreto che figurato, quali: punto, If VI 114, Pd XIII 21; cerchia, -o, If VII 45, XVII 45, Pg XXII 33; giro, Pg XVII 83; terra, If V 97, Pg VII 98; marina, If V 98, Pg II 101; mondo, If XIII 54, Pg XXVI 132; campagna, Pg XXVIII 119; orto, If XXIX 129; foce, If XXVI 108; proda, If XII 102; monte, Pg XII 101; regno, Pg I 5; ospizio, Pg XX 24; fortezza, Fiore XXI 10; pregione, XXVII 6. ‛ Dove ' occorre anche dopo nome proprio di luogo, ad es. in If XV 114, XX 47 e 78, XXVIII 18 (cfr. 7.), Pg XXI 90.
5. Funzione genericamente relativa, ma non specificamente di luogo, d. ha in Vn XIV 14 tra le parole dove [" nelle quali " e " con le quali "] si manifesta la cagione di questo sonetto, si scrivono dubbiose parole, cioè quando dico che Amore uccide tutti li miei spiriti; Rime LXXXIII 14 leggiadria... / fa degno di manto / imperial colui dov'ella regna (" nel quale " e " sul quale regna "), perché è verace insegna / la quale dimostra u' la vertù dimora. Lo stato in luogo espresso da d. è figurato in If XXIV 134 ne la miseria dove tu mi vedi, e Fiore CLXXXIII 3 franchezza, / dove natura... / le mise; invece, ha valore di nesso relativo (" e a questo proposito ") in alcune locuzioni del Convivio quali ‛ dov(e) è da sapere che ' (III V 3, VI 7, IX 6, X 2, XV 6, IV III 6, XIV 3, XVII 2, XXIV 8); Dove s'intende che (III VIII 21); Dove si puote intendere che (III X 9); Dove sono da vedere tre cose (III XIII 3); Dove si vuole a memoria reducere (III XIII 10); Dove, a ciò mostrare, far mi conviene una questione (IV VII 6): in questi casi, l'uso di d. implica un riferimento al contenuto del dettato precedente, che D. ritiene di dover specificare, ed è in certo modo analogo a quello di d. in riferimento al contenuto generico di un'opera o in citazioni (cfr. Cv IV II 1 comincia la seconda parte nel cominciamento del secondo verso, dove dice...; XV 8 la testimonianza d'Ovidio nel primo del suo Metamorfoseos, dove tratta la mondiale costituzione; XXVII 17 Ovidio nel settimo Metamorfoseos, in quella favola dove scrive come Cefalo... venne ad Eaco; If XXVII 6 Vòlt'era in su la favola d'Isopo / lo mio pensier... /dov'el parlò de la rana e del topo); della vitalità di questo uso di d. fanno fede anche le rubriche della Commedia: cfr. If VII [Canto settimo, dove si dimostra…]; ma XI [Canto undecimo, nel quale tratta...]. L'intercambiabilità di d. con altre forme è chiara, ad es., in Cv IV XV 1 8 io... li giudico falsi e vani ... e ciò si fa quando si dice... E ciò dico quivi: ‛ E dicer voglio omai, sì com'io sento '.
6. D. non si riferisce specificamente a un sostantivo o a un contenuto espressivo determinato, ma a un verbo e, con il valore di " nel luogo in cui ", " in un luogo tale in cui ", introduce una proposizione relativa, ad es. in If XVIII 10 dove per guardia de le mura / più e più fossi cingon li castelli; XXX 147 fortuna t'accoglia / dove sien genti in simigliante piato; XXXIII 106; Pg V 111 tosto che sale dove 'l freddo il coglie; XV 50 s'appuntano i vostri disiri / dove per compagnia parte si scema; XVII 76 eravam dove più non saliva / la scala sù; XXVI 15; Pd VII 83 se non rïempie, dove colpa vòta; IX 49; XVIII 97 vidi scender altre luci dove / era il colmo de l'emme. A questo valore si unisce una sfumatura espressiva di contrasto, in Pd XI 71 dove Maria rimase giuso, / ella con Cristo pianse in su la croce.
6.1. Un valore di " nel caso in cui ", genericamente temporale, non si escluderà in If XXXI 55 dove l'argomento de la mente / s'aggiugne al mal volere e a la possa; Pd II 54 S'elli erra / l'oppinïon... d'i mortali / dove chiave di senso non diserra; XXX 122 dove Dio sanza mezzo governa, / la legge natural nulla rileva.
7. Il valore di ‛ là ', ‛ colà d. ' può ritenersi quello di una determinazione spaziale più esatta, meno indeterminata e generica di quello di d.; tra ‛ là ', ‛ colà ' + ‛ dove ' e il semplice d. non sembra che ci sia opposizione semantica (il significato di ‛ là ' o la funzione prolettica di ‛ là ', ‛ colà ', sono raramente avvertibili), bensì determinativa; anche per tal motivo, ‛ là ', ‛ colà d. ', di cui soltanto il primo tipo compare una volta a inizio di frase, non svolgono mai una generica funzione di nesso relativo, diversamente da d. (v. 5.). In senso attualizzante, specificante, s'intenderanno perciò le due occorrenze della Vita Nuova (XXII 3 molte donne s'adunaro colà dove [" proprio in quel luogo in cui ", con le connotazioni facilmente intuibili] questa Beatrice [anche il nome di Beatrice è attualizzato dal dimostrativo] piangea pietosamente; XLI 11 5 Quand'elli [il sospiro ch'esce del mio core] è giunto là dove disira, / vede una donna, che riceve onore, / e luce sì...: quel luogo tanto è determinato da non essere ripetibile altrove). Analogamente in Rime CVI 100 Qui si raddoppia l'onta, / se ben si guarda là dov'io addito, il luogo è quello e non altro, come in LXV 9 tornomi colà dov'io son vinto, in netta contraddizione con la vana affermazione del v. 7 Qui non voglio mai tornare; nello stesso sonetto, al v. 2, d. significa, invece, " dovunque ", " quando ": De gli occhi de la mia donna si move / un lume sì gentil, che dove appare / si veggion cose ch'uom non pò ritrare (si osservi anche l'assonanza move - dove, e si ricordi la lezione move di Eg e Laur in If II 72 vegno del loco ove tornar disio; / amor mi move [ma vulg. mosse], che mi fa parlare).
In Rime CII 24 sì ch'ella non mi meni col suo freddo / colà dov'io sarò di morte freddo, il luogo dell'impietramento assoluto è reso in modo tanto allusivo quanto inequivocabile, come, inversamente, in LXXXIII 22 Sono che per gittar via loro avere / credon potere / capere là dove li boni stanno, il luogo cui ambiscono uomini speciosamente generosi. Ma se in Rime LVII 5 il luogo in cui Amore tragge tutta bontate / a sé è indicato da là dov'ei fa dimoranza, / ed ha in compagnia molta beltate, in If III 95 il luogo dove potere e volere coincidono è alluso e, insieme, esaltato da vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole (così in V 23; VII 11 vuolsi ne l'alto, là dove Michele / fé la vendetta del superbo strupo). In questa funzione attualizzante può scorgersi una certa tendenza all'enfasi affettiva, una partecipazione retorica al dettato, come in If XXXIII 80 Ahi Pisa, vituperio de le genti / del bel paese là dove 'l sì suona, XXX 73 Ivi è Romena, là dov'io falsai, o un dolente e disilluso rammarico (Pg V 76 li profondi fóri / ... fatti mi fuoro in grembo a li Antenori, / la dov'io più sicuro esser credea), o un moto di condanna (If XXVIII 16 a Ceperan, là dove fu bugiardo / ciascun Pugliese; nel seguito della terzina l'enfasi allusiva è anticipata: e là da Tagliacozzo, / dove sanz'arme vinse il vecchio Alardo).
In maniera più concreta, in Pg II 8 e Pd XXIII 117, là dov'i'era indica l'esatta posizione di D.; ma non manca il drammatico senso del vuoto, in If XVIII 73 Quando noi fummo là dov'el vaneggia / di sotto per dar passo a li sferzati, / lo duca disse: " Attienti "; ed è probabile una connotazione di stupore, in Pg XXV 21 Come si può far magro / là dove [" in un luogo come quello, ove "] l'uopo di nodrir non tocca?
7.1. Anche nel Convivio l'uso di ‛ colà d. ' e di ‛ là d. ' il cui valore non è soltanto locale (" soprattutto dove ") ma anche temporale (" specialmente quando ") e, a volte, locale e temporale insieme, è collegato spesso con contesti densi di richiami, anticipazioni, specificazioni, e in genere di enfasi e insistenza espressiva. Cfr. III XV 14 a fuggire questo, si guardi in costei, cioè colà dov'ella è essemplo d'umiltà; cioè in quella parte di sé che morale filosofia si chiama; I VII 13 contra loro volere [delle canzoni]... sarebbe essere esposta la loro sentenza colà dov'elle [" proprio a gente d'altra lingua, sì come a Tedeschi e Inghilesi, tra le quali "] non la potessero con la loro bellezza portare; III X 4 e 5; I IX 6 [i tesori] che sono a mano de l'avaro sono in più basso loco che non è la terra là dove lo tesoro è nascosto; I XIII 12 sarà... sole nuovo, lo quale surgerà là dove l'usato tramonterà, e darà lume a coloro che sono in tenebre e in oscuritade; II II 3, III IV 4 [il nostro parlare] seguire lui [il pensiero] non puote a pieno, massimamente là dove lo pensiero nasce da amore, perché quivi l'anima profondamente più che altrove s'ingegna.
Anche la felicità eterna è suggerita più che indicata, ma insieme celebrata dall'allusivo ‛ là d. ', in Cv II VIII 16 e io così credo, così affermo e così certo sono ad altra vita migliore dopo questa passare, là dove quella gloriosa donna vive de la quale fu l'anima mia innamorata.
L'uso di ‛ là d. ' si collega con la tecnica della variatio non soltanto formale ma di livelli stilistici in II XV 3-10 Ove si vuole [" deve "] sapere che questa donna è la Filosofia... E là dove dice... li occhi di questa donna sono le sue demonstrazioni... Ove si dice... qui si vuole intendere... Poi dove dice... non vuole altro dire... E là dove dice... s'intende l'anime libere... Poi... dove dice... s'intende uno pensiero. In IV XXV 7 la gradazione delle situazioni e la loro specificità si accompagna a un diverso uso di forme: le vergini e... le buone donne e... li adolescenti... tanto sono pudici, che non solamente là dove richesti o tentati sono di fallare [atto esterno, specifico del fallare], ma dove pure [" soltanto "] alcuna imaginazione di venereo compimento avere si puote [immaginazione interna, approssimativa ed eventuale], tutti si dipingono ne la faccia di palido o di rosso colore. Nel Fiore, là dov' (" qualora ") in CLVII 3, e colà dove (" dovunque ") in LXXII 10.
8. Come sostantivo (" ubicazione "; " luogo proprio ", più che semplicemente " luogo "; " collocazione " di qualcuno o qualcosa rispetto ad altro), d. è usato 4 volte, sempre in rima, nel solo Paradiso: III 88 Chiaro mi fu allor come ogne dove / in cielo è paradiso; XII 30 del cor... / si mosse voce, che l'ago a la stella / parer mi fece in volgermi al suo dove; XXII 147 mi fu chiaro / il varïar che fanno di lor dove; XXVII 109 questo cielo non ha altro dove / che la mente divina.
9. L'unica attestazione dantesca di do' è in Rime CI 36 mi torrei dormire in petra / tutto il mio tempo e gir pascendo l'erba, / sol per veder do' suoi panni fanno ombra [" dove ", " il luogo in cui "]. Le tracce di do' che pur affiorano nelle tradizioni Eg, Ham, Rb, e Urb di Pd XV 51, non autorizzano ad anteporre alla lezione vulgata du' (v.) questa forma, diffusa particolarmente nell'Emilia e nelle Marche sin dai documenti antichi, attestata in Iacopone da Todi e, sia pure in misura minore di du' ma con probabilità ben maggiore di essere stata presente a D., da Guittone d'Arezzo (ad es., in Comune perta 55 " ché, do' n'move lui pregio o onta, / le più fiate desmonta / a valere... / bealtà d'omo, lignaggio e riccore ", a meno che, con Contini, Poeti I 234, si corregga do n' in don[de]).
Per la nozione dottrinale di d. come categoria temporale, v. UBI. V. anche U'.
Bibl. - Per una documentazione della storia degli avverbi relativi di luogo in italiano, cfr. A. Lichtenhahn, La storia di ove, dove, donde, di dove, da dove (Romanica Helvetica, 38), Berna 1951.