DOSITEO (Δοσίϑεος, Dosithĕus)
Grammatico, certamente greco e del sec. IV, forse cristiano; tradusse dalla sua lingua per l'apprendimento del latino un testo grammaticale sostanzialmente basato su Cominiano, che fiorì intorno al 300, e quindi molto vicino ai luoghi cominianei di Carisio e all'anonimo Bobbiense, parzialmente anche a Diomede: ai quali, presi insieme, poco aggiunge di nuovo; considerati invece ad uno ad uno offre materia svariata d'integrazione e di controllo, a ricostruire particolarmente il testo spesso sfigurato di Cominiano.
Se si astrae da qualche disordine a cui l'Ars di D. è andata incontro, la sua linea non differisce dalla comune delle grammatiche scolastiche romane. Puramente scolastico ne è il tono; ed è bilingue, non già a rilevare i caratteri d'una lingua con l'altra, conforme a una tradizione dotta lungamente invalsa tra i Romani, ma a fini pratici d'insegnamento.
Destinati del pari alla scuola e bilingui sono altri materiali trasmessici in continuazione a D. e a lui medesimo attribuiti dal Cuiacio fino agli ultimi tempi: ad accettar la quale paternità fa decisamente ostacolo, essendo già meglio determinata l'età di D., la datazione dell'anno 207 d. C., che l'autore ci dà per la sua versione delle Genealogie del cosiddetto Igino. Questi Hermeneumata Pseudodositheana, come si chiamano, in 12 libri, sono importanti non solo per la storia della scuola antica, dove riapparisce ad esempio l'insegnamento del diritto, di che da Cicerone e Petronio in poi non si ha più memoria, ma per il latino dei glossarî, di cui constano, e delle conversazioni bilingui, e per la materia stessa dei brani prescelti a lettura dei giovani, che sono, fra l'altro, favole di Esopo, un trattato De manumissionibus, genealogie d'Igino, narrazione della guerra di Troia, sentenze, responsa sapientum, precetti. Dove sia nata questa raccolta non è possibile dire; rivela, comunque, chiaro l'influsso greco e ha relazioni con l'Oriente, onde si pensò per la paternità a Giulio Polluce (fine del sec. II d. C.), o a Panfilo di Alessandria (sec. I d. C.): la data del 207 non è detto che debba essere di tutta la raccolta, la quale può anche essersi formata a poco a poco.
Codici ed edizioni: Codice fondamentale il Sangallense 902, sec. X., donde l'edizione di E. Bocking, Bonn 1832, e la parziale di F. Oehler, in Rheinisches Museum, XVII (1862), p. 55 segg., e ancora la prima di H. Keil, Jena 1871. Sul Sangallense e il Monacense 601, secoli IX-X, è costruita l'altra edizione del Keil, Grammatici latini, VII, Lipsia 1880, p. 363 segg. L'Harleiano 5642, secoli IX-X, ritrovato dal Krumbacher, è aggiunto da J. Tolkiehn nell'edizione di Lipsia 1913. Lo Pseudodositeo ha il suo codice più completo nel Vossiano 27, sec. X. Fu variamente conosciuto e stampato a seconda delle sue parti, di che informa il Goetz nel proemio al vol. III (p. xv1) dei Glossarii, dove sono riedite le glosse.
Bibl.: H. Omont, in Bibliothèque de l'École des chartes, LIX (1898), p. 665 segg.; J. David, Commentationes philologicae Jenenses (1894), p. 199 segg.; E. Maass, Tagesgötter, Berlino 1902, pp. 131, 251.