dottrina
Ricorre nella Commedia (due volte in rima su sette), nel Convivio e altresì nel Fiore (dove ambedue le occorrenze sono in rima, come quasi sempre negli scritti coevi); il corrispondente latino è nella Monarchia e nel De vulgari Eloquentia.
I significati che assume in D. rientrano nell'uso normale della lingua antica, con più accentuata frequenza per quello originario di " insegnamento ", sia come atto dell'insegnare che come nozione insegnata, o precetto o consiglio.
Tipicamente medievale è l'ammaestramento che si può dare attraverso il velo dell'allegoria, la dottrina che s'asconde / sotto 'l velame de li versi strani di If IX 62. Ed è lo stesso ammaestramento che all'inizio del Convivio (I II 14 e 15) D. si propone di offrire ai suoi lettori, dichiarando il senso riposto, e quindi vero, di quattordici sue canzoni: grandissima utilitade ne segue altrui per via di dottrina... movemi desiderio di dottrina dare. In vista di sì encomiabile fine egli reputa non sconveniente perfino il parlare di sé stesso; e trova un precedente in s. Agostino, il quale a parlare di sé... ne diede essemplo e dottrina (II 14), dove i due termini sono in dittologia sinonimica (come più tardi in A. Pandolfini Trattato [ediz. 1818, p. 8]: " accostatevi co' migliori, pigliate da loro esemplo e dottrina "); e non mancano riscontri di d. nel senso appunto di " esempio ", indicazione che ci viene dall'esperienza altrui (Guido Orlandi al Cavalcanti, S'avessi detto 16 " prendine dottrina / dal publican che dolse i suo' dolori ").
Significa " insegnamento " in generale la d. di Cv IV XV 13 (la rifiutano i presuntuosi, credendo di sapere tutto), XVII 12 (in essa si dee avere rispetto a la facultà del discente), XXVI 10 (la si riceve dai genitori, oltre all'esistenza e al nutrimento). Così anche nella Commedia: sempre desideroso di apprendere, D. ricorre a la dottrina / di colui ch'abbelliva di Maria, cioè di s. Bernardo (Pd XXXII 106); quella che si riceve in cielo è l'unica che sia immune da difetti, mentre quantunque s'acquista / giù per dottrina (XXIV 80) è qualche volta passibile di sofismi; la dottrina della tanto discussa scuola, già seguita da D., non mette certamente in grado di penetrare la parola divina (Pg XXXIII 86; per la compresenza dei due termini si può ricordare Iacopone Senno me par 15-16 " Chi vole entrare en questa scola / trovarà dottrina nova "). Allo stesso modo un pur grande filosofo, Averroè, per sua dottrina fé disgiunto / da l'anima il possibile intelletto (Pg XXV 64): passo variamente reso dai commentatori, ma che non può intendersi se non pensando al valore strumentale di per, all'ellissi dell'articolo dinanzi al possessivo e al costrutto di ‛ fare ' col participio passato (come in If X 15 che l'anima col corpo morta fanno). L'esatta traduzione sarà quindi: attraverso il suo insegnamento sostenne che dall'anima, ecc.
È presente anche in D. il senso, antichissimo e moderno, di d. come " complesso organico di verità, norme, principi ": anzitutto la dottrina veracissima di Cristo (Cv II VIII 14), che egli lasciò agli uomini perché in questa Divina Scienza trovassero la pace dello spirito (XIV 19), e che da sola, sopra tutte altre ragioni, ci assicura delle verità più alte, come quella dell'immortalità dell'anima (VIII 15). Ed è appunto la stessa evangelica dottrina (Pd XXIV 144) che sigilla più volte nella mente di D. la certezza del dogma dell'unità e insieme trinità di Dio. Ma d. è anche la scienza in generale (i peripatetici tengono oggi lo reggimento del mondo in dottrina [cioè in filosofia] per tutte parti, Cv IV VI 16) o una branca di essa: l'etica (la morale dottrina, III XV 12), quella non specificata, relativa alla conoscenza delle virtù delle erbe (che sta sotto la medicina o vero sotto più nobile dottrina, IV IX 13), quella delle categorie aristoteliche (doctrina Praedicamentorum, Mn III XIV 9), ecc. Allo stesso ordine appartiene la d. di cui D. si proclama l'iniziatore, la vulgaris eloquentiae doctrina (VE I I 1 e 2, XIX 3, II IV 3), nonché la sua sottospecie, sull'uso della rima (rithimorum doctrina, II XIII 11). In II X 2 con doctrinae sono indicate le opere didascaliche del volgare d'oil.
In quanto posseduta dall'uomo, la d. s'identifica con il suo sapere, con il suo arricchimento intellettuale; che D. giudica, più che necessario, essenziale alla natura umana, tanto da ripetere, modificandola ai suoi fini, l'affermazione biblica che chi gitta via la sapienza e la dottrina, è infelice (Cv III XV 5; cfr. Sap. 3, 11 " Sapientiam enim et disciplinam qui abicit infelix est "), e da considerare simili ad animali i pusillanimi che, oltre al desiderio, hanno perduto anche la speranza di apprendere: Costoro sempre come bestie in grossezza vivono, d'ogni dottrina disperati (Cv IV XV 14). Viceversa nelle sue espressioni più nobili questo patrimonio dell'intelletto può essere cosa divina e di alta efficacia: la dottrina di s. Domenico è la sua dote precipua e qualificante, e insieme un'arma sicura, come il volere e l'officio appostolico, per liberare la cristianità dalla mala pianta dell'eresia (Pd XII 97).
Nel Fiore, data anche la natura dell'opera, il termine ha una coloritura furbesca e ironica. Cortesia e Larghezza offrono ricchi doni alla Vecchia per corromperla, e costei si guarda bene dal rifiutare, anzi si profonde in ringraziamenti e riverenze, in quanto sapea ben la dottrina, / ché molte volte avea studiato l'arte (CXXXVII 12): conosceva alla perfezione, anche per la pratica acquisita, la scienza di saper chiudere un occhio al momento opportuno, per il proprio tornaconto. Ma la Vecchia possiede un altro tipo di d., un'ars amandi tutta particolare che sente il dovere di spiegare a Bellaccoglienza, anche per vendicarsi degli uomini che l'hanno maltrattata: Non ne poss'altrementi far vengianza / se non per insegnarti mia dottrina (CLII 2). Secondo questa d., o " teoria ", bisogna approfittare delle grazie della gioventù per arricchirsi a spese degli innamorati e non averne pietà, anche se per questo si riducono in miseria.